Forti senza violenza
Sono cresciuti in famiglie italiane, nordafricane, albanesi, pakistane, ma tutti italiani, di seconda o già terza generazione; chi di origine cristiana, chi musulmana, chi – i più – senza orizzonte religioso; ascoltano Coez, Ed Sheeran, Rovazzi, Fedez, J-Ax, i Coldplay, guardano Amici e X-Factor; sono appassionati di serie tv, trascorrono ore su Netflix e abitano un territorio particolare: la Bassa Bergamasca. Gente operosa, dove tanti vivono di agricoltura. Tra le scuole spicca infatti l’istituto agrario, anche se non mancano la scuola alberghiera, altri istituti tecnici, il linguistico, così come i più classici licei. Forse questi ragazzi sono meno a rischio di finire nella trappola della Generazione “Neet” (Not in Education, Employment or Training), anche detti né- né. Sono i ragazzi e giovani che non studiano, né lavorano, né seguono una formazione tecnica, sia per mancanza di prospettive che per disimpegno, per cui è allarme in Italia secondo i dati Istat/Eurostat, che parlano di oltre 2 milioni di giovani in questa condizione.
Ma non sono esenti da altri problemi, primo fra tutti quello dell’integrazione, e non secondario quello del bullismo e della violenza fisica, verbale, psicologica che a volte anche fra coetanei sembra essere l’unico mezzo di comunicazione. La via più facile da seguire è la logica del piccolo gruppo, e aprirsi alla “diversità” dell’altro può risultare una vera sfida.
È qui che, un anno e mezzo fa, parte un progetto che coinvolge tutti gli istituti, e insieme ai Focolari mette a lavoro fianco a fianco Scout, Acli, Libera, Rinnovamento, CL, Azione Cattolica, Cif, così come la compagine delle forze armate attiva nel sociale: aeronautica, carabinieri, alpini. La Pro Loco di Treviglio diventa capofila del progetto e si parte con l’idea: CAMPUS, il musical del Gen Rosso che ha attraversato l’Italia portando in scena storie di giovani alle prese con le scelte e i drammi dell’umanità di oggi. Terrorismi, odio tra popoli, disuguaglianza sociale e distribuzione delle ricchezze diventano un musical che, unito al progetto FORTI SENZA VIOLENZA, vede sul palco insieme agli artisti della band internazionale, anche i giovani delle scuole, che hanno lavorato insieme al Gen Rosso nei precedenti giorni di workshop.
«Una volta pronti con un’idea, un ente giuridico di rappresentanza – la Pro Loco -, le associazioni disposte a collaborare, abbiamo iniziato a contattare tutti i presidi delle scuole, con un obiettivo fisso: offrire ai nostri ragazzi un’esperienza che avrebbe potuto essere indimenticabile», raccontano gli organizzatori. «Abbiamo avuto l’ok di tutti e 9 gli istituti e anche il Patrocinio di 7 comuni limitrofi, oltre Treviglio e Caravaggio».
Di sabato in sabato, di classe in classe, questo gruppo di infaticabili sognatori contatta e invita i 6mila studenti della zona. Rispondono in 176 iscrivendosi ai workshop, e 22 del Turistico per il servizio come hostess. Un tam tam sui social ha fatto il resto e così la tappa in nord Italia conclude il Tour del Gen Rosso nel 2017 con 2200 ragazzi allo spettacolo per le scuole e 1500 persone al concerto aperto al pubblico al PalaFacchetti di Treviglio, senza contare gli oltre 100 volontari del servizio d’ordine.
E i soldi? Un progetto così ha i suoi costi… «Abbiamo chiesto una sponsorizzazione alle aziende dei dintorni, e hanno accettato la sfida. Mentre la Fondazione Istituti educativi di Bergamo, che dà dei contributi per iniziative educative ci ha sostenuto in modo significativo. Con questo e con gli introiti dello spettacolo abbiamo coperto tutte le spese». A ridosso dello spettacolo per le scuole del 14 dicembre, una matinée, ci si rende conto della necessità di oscurare il Palazzetto. Operazione dal costo extra e insostenibile di 15mila €. Che fare? È un momento in cui trema tutto, ma succede un fatto che ha il sapore del miracolo: un contadino della zona offre al prezzo di 600 € un materiale coprente che usa per le sue piantagioni, e un altro si offre di montarlo gratuitamente. Problema risolto con uno sconto del 96%!
I ragazzi hanno scelto il workshop più vicino alle proprie attitudini, tra danza, teatro, canto, percussioni, web e comunicazione (46 ragazzi agguerriti alle prese con foto, video, interviste lanci sui social, montaggio, interviste ai sindaci, ai coordinatori scolastici), e un workshop del make-up creato in corso d’opera.
Scoprire un diverso tipo di relazione, lavorare insieme, affrontare temi importanti – dall’antidoto al bullismo all’integrazione -, e viverli in diretta tra ragazzi di provenienze molto diverse: sono il tesoro che i partecipanti si portano via dopo essersi messi in gioco fino in fondo. Superati dubbi e paure, timidezza e preoccupazione, e anche la voglia di sfidare a tutti i costi. Se in Italia è allarme per la neet generation, che non lavora e non studia in attesa di tempi migliori, esperienze come questa mettono le basi perché i ragazzi scoprano i loro talenti e ne facciano un investimento per la vita.
«Cercavo di capire cosa mi sarebbe piaciuto fare da grande. Ecco, vorrei fare quello che fa il Gen Rosso per il mondo», ha detto uno dei partecipanti, e un altro: «Quando mi sono trovato qui non mi interessava più sapere di che scuola ero io, eravamo con gli altri un’entità unica». Arrivederci a marzo, quando le scuole coinvolte si ritroveranno per condividere nuove idee e progetti e continuare con questi ragazzi a costruire il presente.