Focolari una premessa

Nell’intervista che la nuova presidente del Movimento dei focolari ha concesso a Città nuova a qualche ora appena dalla sua elezione (cf. n° 14/2008 pp. 14-17), la risposta fulminante data a una domanda che l’aveva lasciata dapprima perplessa – Vorrai dare uno stile alla tua presidenza? – ha fatto fortuna. Privilegiare i rapporti – questa la risposta – è ormai una sorta di parola d’ordine diffusasi nel movimento, ma anche oltre. Me l’hanno ricordata, ad esempio, un collega che non si può certo dire cattolico e un vescovo recentemente incontrato nel turbolento Caucaso. In effetti dietro questa semplicissima affermazione si cela non solo e non tanto uno stile di presidenza quanto un vero programma, che nasce dalla fedeltà al carisma di Chiara Lubich. La fondatrice dei Focolari, infatti, nei testamenti spirituali pronunciati negli ultimi anni aveva evocato il dover essere famiglia, il ricercare continuamente la presenza promessa da Gesù ai discepoli riuniti nel suo nome, il lavorare a corpo. Cioè le basi stesse del carisma dell’unità. Mi si dirà: ma questo non è un programma, non ha punti precisi di sviluppo e non è corredato da una lista di priorità; questo, semmai, è una via per realizzare il programma, un metodo. È vero, certamente, ma solo in parte. Perché l’Assemblea generale del movimento, riunitasi per l’intero mese di luglio, ha mostrato (o dimostrato?) col suo stesso funzionamento, con le elezioni effettuate e con le decisioni prese che tale metodo è anche, in sé, un programma. In fondo sarebbe facile stilare una lista di priorità, lista che peraltro è nei fatti venuta in luce nei diversi momenti di dialogo a tutto campo dell’assemblea: il consolidamento e lo sviluppo della presenza globalizzata del movimento nel mondo (182 Paesi non sono pochi); la necessità di un forte impegno perché il carisma dell’unità esprima pienamente quella vera e propria cultura dell’unità che in esso è contenuta; la decisione naturale ma pericolosa di proseguire nella direzione del dialogo, all’interno della propria Chiesa e tra movimenti (apprezzata la visita all’Assemblea di Andrea Riccardi), nell’ecumenismo, nel rapporto coi fedeli di altre religioni (Nichiko Niwano, presidente del movimento buddhista Rissho Kosei-Kai, ha voluto salutare la neopresidente) e in quello con chi non ha un riferimento religioso; l’attenzione alle nuove generazioni (presenti attivamente all’Assemblea), che vogliono affrontare con responsabilità, insieme agli adulti, le sfide che impegnano il movimento; il contributo che le comunità del movimento possono offrire alle proprie città e alle società in cui vivono, così come alle istituzioni ecclesiali e civili; il modo di garantire, secondo un modello non più binario ma trinitario dei rapporti, l’intreccio vitale tra la dirigenza centrale e la ricchezza delle diverse comunità locali… E si potrebbe continuare a lungo. Ma in testa a questa lista è sempre ricordata con chiarezza la fedeltà al carisma di Chiara Lubich. Fedeltà che è stata sottolineata a tutta l’Assemblea da Benedetto XVI nel corso dell’udienza all’Angelus del 27 luglio, a Castelgandolfo, di ritorno da Sidney: Mentre mi rallegro per l’elezione dei nuovi responsabili, vi esorto tutti, cari fratelli e sorelle, a proseguire con gioia e coraggio nel solco dell’eredità spirituale di Chiara Lubich, raccolta nei vostri statuti, incrementando sempre più i rapporti di comunione nelle famiglie, nelle comunità e in ogni ambito della società. Proprio così: tutti questi pur stimolanti punti programmatici non avrebbero significato nei Focolari senza la consegna dell’amore reciproco che la fondatrice ha voluto mettere come premessa proprio agli statuti del movimento: La mutua e continua carità, che rende possibile l’unità e porta la presenza di Gesù nella collettività, è per le persone che fanno parte dell’Opera di Maria la base della loro vita, in ogni suo aspetto: è la norma delle norme, la premessa di ogni altra regola. Maria Voce, per dare attuazione a questa premessa all’inizio del suo mandato, non ha solo cercato di attuarla nelle prime decisioni cui ha dovuto metter mano, ma ha altresì voluto che proprio questa premessa fosse il programma di base del movimento per il suo mandato. Affinché l’esperienza corale e carismatica vissuta all’Assemblea generale diventi patrimonio di ogni cellula del movimento. E porti frutto.

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