Francesco ai camorristi: Convertitevi!
Il tono non è quello duro e severo di Giovanni Paolo II, quando, in Sicilia, nella Valle dei Templi, gridò ai mafiosi: «Convertitevi!». In piazza Plebiscito, nel cuore di Napoli, in occasione della sua prima visita alla città, papa Francesco parla con voce bassa, pacata. Dolce, accattivante. Rivolgendosi "ai criminali e a tutti i loro complici", Francesco chiede, implora: «Convertitevi. Convertitevi all'amore e alla giustizia! Lo ripeto umilmente: convertitevi».
Non si applaude molto, in piazza Plebiscito. Gli applausi, forse, saranno copiosi nel pomeriggio, sul lungomare, all'incontro con i giovani. Nel salotto di Napoli, l'emozione è palpabile. Le lacrime scorrono su molti volti bruciati da un sole inaspettato, quando Francesco dice: «Cari napoletani, largo alla speranza, non lasciatevi rubare la speranza! Non cedete alle lusinghe di facili guadagni o di redditi disonesti: questo è pane per oggi e fame per domani. Non ti può portare niente! Reagite con fermezza alle organizzazioni che sfruttano e corrompono i giovani, i poveri e i deboli, con il cinico commercio della droga e altri crimini. Non lasciatevi rubare la speranza! Non lasciate che la vostra gioventù sia sfruttata da questa gente!».
Francesco torna dunque ancora sulla corruzione. In mattinata, a Scampia, ha detto che il cristiano corrotto non è un cristiano. Anzi, puzza di marcio. E poche ore dopo, aggiunge: «La corruzione e la delinquenza non sfigurino il volto di questa bella città! E di più: non sfigurino la gioia del vostro cuore napoletano! Ai criminali e a tutti i loro complici oggi io umilmente, come fratello, ripeto: convertitevi all’amore e alla giustizia! Lasciatevi trovare dalla misericordia di Dio! Siate consapevoli che Gesù vi sta cercando per abbracciarvi, per baciarvi, per amarvi di più. Con la grazia di Dio, che perdona tutto e perdona sempre, è possibile ritornare a una vita onesta. Ve lo chiedono anche le lacrime delle madri di Napoli, mescolate con quelle di Maria, la Madre celeste invocata a Piedigrotta e in tante chiese di Napoli. Queste lacrime sciolgano la durezza dei cuori e riconducano tutti sulla via del bene».
Il 21 marzo, giorno di inizio della primavera, è «tempo di speranza. E l’oggi di Napoli è tempo di riscatto: questo – dice Francesco – è il mio augurio e la mia preghiera per una città che ha in sé tante potenzialità spirituali, culturali e umane, e soprattutto tanta capacità di amare. Le autorità, le istituzioni, le varie realtà sociali e i cittadini, tutti insieme e concordi, possono costruire un futuro migliore. E il futuro di Napoli non è ripiegarsi rassegnata su sé stessa: questo non è il vostro futuro! Ma il futuro di Napoli è aprirsi con fiducia al mondo, dare largo alla speranza. Questa città può trovare nella misericordia di Gesù, che fa nuove tutte le cose, la forza per andare avanti con speranza, la forza per tante esistenze, tante famiglie e comunità. Sperare è già resistere al male. Sperare è guardare il mondo con lo sguardo e con il cuore di Dio. Sperare è scommettere sulla misericordia di Dio che è Padre e perdona sempre e perdona tutto».
«Dio, fonte della nostra gioia e ragione della nostra speranza, vive nelle nostre città. Dio – ha concluso Francesco – vive a Napoli! La sua grazia e la sua benedizione sostengano il vostro cammino nella fede, nella carità e nella speranza, i vostri propositi di bene e i vostri progetti di riscatto morale e sociale. Abbiamo tutti insieme proclamato Gesù come il Signore: diciamolo ancora alla fine: “Gesù è il Signore!”, tutti tre volte: “Gesù è il Signore!”. E ca ‘a Maronna v’accumpagne!».