Firenze, il papa, il convegno

La città al centro del grande evento ecclesiale che ha nell’incontro con Francesco il momento di massima visibilità
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«Il Papa deve lottare e andare avanti: bisogna vada dritto come ha detto oggi con quella questione dei documenti vaticani… Lo aspettiamo e abbiamo grande speranza in lui» si affrettano a dire di fronte al taccuino del cronista due donne del coro che accoglie i delegati del grande convegno ecclesiale di Firenze nella cattedrale di Santa Maria del Fiore il 9 Novembre, prima tappa di apertura.

Firenze accoglie Francesco in un’attesa festosa: la città ha cambiato viabilità e, complice i lavori in corso per due linee di tramvia su tre da completare, lo sforzo del capoluogo toscano per logistica e sicurezza è a dir poco provante. La cattedrale si riempie, mentre fanno il loro ingresso delegati e porporati, giovani e meno giovani, rigorosamente ordinati dal meticoloso servizio d’ordine. La città è tappezzata: Firenze è pronta ad abbracciare i delegati e aspetta il papa venuto dai confini del mondo. «Certo è una grande occasione per la città: forse anche troppo grande per Firenze, che non è abituata a gestire presenze numeriche così enormi… Forse Roma è più abituata: lavorare per affrontare questo evento è stto sfiancante», ammette un operatore della logistica in Duomo, che aggiunge: «Aspettiamo un Papa che di apparenza e sfarzo se ne fa davvero poco e la gente aspetta di incontrarlo per i problemi che molti attraversano nelle periferie. Lui credo voglia incontrare loro più che le parate della città».

 

Tra gli addetti alla sicurezza, molta abitudine e un po’ di preoccupazione per i numeri: «Siamo pronti anche se certo ci aspettiamo folle cui la città non è abituata», affermano due agenti. «Interessante la figura di questo papa, vogliamo sentire cosa ci dirà perché quando parla ha un impatto anche su chi come noi non ha una grande fede». Una signora più anziana, memoria storica della città, dedita all’educazione di molti bambini in situazione di disagio sociale, siede invece molto in anticipo in cattedrale, evidentemente sull’orlo della commozione: «Questo Papa dà grande speranza e ci conforta nel riscatto da dare a certi ragazzi dimenticati. Bisogna dargli forza perché talvolta non sappiamo cosa dire noi stessi di fronte alle richieste di attenzione che ci vengono da ragazzini di periferia che chiedono di essere ascoltati e accolti. Aspettiamo il Papa, che proprio come Giorgio La Pira, quando ero ragazzina, ci ricorda di nutrire nella Madonna la fede. Il convegno non deve però restare per pochi eletti o pochi intimi interni alla Chiesa: fuori ci sono tanti a cui dobbiamo dare ascolto e risposte».

 

Anche un giovane sacerdote, da Civitavecchia, preme per sottolineare l’importanza che «quanto Dio spirerà ai delegati non resti inter nos, appannaggio esclusivo di documenti poi dimenticati: la misericordia di Dio deve arrivare a chi non ci conosce e non conosce i lavori del convegno». Firenze, e prima Prato, accolgono Francesco ed un convegno che segna per la Chiesa un passaggio di riflessione alla luce delle incalzanti riforme intonate dal pontefice: ai posteri, a tutta la comunità cristiana, il compito di non rendere appannaggio “locale” le istanze che saranno suscitate e i documenti che impreziosiranno il cammino della Chiesa italiana.

Di seguito la relazione di mons. Nosiglia in aertura del convegno

http://www.avvenire.it/Chiesa/Pagine/intervento-nosiglia-al-covegno-ecclesiale-di-firenze.aspx

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