Focolari: «Le famiglie ferite sono le nostre periferie»

Il Movimento di Chiara Lubich ha promosso un incontro con i padri sinodali, a conclusione della prima settimana di assise. Presenti Maria Voce e Jesus Moran, assieme al cardinale Antonelli e ad alcune famiglie che dal carisma dell'unità hanno attinto la forza per andare in missione e per convivere con divorzi, separazioni e nuove unioni
Famiglie italiane

Si è conclusa domenica per i partecipanti del Sinodo “la settimana d’ascolto” fortemente voluta da papa Francesco come introduzione dei lavori assembleari. Sono stati giorni dedicati a conoscere, a prendere consapevolezza, delle varie realtà, dei tanti problemi e difficoltà che le famiglie del mondo ‒ e la Chiesa con loro ‒  si trovano ad affrontare.

Per alcuni vescovi questa settimana ha avuto come epilogo un incontro, promosso dal Movimento dei Focolari, utile a presentare il carisma dell’unità come metodo nella risoluzione dei problemi delle famiglie e nell'accompagnamento di quelle più fragili.

I vescovi, provenienti da tutto il mondo, sono stati accolti da Maria Voce e Jesús Morán, rispettivamente presidente e copresidente del Movimento e da loro hanno potuto ascoltare una breve presentazione della sua spiritualità ripercorrendo la storia di Chiara Lubich e la genesi dell’Opera di Maria.

A testimoniare come il carisma dell’unità possa animare e sostenere le famiglie nella loro vita quotidiana, è stato l’intervento del cardinal Antonelli, presidente emerito del Pontificio consiglio per la famiglia. «Questa spiritualità dell’unità» ‒ ha detto Antonelli ‒ «annuncia con passione e con forza che la verità dell’amore è il dono di sé in cui si compie il desiderio di vivere ed essere felici». Una famiglia in cammino, dunque, un’unione sempre nuova che si anima concretamente nella preghiera, che vive nell’impegno e si basa sulla fiducia.

Sono seguite poi le testimonianze, introdotte da Anna e Alberto Friso, responsabili internazionali di Famiglie Nuove, «la diramazione del Movimento dei Focolari che si occupa delle famiglie». Sono testimonianze vive, vissute, che fanno trapelare talvolta ferite profonde perché «chi lavora a fianco alle famiglie oggi – ha specificato Anna Friso – ha deciso di vivere in periferia perché come dice Papa Francesco, il cristiano non è tale per restare nell’accampamento, ma per andare nelle periferie del mondo». «E in periferia – ha aggiunto Alberto Friso – non puoi domandare se la gente è sposata in chiesa, se convive o è separata. Noi accogliamo tutti così come sono, li amiamo, li ascoltiamo profondamente, se possiamo cerchiamo di aiutarli in ciò di cui hanno bisogno e al momento giusto. A tutti, in qualsiasi situazione si trovano, porgiamo lo stesso annuncio: Dio ti ama immensamente. Non c’è nessun uomo che è escluso dall’amore di Dio».

Questa pedagogia evangelica sta alla base della storia di P., «fedele per sempre» alla moglie nonostante il divorzio perché «per Dio siamo ancora uniti» o accompagna quella di T., divorziata e con un nuovo compagno, che ha vissuto il «dolore neanche raccontabile» di non aver potuto accompagnare il figlio all’altare per la prima comunione, perché fedele al divieto di non prendere l’Eucarestia.

Hanno presentato la loro esperienza anche Andrea e Fiorella, una “famiglia-missionaria” del Movimento che ha trascorso 8 anni in Honduras assieme ai figli ed è una delle tante coppie che sono state veicolo del carisma dell'unità del mondo.  

Maria Voce  a conclusione dell'appuntamento ha risposto a due domande per Città Nuova

Ormai la fase d’ascolto è finita e il Sinodo dalla prossima settimana entrerà nel vivo. Quali risultati concreti pensa che ci si possa aspettare?

«Ci si può aspettare concretamente che la Chiesa prenda maggior coscienza di tutte le persone che soffrono in situazioni familiari tristi come quelle che abbiamo sentito. Ma soprattutto che le accompagni e le consideri come suoi membri da prendere per mano nel cammino verso Dio. Serve poi che prendiamo coscienza che in tutte le famiglie c’è un valore, anche in quelle che soffrono, perché soffrono in un rapporto che Dio ha voluto e che bisogna trovare il modo di ricostruire»

E riguardo ai documenti che usciranno?

«Credo che ci sia l’esigenza di un linguaggio più semplificato ed efficace. Un linguaggio delle famiglie per le famiglie, che si possa comprendere e vivere appieno»

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