Focolari, una spiritualità per l’unità

Una nuova pubblicazione di Città Nuova "Una spiritualità per l'unità tra i cristiani", nell’anno del centenario di Chiara Lubich, per riscoprire l’originalità del suo pensiero in ambito ecumenico attraverso 5 discorsi e varie risposte della fondatrice dei Focolari in Gran Bretagna, Italia, Germania, dal 1976 al 1998. Nostra intervista ai curatori Maria Wienken, Diego Goller, responsabili del Centro "Uno" dei Focolari.
1966. Chiara Lubich in piazza san Pietro con dei luterani.

Papa Francesco sta ridisegnando con forza il paradigma dell’incontro fra le Chiese, puntando sull’esperienza spirituale e sul servizio ai poveri. Perché oggi non si può essere cristiani senza essere ecumenici: e il futuro delle Chiese può essere solo ecumenico. Eppure, bisogna ammettere che l’ecumenismo è ancora, nelle Chiese, un aspetto minoritario. Come procede oggi il cammino ecumenico e qual è il maggiore ostacolo?

Il maggior ostacolo è l’indifferenza. Non darsi da fare per conoscere il fratello e la sorella di una Chiesa diversa della mia significa perdere occasioni per arricchirsi a vicenda. Nel Battesimo tutti i cristiani sono divenuti tempio dello Spirito Santo. Si tratta di scoprire i doni che l’altro mi può dare, doni di fede, doni di spiritualità, doni di unione con Dio.

E i più evidenti passi in avanti?

Per esempio i rapporti che diversi capi di Chiese hanno stabilito tra loro; oppure pensiamo al documento “Dal conflitto alla comunione”, scritto in occasione dei 500 anni della Riforma luterana, così come l’andata del vescovo di Roma a Lund (Svezia) sempre per la stessa occasione (31.10.2016 ndr). Gesti come questi servono e fanno crescere la cultura dell’insieme, la cultura di comunione. Ci sono anche molti altri passi che fino a pochi anni fa non si credevano possibili. Notiamo che da tante parti stanno crescendo la stima e le relazioni reciproche tra i cristiani, così come il desiderio di collaborare insieme per scopi concreti.

59° Settimana ecumenica.
59° Settimana ecumenica.

Oggi l’ecumenismo sembra fermo, qual è la profezia ancora attuale del carisma dell’unità?

“Sembra fermo” perché non apriamo abbastanza gli occhi per vedere l’agire dello Spirito Santo. Notiamo che in tutte le Chiese Egli ha suscitato persone, mezzi e strutture che quotidianamente si impegnano a vivere e promuovere l’unità dei cristiani. Proprio in questo tempo di pandemia stiamo notando tante nuove forme di preghiere ecumeniche, di riunioni online per conoscersi, di interesse gli uni versi gli altri anche con azioni concrete di aiuto reciproco per i più bisognosi – tutti aspetti che andrebbero messi molto più in luce. Inoltre forse “sembra fermo” anche perché si ignora la strada già percorsa. Una volta era più evidente il cambiamento del rapporto tra le Chiese, il cambiamento da essere quasi concorrenti a un “camminare insieme”, riconoscendosi reciprocamente figli dello stesso Padre. Con la Dichiarazione congiunta sulla Dottrina della Giustificazione del 31 ottobre 1999 abbiamo un documento di fede condiviso da cinque famiglie ecclesiali. Certo, non abbiamo ancora raggiunto la meta, ma ci sono degli studi e preziosi dialoghi teologici per arrivare a una visione comune della Chiesa. Per poter parlare dell’unità è necessaria una legittima diversità. L’unità è una dinamica di rapporti di comunione in Dio – come cristiani abbiamo il modello nella Santissima Trinità.

Focolari libro Una spiritualità

Cosa vuole documentare e proporre questa nuova iniziativa editoriale nell’anno del centenario di Chiara Lubich?

Vuole rispondere alla richiesta di teologi, ecumenisti e laici di conoscere il pensiero in ambito ecumenico e il carisma dell’unità di Chiara Lubich che lo definisce il “dialogo della vita”, o “dialogo del popolo”. Senza coinvolgere tutto il popolo di Dio, senza persone ecumenicamente sensibilizzate e preparate, l’unità visibile tra i discepoli di Cristo non può avanzare.

