Francesco conquista la Thailandia con l’umiltà
Nessuno avrebbe potuto immaginare una giornata del genere: il papa in mezzo al “suo” popolo thailandese, ma anche in mezzo all’umanità intera, perché le sue parole s’indirizzano a tutti. Lo si poteva leggere negli occhi della gente, già “fuori di sé” dalla gioia, cosa che non succede loro molto frequentemente, peraltro, perché il controllo di sé è una delle massime virtù buddhiste.
La forza del papa? Presentarsi come un uomo disarmato, umile, traballante quasi, con la sola forza dell’amore. È l’unica forza che distrugge la prepotenza del mondo: è questo il messaggio di papa Francesco.
L’incontro col primo ministro, il gen. Prayuth Chan-o-cha, è stato contrassegnato da una grande affabilità e dall’ammirazione da parte del militare per il santo padre. Nelle sue parole ha riconosciuto il ruolo della Chiesa Cattolica nella tutela dei minori, delle donne e dei poveri. Parole importanti, che sanciscono il ruolo indiscusso della Chiesa nel costruire una società thailandese più equa e solidale.
Poi il secondo incontro, al Wat Ratchbophit Sathit Maha Simaram, sede del grande patriarca supremo del buddhismo thailandese, Somdej Phra Maha Muneewong, il ventesimo: un tempio costruito nel 1869 che ancor oggi racchiude un’atmosfera particolare. Qui Giovanni Paolo II aveva incontrato il diciottesimo patriarca, Somdeji Phra Ariyawongsagatanana, il 10 maggio 1984. È risultato un incontro apparentemente formale, e tale si voleva che fosse per non scatenare le invidie di alcune frange estremiste buddhiste (ma non solo…). In realtà i monaci sono profondamente onorati d’incontrare papa Bergoglio. La foto di gruppo con i 35 monaci più importanti e rappresentativi del Paese lo sta a dimostrare.
Ebbe a dirmi l’abate di un tempio buddhista, Wat Thakam, non molto tempo fa: «Se dovessi scegliere un esempio per la mia vita al di fuori del buddhismo, scegliere papa Francesco». Me lo diceva tenendo in mano una grande foto di Bergoglio: «Lui sceglie di viaggiare in una piccola auto: questo mi colpisce tanto». Papa Francesco, in un periodo di scandali che hanno investito la gerarchia buddhista, è un vero esempio per loro.
La visita allo staff dell’ospedale San Luis è stato pure un incontro con le realtà caritative della Chiesa cattolica, come ha detto il direttore della struttura, Tanin Intrgumtornchai, a nome anche degli altri ospedali cattolici della Thailandia. Non poteva mancare il caloroso e commovente incontro con i malati, alcuni con 900 chilometri alle spalle per essere presenti, come padre Ud, arrivato da Tharè in carrozzina con un magnifico disegno raffigurante il papa, interamente ideato e realizzato da lui per l’occasione.
Al popolo thai che questa visita ha portato speranza in un futuro migliore per il popolo tutto e per i vicini. Un messaggio chiaro: la concordia, l’armonia, il rispetto e la cura dei più deboli sono indispensabili per una vita sociale degna. Temi e questioni su cui i governi thai e delle nazioni limitrofe già lavorano, seguendo in qualche modo proprio l’esempio della Chiesa cattolica, che è stata pioniera nel proteggere i diritti e la dignità dei più deboli. E tutto ciò non accettando la forza delle armi, degli investimenti sregolati che producono un popolo di scartati e una violenza sulla natura inaudita, ma vincendo con il sorriso e la forza di un gesto d’amore verso chi soffre di più. Così il papa ha voluto dedicare molto tempo a baciare i bambini, a salutare le suore, ad accarezzare gli anziani.
Qui in Thailandia la visita si è svolta nel ricordo del defunto re Bhumidol Adulyadej. Il popolo thailandese ha perso un padre, Rama IX, poco più di un anno fa, un uomo che per 70 anni ha guidato il Paese in modo impareggiabile.