Francesco a San Vittore

«Voi per me siete fratelli. Io non ho il coraggio di dire a chi è in carcere che se lo merita». I gesti e il senso dell’incontro del papa nel carcere milanese  
ANSA/L'OSSERVATORE ROMANO

Il momento più intenso e atteso della visita del papa alla diocesi di Milano – la più grande d’Europa con oltre 1100 parrocchie – è forse quello al carcere di San Vittore. Il papa per poco più di due ore ha incontrato detenuti, personale penitenziario e  volontari. E’ la prima volta che un Papa varca il portone del carcere milanese.

Già dalle otto del mattino mi ritrovo lì fuori per poter seguire l’evento come giornalista. Milano col sole è davvero stupenda; il meteo dava pioggia….ma i miracoli esistono!

I poliziotti in borghese presidiano l’intera zona. Si avverte nell’aria un po’ di ansia che si mescola con la gioia, ma è tutto normale: dopo tutto, Francesco viene anche per loro!

Scambio qualche chiacchiera con un agente della polizia penitenziaria: “siamo davvero emozionati, il papa viene anche per noi. E’ una gioia indescrivibile. Per un giorno, siamo tutti uguali qui nel carcere, tutti una famiglia”.

Gloria Manzelli, direttrice del carcere dal 2004, ha curato tutti i particolari alla perfezione affinché il papa possa sentirti a casa. Al suo fianco il cappellano don Marco Recalcati e il provveditore Luigi Pagano, ex direttore di San Vittore. Quest’ultimo, napoletano di origine, lo conoscono bene tutti: è entrato nella storia perché è stato uno dei primi a sostenere l’importante contributo delle aziende o delle cooperative esterne per lavorare insieme ai detenuti, dando a questi ultimi una reale possibilità di apprendere una professionalità e di rimettersi in gioco nella società. Con lui il carcere ha cambiato volto: da luogo di detenzione a possibilità di reinserimento nella società.

Alle ore 12 in punto è arrivato il papa. Sceso dalla papamobile, ha subito rivolto lo sguardo e il suo sorriso a tutti i presenti in piazza Filangieri. L’emozione fra i giornalisti c’è, forse perché sappiamo che stiamo scrivendo un pezzo di storia.

Francesco varca la soglia del carcere. Si chiude il portone.Ed è in questo momento che inizia la vera attesa, con una serie di domande che non liberano la mente: cosa starà facendo? Chi sta incontrando? Che doni ha ricevuto? E soprattutto: che emozioni stanno vivendo i detenuti?

Dopo circa un’ora ecco uscire alcuni volontari che vengono da noi per raccontarci qualcosa.

«È stato emozionantissimo – ci racconta suor Teresa D’Amore -. Sono volontaria al clinico e lì il papa è passato da ciascun carcerato e ha stretto la mano. Un incontro personale che davvero non mi aspettavo. I detenuti lo hanno aspettato con un’emozione da bimbi. Qualcuno accanto a me mi diceva di essere ateo, agnostico, non credente, ma questo è il papa dei poveri, dei disgraziati, il loro papa”.

E ancora Lucia Schillaci, speaker di Radio Inblu, la radio della Conferenza episcopale italiana: «Noi stamane abbiamo creato l’attesa del papa con quella che hanno chiamato ‘radio carcere’, una radio che si sentiva solo all’interno di San Vittore. Abbiamo cercato di raccontare ai detenuti cosa stava succedendo fuori dal carcere. Loro sicuramente erano molto emozionati e attenti. E’ stato un bellissimo momento. Poi è arrivato il papa e c’è stata un’esplosione di gioia. In particolare c’è stato un momento molto toccante di due detenuti (un ragazzo e una ragazza) che hanno letto – facendo una sorta di sunto nella preparazione all’evento nei mesi scorsi – due lettere molto toccanti e intense, parlando del perdono, del sentirsi peccatori e la richiesta di essere accolti dalla società. È stato bello l’abbraccio del papa».

E infine Teresa Michiara dell’associazione Sesta Opera san Fedele, una delle prime volontarie a incontrare il Papa: “È stato bellissimo. Ha salutato tutti, ma si vedeva che per lui la cosa importante erano i detenuti. Francesco ha desiderato essere vicino a loro e gli ha raccontato quando tempo fa un detenuto gli disse che si sentiva disprezzato con le manette e che qualcuno lo aveva anche sputato. Il papa ha quindi parlato di Gesù che ha subìto le stesse cose».

Fra le tante volontarie era presente la più anziana, 92 anni, sulla sedia a rotelle. Il papa si è avvicinato per salutarla e le ha chiesto che cosa mangiasse per stare così in forma. E lei: “due messe al giorno”.

E queste sono state le parole di Francesco alle oltre 860 persone presenti: «voi per me siete fratelli. Io non ho il coraggio di dire a chi è in carcere che se lo merita. È al di fuori del mio pensiero. Pregate per me e io per voi».

 

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons