Flat tax per i ricchi

La concorrenza ha i suoi meriti. Pensiamo alla discesa dei prezzi dell’accesso a Internet, di cui ha beneficiato la gran parte della popolazione. Ma non tutti i tipi di concorrenza sono desiderabili. Non lo è la cosiddetta “concorrenza fiscale” tra Paesi

La concorrenza ha i suoi meriti. Pensiamo alla discesa dei prezzi dell’accesso a Internet, di cui ha beneficiato la gran parte della popolazione. Ma non tutti i tipi di concorrenza sono desiderabili.

Non lo è la cosiddetta “concorrenza fiscale” tra Paesi: «Venite da noi che vi facciamo pagare meno tasse rispetto al Paese dove vi trovate».

Un po’come quando un genitore richiede al figlio di fare un po’ di lavori di casa, mentre l’altro offre al ragazzo vita facile per tirarselo dalla sua parte. Se quest’ultima situazione è causa di diseducazione, la prima alimenta la disuguaglianza economica, che è già ai massimi dal dopoguerra. Tutti capiscono, infatti, che la concorrenza fiscale non riguarda chi guadagna 1000 o 2000 euro al mese, ma avvantaggia chi ha proprietà in vari Paesi e consulenti fiscali a sua disposizione. Nel caso della recente “flat tax” italiana, poi, l’offerta è rivolta proprio ai soggetti ad altissimo reddito: se hanno pagato per 9 anni le tasse all’estero e ora vengono (o tornano) da noi, potranno cavarsela con 100 mila euro secchi di imposta sul reddito all’anno – anziché due, tre o chissà quante volte di più se si facessero i conti con le regole normali. Grazie anche a questa corsa al ribasso, il trattamento fiscale dei più ricchi sta diventando così favorevole che alcuni di loro (dal famoso finanziere americano Warren Buffett a un’associazione tedesca di super-facoltosi) hanno denunciato lo scandalo e hanno sollecitato interventi correttivi. A discolpa del nostro Parlamento, va detto che questa concorrenza non l’ha messa in moto l’Italia, per cui la nostra sarebbe solo una reazione di difesa. Ma la strada da battere non è questa. Abbiamo un’Unione europea che sarebbe fatta apposta per farci collaborare (e non solo sull’accoglienza dei migranti), anziché guardare ciascuno al proprio orticello. Rilanciamola anche sul terreno fiscale, e tanti elettori demotivati capiranno quanto preziosa possa essere una cooperazione continentale, tanto più nel mare in tempesta in cui ci troviamo a navigare.

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