Francesco Totti, i 38 anni di una “bandiera”
Immaginate di addentrarvi nella coinvolgente cornice di uno stadio immenso, l’Olimpico di Roma, assiepato in ogni ordine di posti e impreziosito da un tumulto di bandiere giallorosse; quindi l’esordio di una potente voce all’altoparlante che comunica le formazioni in procinto di scendere in campo. Dopo una serie di nomi, cui il pubblico risponde citando i rispettivi cognomi, e qualche secondo di silenzio, ascoltate: «…con il numero 10, il nostro simbolo, il nostro grande capitano, er bimbo de oro, l’ottavo re di Roma, Fraaaancescoooooo…!!!». A questo punto provate a scandire a squarciagola, insieme ai 72 mila della focosa “tana” della AS Roma, uno dei cognomi più importanti nella storia del calcio italiano: T-O-T-T-I!!
È sull’ormai leggendario invito del collega Carlo Zampa, inconfondibile voce della telecronaca di parte giallorossa, che vorremmo dare il LA alla redazione di un meritato tributo nei confronti di Francesco Totti da Appio Latino, quartiere a 2 chilometri dal Colosseo nei pressi di Porta Metronia, uno dei “figli di via Vetulonia”, come tanti bimbi che sognano la coppa del mondo prendendo a calci un pallone. Storico capitano della squadra capitolina e patrimonio di tutto il calcio italiano, Totti esordisce in Serie A il 28 Marzo del 1993: agli sgoccioli di un Roma-Brescia 2-0, un grande tecnico giramondo, Vujadin Boskov, decide di buttare nella mischia quel sedicenne accanto al regista della squadra, “il principe” Giuseppe Giannini, idolo di una vita dell’ancora adolescente “bimbo de oro”. L’anno successivo, il sanguigno e trasteverino Carletto Mazzone se ne fa mentore: il ragazzino ha un talento straordinario e la passione degli innamorati, si farà e “sor Carletto” lo sa. Centellinandone l’utilizzo ed educandone l’ardore, Mazzone risulterà il tecnico decisivo per la consacrazione di quello che, almeno per il calcio, diverrà “l’ottavo re di Roma”.
«Sono romano e romanista da sempre, calcisticamente sono cresciuto nella Roma e morirò nella Roma»: 21 anni di battaglie da professionista in maglia giallorossa, 460 presenze e 179 gol sono lì a confermare le sue promesse d’amore. Non occorre essere accaniti calciofili per sapere che, se nel calcio odierno il rapporto tra un giocatore e la sua squadra non si protrae solitamente più per di qualche anno, la parabola di Totti è un’emblematica storia d’amore per i colori di una città. 21 anni scanditi da colpi che sono diventati entusiastico totem degli appassionati, tra i quali il celebre “cucchiaio”, che ha dato il titolo ad un celebre libro su di lui intitolato “Mo je faccio er cucchiaio”: parliamo di una dolce palombella riservata a piedi fini, capace di scavalcare beffardamente i portieri. Il primo, poco più che ventenne, Francesco lo servì ad un certo Buffon; il più celebre, “il pupone” lo espose in un’indimenticabile semifinale degli europei 2000, in un rigore contro l’Olanda, al culmine della tensione respirata in mondovisione. Un gesto tecnico per coronarie forti, come lo stesso cucchiaio da 20 metri, stavolta in movimento al termine di una meravigliosa progressione palla al piede, riservato ad ottobre del 2005 al portierone nerazzurro Julio Cesar, il cui presidente Moratti esclamò a fine gara: «Totti è il più forte di tutti».
Cuore generoso e caldo, carattere schivo e riservato, il Capitano non ha mai tradito la sua fede calcistica, rinunciando a ponti d’oro più di una volta. Modello sempre esemplare? Neanche per sogno. Per dovere di cronaca, è bene rammentare come il capitano abbia mostrato limiti che spesso demarcano il confine tra il grande giocatore ed il campione: per citarne solo due, un inqualificabile sputo in mondovisione ai Mondiali 2002 al provocatore mediano danese Poulsen, ed un indecente calcione gratuito all’irriverente Mario Balotelli in finale di Coppa Italia a maggio 2010. Macchie di una carriera leggendaria, in special modo se si pensa all’investitura di ambasciatore Unicef di cui Francesco è stato insignito nel 2003. Ma nel calcio, come nella vita, è impossibile non cadere: il grande capitano si è scusato e rialzato, più forte anche di una scomposta frattura del perone con interessamento di tutti i legamenti della caviglia che, a febbraio 2006, avrebbe probabilmente messo al tappeto chiunque. Ma Totti, «uno dei più grandi artisti del calcio moderno», per dirla con le parole di sua maestà Pelè, ha come prima e più di prima voglia di correre dietro a quel pallone con il quale sogna un’intera città: proprio il 30 settembre, segnando proprio con un “cucchiaio” in casa del grande Manchester City per il girone eliminatorio di Champions League, ha frantumato il record di Ryan Giggs quale marcatore più “anziano” della storia della competizione. Ave capitano, Roma ti saluta… e sogna adesso di tornare a scrivere la storia del calcio in Europa.