Fotografia per il weekend
“Diario dal fronte”, a Milano, Museo Diocesano Carlo Maria Martini, dal 25 novembre 2022 all’8 gennaio 2023
Livio Senigalliesi ha costruito negli anni un archivio che si rivela oggi una preziosa testimonianza storica dei territori e delle popolazioni colpite dai conflitti, interessandosi particolarmente a fornire documentazione degli effetti “collaterali” che questi lasciano dietro di sé, soprattutto sui civili. Con una selezione di 50 fotografie in bianco e nero e a colori, raccolte in numerosi scenari di guerra, dal Medio-Oriente al Kurdistan, dal Kuwait all’Unione Sovietica, all’Africa a molti altri, sono raccontati circa 30 anni di lavoro, documentando 25 conflitti in tutto il mondo. Un approfondimento è dedicato al Vietnam dove, ripercorrendo il ‘sentiero di Ho Chi Minh’, Senigalliesi ha riportato gli effetti sulle popolazioni locali dell’Agent Orange, il defoliante alla diossina nebulizzato dall’aeronautica statunitense sulle zone di foresta dove si annidavano i Vietcong. La mostra conduce a una ulteriore riflessione sui temi della pace. Proprio in questi mesi, infatti, cade la ricorrenza del 60° anniversario della Pacem in terris, enciclica di Papa Giovanni XXIII pubblicata nell’aprile del 1963. Il pontefice scriveva in un momento storico di grande cambiamento culturale ed economico, caratterizzato da una nuova fase delle relazioni internazionali dominata dalla minaccia nucleare al seguito della guerra fredda tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica, all’indomani della costruzione del muro di Berlino del 1961 e della crisi di Cuba del 1962, ponendo l’accento sui diritti dell’uomo, sul bene comune, sul rispetto delle minoranze, sulla comunicazione e il rispetto tra le nazioni, sui rifugiati politici e sul disarmo. Argomenti di grande attualità ripresi più volte anche da papa Francesco che ricorda quanto la pace sia “anche una sfida che chiede di essere accolta giorno dopo giorno. La pace è una conversione del cuore e dell’anima”.
“Riccardo Venturi. Stati d’infanzia – Viaggio nel paese che cresce”, Museo di Roma in Trastevere, fino al 26 febbraio 2023
Riccardo Venturi, noto fotografo, due volte premiato al Word Press Photo, vanta una lunga esperienza sul tema dell’infanzia. Ad essa ha dedicato, insieme ad Arianna Massimi, questa mostra frutto di un reportage dell’importante missione dell’impresa sociale “Con i Bambini” che pone al centro il tema delle disuguaglianze e delle marginalità, dell’esclusione sociale e della dispersione scolastica. L’obiettivo è quello di mettere in luce la complessità e le difficoltà, ma anche le possibilità di rinnovamento e il cambio di rotta necessario e possibile attraverso sperimentazioni e “alleanze educative” tra scuola, terzo settore, istituzioni e famiglie. Sostenuto grazie al “Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile”, il progetto ha investito decine di “cantieri educativi italiani”, dalle Valli Imagna e Brembana fino a Favara e Ragusa toccando le periferie delle grandi città affrontando temi di grande attualità diventati spesso vera e propria emergenza a causa della pandemia e del lockdown. L’aumento di fenomeni legati ai disordini alimentari, alla xenofobia, alla tossicodipendenza, all’isolamento sociale con il fenomeno degli hikikomori e dei neet, al degrado delle periferie, alla violenza domestica ha fatto emergere ulteriormente la fragilità della nostra società, evidenziando come il tema delle marginalità non sia un fatto isolato ma un fenomeno sociale complesso e stratificato. Alle 80 fotografie in mostra è abbinato un documentario dove si raccontano le esperienze e le impressioni dei protagonisti, dà parola ai ragazzi coinvolti nelle attività dei progetti sostenuti da “Con i Bambini”, esplora le nuove geografie sociali anche attraverso i contributi di personaggi di spicco del panorama educativo e sociale italiano, tra cui Marco Rossi-Doria, presidente di Con i Bambini e Vanessa Pallucchi, vicepresidente di Legambiente e portavoce del Forum Terzo Settore.
“PEDRO REYES. Zero Armi Nucleari”, a Orani (Nu), Museo Nivola, fino al 22 febbraio 2023
“Zero Nukes” (2020) è una campagna lanciata dall’artista messicano in collaborazione con numerose istituzioni e figure del mondo dell’arte e della scienza, per portare all’attenzione del pubblico la minaccia nucleare e fare pressione sui governi per la riduzione della produzione e il disarmo. Si tratta di una scultura gonfiabile creata nell’ambito del progetto Amnesia Atómica, promosso dal Bulletin of the Atomic Scientists, associazione non profit creata più di 70 anni fa, all’indomani delle bombe su Hiroshima e Nagasaki, per diffondere la consapevolezza relativa alle tecnologie potenzialmente letali per l’umanità. La minaccia nucleare, però, non è mai realmente scomparsa, e con l’invasione russa del’Ucraina è tornata al centro delle preoccupazioni globali. Il progetto di Reyes si riallaccia, anche iconograficamente, alle immagini e alle simbologie utilizzate nel Novecento dai gruppi di attivisti e organizzazioni impegnati sul tema del disarmo, come appunto il Bulletin e la Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari (ICAN). Lo slogan “Zero Nuclear Weapons”, tradotto in una miriade di lingue, viene presentato in cartelli di protesta dipinti a mano, confondendo il confine tra arte e attivismo. Reyes si concentra sullo “Zero” come elemento grafico, visivo e concettuale comune a tutte le lingue, utilizzato come simbolo dell’unità globale per l’unica causa condivisibile a livello universale: evitare la distruzione della vita sulla terra, e si ispira a vari simboli come quello della colomba, dei cartelli della pace, degli indumenti di protesta prodotti dalla designer messicana Carla Fernández, dell’orologio diventato un indicatore universalmente riconosciuto della vulnerabilità del mondo alla catastrofe causata dalle armi nucleari, dai cambiamenti climatici e dalle tecnologie dirompenti , e altro ancora.
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