Francia: tutta la barra a destra!
Oltre ad una ridisegnazione delle circoscrizioni, queste elezioni hanno presentato la novità di essere paritarie: ciascun collegio elettorale doveva infatti presentare un candidato uomo e una donna, così come i loro sostituti. I consigli di dipartimento – entità amministrative in cui è suddivisa la Francia corrispondenti circa alle nostre province – hanno come compito principale la gestione di assistenza sociale, sanità, scuole, trasporti (scolastici e pubblici) e manutenzione della rete viaria dipartimentale.
Per la popolazione, una delle maggiori difficoltà nel cogliere la posta in gioco in queste elezioni è l’assenza di una definizione precisa dei compiti attribuiti a questi consigli rispetto a quelli attribuiti alle regioni (per le quali si terranno le elezioni a dicembre); inoltre, meno di un anno fa il governo aveva prospettato l’abolizione dei dipartimenti. Di fronte a tale situazione, è evidente che la sfida di questa consultazione si è trasferita sul piano nazionale più che su quello dei singoli dipartimenti; tanto più che, a livello di questi ultimi, i margini di manovra finanziari non consentono cambiamenti radicali di politica. Si tratta quindi di un voto punitivo verso la politica del governo e il partito socialista.
I risultati Senza alcun dubbio, la coalizione di centrodestra (UMP-UDI-Modem) è uscita vincente in queste elezioni, conquistando 65 dipartimenti e strappandone alcuni al presidio della sinistra da diversi anni – come, simbolicamente, quello del presidente della Repubblica e del primo ministro. La sinistra è crollata, mantenendo la maggioranza solo in 34 dipartimenti. Il Front National non ne ha conquistato nessuno, ma è significativamente presente in numerosi territori: in effetti, considerando il numero di voti, il centrodestra ha ottenuto il 27,77 per cento, il Front National il 22,36 – pur non avendo la maggioranza in nessun dipartimento -, e il centrosinistra ha sigillato la sua sconfitta con il 15,93 per cento dei suffragi. Ma bisogna anche aggiungere che il 50 per cento dei francesi si è astenuto.
Una sfida sul filo del rasoio Giovedì prossimo si terrà l'elezione dei presidenti del consigli dipartimentali, e il Front National, diventato secondo partito di Francia, sarà l'ago della bilancia. Nicolas Sarkozy ha dimostrato, con la vittoria della sua colazione, l'unità tra le sue diverse componenti; componenti che vanno da quelle che vedranno di buon occhio, in alcuni casi, l'alleanza con il Front National (posizione non condivisa da Sarkozy), a quelle come il Modem (centro) le cui posizioni sulle questioni sociali le avvicinano ai socialisti moderati (spesso cristiani di sinistra). Quest'unità resisterà nel concreto di fronte alle decisioni politiche da prendere? Quel che è certo è che la sconfitta della sinistra è dovuta alle sue divisioni: divisioni all'interno del partito socialista, con il partito comunista e i verdi, tanto che in alcuni dipartimenti si sono presentate due liste di sinistra a fronte di una sola di destra e al Front National.
E il futuro?A fronte di una sinistra allo sbaraglio, i diversi partiti e in particolare i movimenti politici di Marine Le Pen (Front National et unione Bleu Marine) preparano le elezioni regionali di dicembre 2015 lavorando il più possibile sul terreno. Anche Nicolas Sarkozy prepara le elezioni legislative e presidenziali del 2017 annunciando l’elaborazione di «un progetto repubblicano di alternanza, un progetto forte e profondamente nuovo». La sinistra, dal canto suo, mira a raccogliere le forze disperse dopo la disfatta delle elezioni comunali, europee ed ora dipartimentali. Senza illusioni se, per dirla con il primo ministro Emmanuel Valls, siamo di fronte ad uno «sconvolgimento duraturo del nostro scenario politico, di cui ciascuno dovrà trarre le conseguenze».
In un oceano mondiale molto agitato, a quanto pare, la Francia vuole cambiare rotta.