Il libro stesso, in sé, è una esperienza ecumenica in cui sono state coinvolte persone di varie Chiese. Com’è strutturato?

I diversi testi vengono presentati da persone di varie Chiese: ortodossa, copto-ortodossa, anglicana, luterana, riformata e cattolica. La maggior parte sono focolarine e focolarini che hanno fatto la scelta di seguire Gesù in una vita comunitaria. Con nostra grande gioia la prefazione è offerta dal card. Kurt Koch, che ha conosciuto Chiara Lubich personalmente e che mette in luce l’importanza del ritorno alla radice del Vangelo per proseguire nel cammino ecumenico. La postfazione è scritta dall’allora Segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese, Rev. Olav F. Tveit, ora vescovo e Presidente dei vescovi luterani in Norvegia. Egli offre una sua testimonianza personale al contatto con la fondatrice e col lavoro ecumenico del Movimento dei Focolari. L’introduzione è di Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari.

1970. Chiara Lubich con Athenagoras
1970. Chiara Lubich con Athenagoras

Nella storia ecumenica dei Focolari quali sono state le svolte più eclatanti, i fatti più significativi?

Tutta la storia ecumenica dei Focolari è in un certo senso “eclatante”, nel senso che nessuno aveva pensato di impegnarsi in questo campo. Evidentemente Dio aveva altri piani. Tra i tanti fatti ricordiamo che nel 1963 un gruppetto di luterani si trova in piazza San Pietro proprio la sera della morte di Papa Giovanni XXIII, cogliendo le sue ultime parole: «Che tutti siano uno»…  Coincidenze? La storia ecumenica dell’Opera di Maria ne è costellata. Basti pensare al rapporto personale di Chiara Lubich con il Patriarca Athenagoras I, a partire dal 1967. Quando egli sente parlare di questo Movimento che vuole contribuire all’unità dei credenti in Cristo, egli chiama immediatamente la fondatrice. Fino alla morte del Patriarca ne seguono 25 incontri.  Lui la definisce una “leader” sulla strada verso l’unità. E i contatti di stima e di amicizia reciproca continuano con i suoi successori, come con l’attuale Patriarca Bartolomeo I.

Il movimento ecumenico nasce ad inizio del Novecento, qual è stata l’originalità dell’apporto di Chiara Lubich nel cammino verso l’unità dagli anni ’60 in poi?

Solo dopo aver conosciuto i primi luterani ha compreso che il dono che Dio le aveva fatto non era solo per il mondo cattolico. Negli appartenenti alla Fraternità di vita comune (Bruderschaft vom Gemeinsamen Leben), pastori e laici, lei ha trovato cristiani evangelici con una grande passione per l’unità, che volevano conoscere di più lo spirito del Movimento dei Focolari.  Perciò sente la spinta di aprire a Roma un “centro”, dove cristiani di varie Chiese potessero sentirsi accolti, ascoltati, “a casa”. È il Centro “Uno” per l’unità dei cristiani, di cui il primo direttore fu Igino Giordani, tra i primi ecumenisti in Italia. Un anno prima papa Giovani XXIII aveva istituito il Segretariato per l’unità dei cristiani e lo aveva affidato alla guida del cardinale Agostino Bea. La Lubich si è mossa in campo ecumenico sempre in stretto rapporto con l’autorità della Chiesa cattolica. L’apporto è secondo il suo carisma: la fede in Dio-Amore, la vita della Parola, la condivisione delle esperienze, Gesù crocifisso e abbandonato, la presenza di Gesù nel “Dove due o tre sono uniti nel mio nome ivi sono io in mezzo a loro” (cfr. Mt 18,20) – ecco quello che abbiamo voluto presentare con il presente libro.

2001. Un congresso ecumenico a Castelgandolfo
2001. Un congresso ecumenico a Castelgandolfo

Quali sono le iniziative del Centro “Uno”?

