Fondazione Antonio Augurusa: per restituire a chi ha avuto meno

Da una storia di sofferenza nasce un progetto volto a prevenire tragedie legate al disagio sociale.

Può un profondo dolore diventare rigenerativo e, sofferenza inevitabile a parte, portatore di speranza per tanti? Nasce “benedicendo” una ferita, come molte volte emblematico nella stessa analisi della storia del popolo d’Israele, un originale e innovativo modello operativo fondato sulla “restituzione generativa”, affinché chi più ha ricevuto, possa restituire di più a chi, senza colpe, non ha mai avuto. Si tratta della visione proposta dalla Fondazione Antonio Emanuele Augurusa, presentata lo scorso mese di giugno al termine della solenne celebrazione eucaristica dedicata alla festa del Sacro cuore di Gesù, nella Basilica di San Vitale e Compagni Martiri in Fovea in Roma.

Un modello maturato nel solco di molteplici esperienze pluriennali di grande impatto su tutto il territorio nazionale, attraverso il quale la Fondazione si pone quale strumento di intermediazione affinché molteplici progetti di responsabilità sociale di imprese e aziende, donazioni materiali, prestazioni professionali e donazioni economico-finanziarie possano convergere nella realizzazione concreta di opere ad alto impatto sociale volte a prevenire tragedie che ancora troppo spesso rivelano condizioni di inaccettabile disagio sociale nel mondo. Tra le più note, il progetto Virtus Lab, che avevamo seguito sulle nostre pagine già quattro anni fa, per l’inclusione lavorativa. Un percorso che ha già coinvolto nel Paese più di 1000 persone negli ultimi anni, garantendo per l’80% delle quali l’assunzione in azienda, attraverso un servizio qualificato gratuito offerto alle aziende interessate da particolari difficoltà nel reclutamento delle posizioni vacanti, in grado così di offrire ai disoccupati la possibilità di formarsi gratuitamente e creando un profilo professionale in linea con le esigenze dell’azienda in necessità di assumere. Portato avanti con successo in Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Lazio e Calabria grazie al supporto dell’Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti, Virtus Lab ha consentito di incidere sulla grave discrepanza tra domanda e offerta di lavoro, ossia il frequente mancato allineamento tra le esigenze occupazionali delle imprese e le caratteristiche della forza lavoro disponibile.

Di grande impatto evocativo e culturale, oltreché ovviamente materiale, l’annuncio dell’accordo e della relativa esecuzione tecnica per la riqualificazione della navata della basilica di San Vitale, illustrata nel corso della stessa conferenza di presentazione. Primo storico luogo di culto per i cristiani nella Città Eterna, la Basilica, sede istituzionale della stessa Fondazione e riferimento nell’area del Quirinale in Roma, vedrà riqualificata e valorizzata l’antica navata laterale della basilica, come illustrato da Paolo Fusaro, Direttore generale Mieci Spa, società controllata da Snam e Cassa Depositi e Presiti, che ne supporta la realizzazione, e da Emanuele Miceli, amministratore delegato SIM Ingegneria, che ha provveduto alla progettazione. Con i suoi 1600 anni, l’edificio rappresenta uno dei più grandi patrimoni storico-artistici di Roma, come tratteggiato dall’archeologa Enza Zappone e da Maurizio Misasi, Presidente della Fondazione Riccardo Misasi – Ereditare la terra.

Antonio Augurusa

La citata navata, come la Fondazione, sarà intitolata ad Antonio, dodicenne di straordinarie sensibilità solidali e altruistiche che, nel 1998, vide spezzare la propria esistenza in un assolato pomeriggio estivo in un campetto di calcio della periferia calabrese; arrangiato, come in tante altre aree dimenticate dei troppi “sud del mondo”, senza alcun rispetto delle regole basilari di sicurezza. Da Antonio, ennesima vittima innocente di una tragedia prevedibile ed evitabile, in una delle troppe strutture trascurate destinate ai più piccoli, nascono le direttrici della Fondazione, illustrate nell’occasione dal promotore e fondatore, il fratello Francesco Augurusa: «In particolare, educazione e inclusione sociale, nel più ampio spettro della cooperazione umanitaria finalizzata a ragioni di equità e pari opportunità – ha sottolineato. Ci sono voluti più di 20 anni, per mettere a fuoco questo strumento, la Fondazione, finalizzato a contrastare la povertà nelle sue varie forme; chiamando a raccolta tutti coloro con cui ho avuto il piacere e l’onore di incontrarmi per ragioni di lavoro o per comune visione o più semplicemente per affinità. Ricordiamo tutti Antonio, attento e premuroso, maturo e riguardoso nei confronti della cuginetta Francesca, affetta dalla sindrome di down. Le sue piccole ed infinite attenzioni nei suoi confronti ci sono rimaste scolpite nel cuore».

Campo di calcio Filogaso

Seguendo il motto “Charitas omnia vincit”, la Fondazione orienta la propria missione ed azione allo sviluppo umano integrale, ispirato alla Populorum Progressio di Papa San Paolo VI, come «la promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo, nella realizzazione dello sviluppo integrale dei popoli». Declina in quest’ottica le peculiari propensioni che Antonio, sempre particolarmente sensibile a condizioni di emarginazione e povertà incrociate nella sua infanzia, coltivò nella sua breve esistenza.  Nello specifico nei confronti dello sport, per amore del quale rimase vittima, dell’ambiente, rispetto al quale manifestò sempre un’innata vocazione alla cura e per il quale è necessario un costante impegno educativo e culturale, e dell’arte, ambito in cui rivelò subito un’evidente passione. «Il piccolo Antonio sapeva posare il suo sguardo e porgere la mano soprattutto a chi era più in difficoltà, più fragile – ha ricordato la segretaria generale, Arianna Innocenzi. – Ricordiamo il suo entusiasmo nel dare, nel condividere, tutto». Per questo, tra i prossimi passi a tutela e difesa di minori e disabili, la fondazione si prodigherà per l’apertura di un poliambulatorio medico dedicato ai più fragili a Roma.

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons