Fiscalità più equa per le famiglie
La premessa condivisa è che dopo la contestata legge sulle unioni civili, approvata con la fiducia alla Camera pochi giorni fa, si va avanti e ora in primo piano bisogna portare la famiglia. E per la tutela delle famiglie si sono riunite a Roma istituzioni e società civile, alla vigilia della XXII Giornata Internazionale della Famiglia che si tiene il 15 maggio.
L’occasione è il Seminario intitolato “Famiglia, la vera impresa in Italia”, promosso dal Forum delle associazioni familiari, circa 400, che ha visto la presenza del ministro per la Famiglia on. Enrico Costa.
Partendo dalla drammatica situazione demografica italiana, con valori peggiori rispetto alle previsioni Istat e – ha spiegato il demografo Alessandro Rosina – con una anticipazione della fase di declino, e che vede inoltre il nostro Paese al di sotto della media OCSE in fatto di bassa fecondità, addirittura sotto il tasso che assicura il rinnovo della popolazione – come evidenziato dall’economista Anna D’Addio, analista presso l’organismo internazionale – si è tentato di proporre nuove politiche per la famiglia da sottoporre all’attenzione del governo. Fra queste anzitutto la proposta di una “no tax area familiare” che cresca secondo il numero dei componenti della famiglia, in sostituzione delle numerose e poco coerenti misure prodotte negli ultimi anni. In sostanza, si tratta di strutturare livelli progressivi di esenzione in funzione della capacità contributiva che dipende a sua volta dal “reddito disponibile”, ovviamente “asciugato” nelle famiglie numerose.
«È una proposta molto seria, complessa e interessante, che ha un obiettivo assolutamente condivisibile: favorire le famiglie in rapporto al numero dei figli». È il commento del ministro per la Famiglia, on. Enrico Costa, presente all’incontro, che aggiunge: «È una proposta sulla quale stiamo ragionando: io penso che un euro in tasca alle famiglie non è un euro in termini di elemosina ma un euro che ha una conseguenza immediata sullo sviluppo del Paese».
Nel dettaglio la no tax area disegnata dal Forum delle Famiglie scende per i single a 7.200 e poi cresce per le famiglie in funzione del numero delle persone a carico: 11.520 con una, 15.840 con due, 20.160 con tre, 25.920 con quattro e 31.680 con cinque. «La filosofia è chiara – spiega il presidente Gianluigi De Palo –: più persone sono a carico, minore è la capacità contributiva, maggiore deve essere l’area di reddito esente da tasse». De Palo sottolinea quindi che le famiglie chiedono «non elemosina ma dignità», che bisogna «uscire dalla logica dell’emergenza per una fiscalità più equa», anche considerando il loro contributo al welfare del Paese: «Ci sono famiglie con figli che accolgono altri ragazzi disabili, oppure che prendono giovani rom in affido, o aiutano ragazze madri».
Di una vera e propria alleanza fra Stato e famiglie parla quindi il ministro Costa: «Voglio lanciare un grande Patto con le famiglie, perché credo che le risorse che vengono investite o lasciate in tasca alle famiglie italiane rientrino: non si tratta di un segno meno nel bilancio dello Stato, ma di lungimiranza, di un segno più in termini di crescita. Questo è l’approccio organico che deve avere uno Stato. Oggi questo non c’è stato, ci sono state tante belle misure nel corso degli anni, ma tutte frammentarie e disorganiche senza una visione complessiva. Sono cose buone ma io ci terrei a cucire insieme queste misure, magari a sfrondarle, a vedere quelle che sono state utili, inutili, parziali, non finanziate o inefficaci. Bisogna semplificare, le famiglie devono avere un riferimento e delle cifre certe: se hanno questo, sono in condizioni anche di smettere di programmare».
Quindi l’ipotesi di comporre un “Testo Unico sulla Famiglia”, da inserire nel prossimo DEF (il Documento di Economia e Finanza, con cui il governo a fine anno pianifica le spese dell’anno seguente ) che riorganizzi la normativa e dia coerenza ed efficacia. Magari – spiega il ministro – sul modello francese, che intorno alla famiglia ha costruito buona parte dell’architettura normativa del Paese. In sostanza – evidenzia l’On. Costa – «bisogna spostare l’attenzione dall’individuo alla famiglia, oggi considerata dal legislatore un soggetto neutro mentre deve esserle riconosciuta dignità legislativa».
Rispetto alle iniziative allo studio del governo in favore dei poveri, e dunque anche delle famiglie meno abbienti, condensate nel provvedimento chiamato Social Act, De Palo spiega: «Riunisce le attenzioni del governo per le famiglie in difficoltà, ma noi chiediamo invece che le famiglie non vadano in difficoltà perché altrimenti produrremo sempre costi. Quindi il fattore famiglia e la richiesta di un fisco più equo che il Forum fa da anni è proprio per evitare che si arrivi a questo tipo di problema. In sostanza c’è da decidere se essere curatori fallimentari di un Paese che non fa più figli oppure se investire le risorse sull’impresa che produce più frutti».
E il Forum ha già trovato anche le coperture economiche necessarie: «Il fattore famiglia a regime costa 14 miliardi di euro, ma rimodulando gli 80 euro che ci sono oggi in funzione dei figli e non del contratto di lavoro già ci sono 10 miliardi a disposizione, quindi in due anni si potrebbe fare. Questo produrrebbe una rinascita e un aumento dei consumi da parte delle famiglie».
Di un “welfare family friendly” parla infine l’economista Carlo Federico Perali, che invita a «riconoscere il prodotto dell’economia sommersa delle famiglie», a promuovere politiche inclusive per le famiglie con giovani con problemi di dipendenza e sottolinea la necessità di stimare i costi della disabilità che gravano su molte famiglie.
A margine dell’incontro anche un commento sul dibattito seguito all’approvazione della legge sulle unioni civili, e sull’ipotesi avanzata da alcuni gruppi di boicottare in chiave polemica il governo nei due prossimi appuntamenti cruciali per l’esecutivo: amministrative e referendum sulla legge costituzionale. «Sono due cose separate – chiarisce De Palo esplicitando la posizione del Forum –: non boicotti il referendum perché non ti piace la legge sulle unioni civili, semmai dovremmo fare una riflessione seria perché nella nuova architettura i corpi intermedi come le associazioni vengono messe in secondo piano».