Fog collection, acqua dalla nebbia
Catturare acque marginali, come quella della nebbia, per far tornare le foreste nelle zone aride: è il progetto portato avanti da un team di ricercatori dell’Università di Firenze nel deserto di Atacama, tra Cile e Perù, dove la deforestazione è iniziata nel XVI secolo e ha causato una grave desertificazione. «La tecnica utilizzata è quella del Water Harvesting – ci spiega Giulio Castelli, borsista di ricerca presso il Dipartimento Dagri dell’Università di Firenze – che prevede la raccolta delle goccioline liquide, portate dal vento, attraverso delle reti plastiche. Per l’aderenza dell’acqua, infatti, la nebbia si attacca alle tele e le gocce scendono e vanno a riempire dei serbatoi».
Così, in media, è stato possibile raccogliere 12 litri circa di acqua al giorno per ogni metro quadrato di rete utilizzata, per un’area di cattura complessiva di 960 metri quadrati. L’acqua recuperata in questo modo è stata utilizzata per un rimboschimento sperimentale, con specie native ed esotiche, piantate per la prima volta del 1996. «L’attività di ricerca – continua Castelli – è iniziata nel 1995 in Perù, dove la nebbia che si forma sull’Oceano Pacifico viene spinta dai venti verso la cordigliera delle Ande, attraversando così anche la regione del deserto di Atacama. Dopo la piantagione, gli alberi sono stati irrigati per i primi 3 anni; dal terzo anno in poi tutte le piante hanno potuto contare solamente sull’acqua di nebbia intercettata dalle proprie chiome».
I risultati del progetto sperimentale hanno dimostrato che dopo 23 anni dalla semina, il 65% degli alberi era ancora vivo e in crescita. «Il dato è fondamentale poiché dimostra che si può riuscire, grazie a un impulso iniziale di acqua di nebbia, a ripristinare paesaggi di nebbia ricostituendo gli ormai perduti ecosistemi forestali. Inoltre, in quella stessa zona la fertilità del suolo è aumentata in media di oltre 4 volte, fino ad arrivare, in alcune aree, a dei picchi di aumento della fertilità di oltre 20 volte. Questo vuol dire che la funzionalità dell’ecosistema è stata ripristinata, in particolare per ciò che concerne la sequestrazione del Carbonio, processo fondamentale per contribuire a mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici».
Come si legge dai risultati della ricerca infatti, «complessivamente, la combinazione di raccolta delle nebbie da parte delle reti e la piantagione di alberi che mostravano una buona capacità di raccolta delle nebbie, rappresentava una strategia di successo per consentire il rimboschimento di ambienti aridi». Dopo i primi risultati positivi, la Fog Collection, è stata destinata alla raccolta di acqua nei villaggi, per lo sviluppo dell’agricoltura e la rinaturalizzazione dei corsi d’acqua.
I risultati dello studio hanno visto la collaborazione di diversi autori: Giacomo Certini, Giulio Castelli, Elena Bresci, Gianfranco Calamini, Alberto Pierguidi, Luis Norberto Villegas Paredes, Fabio Salbitano. Di seguito il link: https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0048969718348782