Francesco all’ Africa: «Abbi cura di giovani e ambiente»
Mercoledì 25 novembre alle 16.30 il volo papale è atterrato con qualche minuto di anticipo all'aeroporto internazionale di Nairobi. Il papa è apparso rilassato, e sorridendo ha salutato i danzatori tradizionali dai vestiti coloratissimi che l'hanno accolto cantando “Karibu Kenya Papa” (Benvenuto in Kenya, papa). Il presidente Uhuru Kenyatta era a capo della delegazione di politici e religiosi che ha atteso il pontefice all'aeroporto.
Un gran numero di persone si è raccolto lungo tutta la strada che dall'aeroporto conduceva alla città e ha salutato il passaggio dell'auto papale. Coerentemente alla sua linea di semplicità e umiltà, il papa era a bordo di un'Honda grigia, invece che di una limousine di Stato.
La cerimonia ufficiale di benvenuto ha avuto luogo alla Kenya State House, la residenza del presidente, dove il papa ha incontrato Kenyatta, il governo, i leaders della società civile e membri del corpo diplomatico. Nel suo discorso di benvenuto Uhuru Kenyatta ha detto: «Siamo onorati che lei abbia scelto di iniziare il suo viaggio apostolico qui in Kenya».
Il presidente kenyota e la corruzione Kenyatta ha chiesto al papa di pregare per la lotta alla corruzione riconoscendo che quest'ultima sta incidendo negativamente sull'economia del Paese. Transparency International ha posto il Kenya al 145° posto su 17a Paesi nell'indice di percezione della corruzione. “Ognuno di noi sa nel proprio cuore che dobbiamo vincere, ed è mio compito guidare questa lotta” ha affermato. Ha anche sottolineato che la visita è un'occasione per il Kenya di superare le divisioni religiose e politiche.
Il presidente Kenyatta è stato attaccato per la sua riluttanza ad agire in numerosi casi di corruzione nel suo governo, e proprio a poche ore dall'arrivo del papa ha attuato un rimpasto nei ministeri e annunciato nuove leggi anticorruzione. «La società civile, i media e tutti i leader politici e sociali si sono uniti e hanno espresso il proprio punto di vista. Sappiamo che dobbiamo vincere questa guerra ed è mio compito guidarla: santo padre, chiedo la sua preghiera» ha ribadito davanti a Bergoglio tra l'approvazione dei dignitari, dei vari leader politici e religiosi e degli uomini d'affari che hanno partecipato all'incontro.
In un appassionato appello, Kenyatta ha citato il secondo libro delle Cronache per spiegare che è tempo per il Kenya di guarire e muoversi sulla via del progresso: «Se il mio popolo, sul quale è invocato il mio nome, si umilia, prega, cerca la mia faccia e si converte dalle sue vie malvagie, io lo esaudirò dal cielo, gli perdonerò i suoi peccati, e guarirò il suo paese».
L’appello alle ChieseIn queste sfide per il Paese il presidente ha coinvolto anche le Chiese per raggiungere più alti livelli di integrità, inclusione e pace. «Vogliamo combattere il vizio della corruzione che sacrifica le persone e l'ambiente alla ricerca del profitto illegale e drena le risorse, semina discordia e divide le persone» ha aggiunto e ha ancora una volta confermato l'impegno del governo a combattere la corruzione, assicurando che tutti gli sforzi per sradicarla sono in atto.
Nel suo discorso ai leader politici e religiosi e al presidente, papa Francesco ha invitato i kenyoti a lavorare per la pace e il perdono così da guarire le ferite etniche, religiose ed economiche. «L'esperienza ci mostra che la violenza, i conflitti e il terrorismo si nutrono della paura, della fiducia e della disperazione che nascono da povertà e frustrazione. Nella misura in cui le nostre società sperimentano le divisioni – siano esse etniche, religiose o economiche – tutti gli uomini e le donne di buona volontà sono chiamati a lavorare per la riconciliazione e la pace, il perdono e la guarigione».
La cura dell’ambienteMentre la conferenza Onu sul clima sta per iniziare a Parigi, il papa ha sottolineato il valore dato dall’Africa alla salvaguardia della creazione e la necessità di trovare «modelli responsabili di sviluppo economico» che non distruggano la terra e il futuro. «Il Kenya è stato benedetto non solo da immensa bellezza nella sue montagne, fiumi e laghi, foreste, savane e zone aride, ma anche dall'abbondanza di risorse naturali – ha ribadito – . I kenioti li riconoscono come dono di Dio e hanno una cultura della conservazione, che sono chiamati a portare anche agli altri perché la grave crisi ambientale che il nostro mondo sta affrontando richiede una sensibilità ancora più grande alla relazione tra esseri umani e natura. Abbiamo la responsabilità di tramandare la bellezza della natura nella sua integrità alle generazioni future, e l'obbligo di amministrare nella maniera giusta i beni che abbiamo ricevuto».
Proteggere i giovaniIn un continente in cui la popolazione è per la gran parte giovane, ma la disoccupazione giovanile è molto alta, papa Francesco ha anche invitato il governo del Kenya e i rappresentanti di altri Paesi a riconoscere che i giovani sono un dono di cui avere cura. «Proteggerli, investire su di loro e offrire loro aiuto è la maniera migliore per assicurare la salvaguardia nel futuro dei valori spirituali cari agli anziani, e che sono radicati nel cuore e nell'anima della gente». Sapendo di parlare ai leader economici e politici, il papa ha ricordato che il Vangelo insiste sul fatto che «a chi è stato dato molto, sarà chiesto molto». «Dimostrate interesse genuino per i bisogni dei poveri, le aspirazioni dei giovani e la giusta distribuzione delle risorse con cui il Creatore ha benedetto la vostra terra». Le tematiche ambientali saranno oggetto del discorso alla sede regionale dell’Onu dove il papa si recherà nel pomeriggio, mentre alla messa di stamattina, Francesco riceverà l’abbraccio di un milione e quattrocentomila fedeli.
Traduzione di Chiara Andreola