Fra privacy, sicurezza e democrazia
Se sul fronte internazionale hanno agito con rilevanza Snowden e Schrems, su quello italiano è stato determinante l’apporto di un gruppo di attivisti per i diritti digitali [10]. A partire dal maggio scorso il gruppo ha avviato un monitoraggio dei siti web di tutte le Pubbliche Amministrazioni (PA) per verificare il loro stato di conformità alle norme del GDPR.
L’operazione – del tutto trasparente, corretta e pubblicamente comprovabile – ha rilevato la presenza di Google Analytics su più di 7800 siti gestiti dalle PA e inviato altrettante segnalazioni ai rispettivi enti. Risultato: in due settimane il 45% dei siti contattati ha rimosso Google Analytics per passare agli strumenti alternativi messi a disposizione dalla stessa Agenzia per l’Italia Digitale (AGID) [11], i quali offrono i medesimi servizi, altrettanto gratuiti, lasciando però i dati all’interno delle PA, nel rispetto del GDPR e senza trasferimenti extra-UE. Per i siti ancora non in regola si attende l’intervento del garante per la privacy.
Nel piano strategico di AGID per il 2021-2023 [12] era già previsto l’utilizzo di questi strumenti alternativi, rendendo di fatto il passaggio non solo una scelta di buon senso, ma anche un’indicazione strategica per la digitalizzazione dei servizi di Stato. Il problema – come spesso accade nelle cose pubbliche – non sta nella formalizzazione della regola, ma nella sua attuazione. E su questo fronte sono chiamati in causa l’attenzione e l’impegno responsabile di tutti i cittadini, in quanto componenti dell’unico corpo che è lo Stato.
L’iniziativa del gruppo di attivisti italiani lo mostra: la loro azione ha innescato un meccanismo virtuoso che non solo ha portato il garante per la privacy ad attivarsi contro i siti non in regola, passando dagli ammonimenti alle sanzioni, ma ha anche indotto Google a rilasciare una nuova versione di Analytics più “anonimizzante” (anche se ad oggi non risolve tutti i problemi di privacy). Inoltre questa azione ha contribuito al risveglio generale delle coscienze su una situazione che, di fatto, rischia di violare i principi democratici.
È ovvio comunque che il problema della tutela dei dati personali non può essere risolto con interventi a valle senza risolvere le questioni che stanno a monte. L’Europa non ha ancora sviluppato una infrastruttura digitale all’altezza delle esigenze tecnologiche attuali e per questo motivo è necessaria una grande sinergia con le risorse della Silicon Valley.
Accanto ai benefici di una visione globale e condivisa, occorre fare i conti con le possibili intrusioni di un governo che ha storicamente basato le proprie necessità politiche ed economiche sullo sviluppo e la supremazia militare. Resta dunque necessario un ulteriore sforzo culturale: oltre ad attuare accordi internazionali più solidi e trasparenti, è necessario formare le coscienze ad una cittadinanza digitale attiva, fatta di valori e senso civico adeguati ai nostri tempi. Riuscirà la “vecchia” Europa a fare vincere un modello di internet in grado di mettersi al servizio di questo tipo di cittadinanza su scala globale rispetto agli interessi indiscriminati dei singoli Stati e dei mercati?
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[10] “Monitora PA” è un progetto sviluppato da volontari di impegno civico, mirato al rispetto e all’applicazione delle norme sulla privacy da parte della pubblica amministrazione
[11] Web Analytics Italia – Le statistiche dei siti web della Pubblica Amministrazione Italiana.
[12] AGID – Piano triennale per l’informatica nella pubblica amministrazione (aggiornamento 2021-2023)
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Le puntate precedenti:
Il controllo dei nostri dati digitali, fra sicurezza, privacy e democrazia
Il controllo dei nostri dati digitali: Snowden & Schrems
Google Analytics & Co. e il rispetto della privacy
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