Fin dal 1962 il Centro “Uno” promuove le cosiddette “Settimane ecumeniche”, in cui cristiani di varie Chiese possono conoscersi, farsi dono delle proprie esperienze col Vangelo vissuto e scoprirsi fratelli e sorelle in Cristo. Una volta caduti pregiudizi e preconcetti, si scopre il volto di Cristo nell’altro e si è incoraggiati a diffondere lo spirito di unità all’interno della propria Chiese e tra le Chiese. L’originalità del contributo di Chiara Lubich sta qui: svegliare nei cristiani – soprattutto nei cattolici – il desiderio dell’unità, riportandoli all’essenza della propria fede e scoprire la diversità come ricchezza e arricchimento vicendevole.  Così si diventa apostoli del dialogo lì dove ciascuno si trova e diventa esigenza del cuore quella di amare la Chiesa dell’altro come la propria. Inoltre manteniamo rapporti con istituzioni ecumeniche, come per esempio con il Consiglio ecumenico delle Chiese (Ginevra), così come con il Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. Ci dedichiamo alla formazione al dialogo ecumenico degli appartenenti al Movimento dei Focolari; curiamo la diffusione di articoli, notizie e documenti attinenti al nostro campo e manteniamo i rapporti con una rete di “incaricati” nelle varie nazioni.

Potete fare qualche esempio concreto di come il carisma dell’unità abbia suscitato delle esperienze concrete di ecumenismo dal basso?

Ci sono molte collaborazioni in campo sociale, culturale, politico, medico, giuridico. Sono iniziative che nascono, quando persone prendono sul serio il proprio impegno cristiano, l’impegno da cittadino responsabile e scoprono che “insieme” la testimonianza di fede diventa gioiosa e molto più credibile in un mondo che fatica a credere. Ma un’esperienza ci pare particolarmente significativa, quella del cammino di comunione che Movimenti e Comunità di varie Chiese stanno facendo a partire dal 1999. È la rete di “Insieme per l’Europa” che oggi agisce in varie nazioni europee, operando in un ambito politico nel senso più vasto del termine. È una forza di coesione, con il chiaro intento di rafforzare tra i popoli europei una cultura di comunione, una cultura che fa rifiorire le radici cristiane nel nostro Continente e non solo. Coinvolge ormai cristiani di Movimenti e Comunità di molte Chiese. Un’altra esperienza, nata da piccoli passi, è l’apertura della cattedra ecumenica dedicata a Chiara Lubich e il Patriarca Athenagoras I, nell’Istituto Universitario Sophia (Loppiano) nel 2017. Questa cattedra offre corsi in cui giovani, laici e teologi possono approfondire in particolare la conoscenza dell’Ortodossia per respirare così con i “due polmoni”: Chiesa d’Oriente e Chiesa d’Occidente.

Focolari chiara-lubich_imagefullwideUn vostro ricordo personale di Chiara Lubich in campo ecumenico?

Pensando ai tanti incontri che Chiara Lubich ha avuto con singoli e con gruppi di cristiani di varie Chiese viene subito in luce la sua capacità di ascolto. Intrattenendosi con un metropolita o un pastore, un laico o laica, esisteva soltanto quella persona come la persona più importante che esistesse al mondo. Sapeva farsi “tutto a tutti”, come dice S. Paolo. All’interno del Movimento dei Focolari ha creato Scuole ecumeniche e Scuole di ecumenismo, con il motto: “Conoscersi per amarsi meglio”. I vescovi e i teologi coinvolti preparavano insieme i loro testi in modo che fossero già espressione di unità tra loro. Invitava il Centro “Uno” a istruire gli appartenenti al Movimento dei Focolari sul dialogo ecumenico, disponendo che in ogni incontro formativo fosse dedicato uno spazio all’aggiornamento o all’approfondimento di questo dialogo. In questo modo sono state preparate molte persone che oggi hanno responsabilità a livello diocesano o con incarichi nelle proprie Chiese. Ci rimane forte in cuore un invito che Chiara Lubich espresse nel 1998 nella cittadella ecumenica di Ottmaring. Invitò i presenti a fare proprio questo motto: “Cercalo!” Cerca il fratello o la sorella di una Chiesa diversa dalla tua. Stabilisci un rapporto e condividi con lui/lei la tua vita spirituale. «Perché noi – così la Lubich – siamo nati per unire». Questo invito rimane valido tuttora e potrebbe realizzarsi guardandoci attorno. Contribuiremo in modo attento e profondo alla realizzazione della preghiera di Gesù, detta in primis ai suoi discepoli: «Che tutti siano uno, affinché il mondo creda» (cfr. Gv 17,21).

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