Firenze i colori della pace
Igiovani sono come le rondini che annunciano un tempo nuovo. Giorgio La Pira lo disse molti anni fa. Non sappiamo se l’avrebbe ripetuto durante le giornate che hanno visto nella sua Firenze il Forum Sociale Europeo, ma non vi è dubbio che i giovani erano proprio tanti. Erano tanti alla manifestazione finale, composta, corretta, festosa, con una sorta di alleanza “non detta” tra le persone, ma che si respirava nell’aria: dimostrare con i fatti che chi aveva preannunciato catastrofi si era sbagliato totalmente, e che si sfilava per esprimere il no alla guerra senza se e senza ma, e quindi un sì impegnato alla costruzione della pace. Ma anche nei giorni precedenti in certe sale era impossibile entrare se non arrivavi per tempo, come nell’auditorium del Palacongressi, dove si sono affollati almeno in tremila ad ascoltare e dibattere su pace e sviluppo. Non volava una mosca: attenzione, sottolineature con applausi nei passaggi salienti dei relatori. Le idee e le proposte sono state raggruppate secondo alcune aree tematiche prevalenti: globalizzazione, guerra e pace, diritti e cittadinanza. Sono i punti su cui ruotano da tempo le iniziative di questo “movimento di movimenti”, come ama chiamarsi per sottolineare pluralità e varietà di espressioni, definito no-global forse un po’ sbrigativamente. Nei giorni del Forum la Fortezza da basso non ha ospitato sfilate di moda o mostre, ma stand in cui si offrivano magliette e gadget, libri e appelli, ma anche la possibilità di dialogare con attivisti di ong e gruppi diversi. La domanda alla fine restava: si può proprio dire che “no-global” sia ciò che accomuna gli esperantisti e i federalisti europei, gli ambientalisti contrari al traforo del Gran Sasso e i messicani del Chiapas, gli eredi di gruppi marxisti-leninisti e i volontari impegnati in programmi di sviluppo? Certamente è gente che crede nelle idee per cui si batte, e in mezzo a tutti ci stavano bene anche i Giovani per un mondo unito che invitavano a conoscere il progetto dell’Economia di Comunione e le relative realizzazioni in oltre settecento aziende. La città ha vissuto in maniera sofferta quella che, dopo l’esperienza di Genova, era stata presentata come un’invasione devastante, ma che si è poi rilevata tranquilla e pacifica. Firenze ha una tradizione di apertura, di tolleranza, di dialogo. Lo ha rilevato il presidente della Provincia, Michele Gesualdi: “Firenze è stata ferita, umiliata da una pressione mediatica inconsueta. Ma la sua vocazione è di ricevere e di dare”. Gli amici fiorentini che ho incontrato in quei giorni me l’hanno detto: “Tanta gente ha avuto paura, sembra quasi di essere in agosto, quando la città si svuota e restano solo i turisti”. Anche per questo c’è stato chi ha cercato di avvicinare il Forum alla città, piantando una tenda davanti alla chiesa di Santa Maria Novella: una tenda colorata dove al pomeriggio o di sera si presentavano gruppi artistici; una tenda accogliente dove, bevendo un aperitivo, si poteva dialogare con alcuni dei personaggi di passaggio a Firenze. Anch’io mi sono ritrovato in cerchio la prima sera, sotto una pioggerellina fredda e battente, con un succo di frutta ecologico e qualche nocciolina. C’erano scout e aderenti alla Rete di Lilliput e della Tavola della Pace, membri dei Focolari e dell’Azione Cattolica. E le piazze del centro, di sera, si sono sono riempite di giovani con la voglia di ballare e di stare insieme. Il Forum Sociale si annunciava come un grande appuntamento con una caratterizzazione sociale e politica accentuata. La diocesi di Firenze non ha aderito ufficialmente all’avvenimento, ma ha mostrato grande attenzione ai temi in discussione. Lo ha fatto con una serie di appuntamenti nei mesi precedenti, ospitando anche il convegno di sessanta associazioni e movimenti cattolici riunite nella sigla “Sentinelle del Mattino”. La scelta di partecipare era lasciata ai laici cristiani secondo la loro competenza e responsabilità, e in effetti se ne trovavano fra i relatori e fra i partecipanti, ma anche in gruppi organizzati. Hanno promosso seminari e conferenze gli scout e Pax Christi, Umanità Nuova e Giovani per un mondo unito; erano presenti Beati i costruttori di pace e altre associazioni. Un gruppo di rappresentanti di chiese cristiane europee è stato ricevuto dall’arcivescovo di Firenze, mons. Antonelli. Il contributo è arrivato soprattutto sotto il profilo delle idee e delle proposte concrete: sulla pace e la non violenza, sullo sviluppo e il volontariato internazionale, sull’economia e il ruolo del mercato con l’Economia di Comunione. Un Forum centrato sull’Europa non deve far pensare che il dibattito sia stato monotematico. In realtà sono echeggiati i filoni classici di riflessione: finanza e Tobin tax, ambiente e organismi geneticamente modificati, sviluppo e diritto all’acqua per tutti, pace e conflitti. L’Europa ha fatto da sfondo per le responsabilità che ha, per l’attenzione che deve dimostrare alle problematiche globali, perché la politica come ricerca del bene comune prevalga sulle scelte mosse da sole ragioni economiche. Per la sua natura di spazio aperto, dal Forum sono arrivati soprattutto stimoli e proposte, anche con alcuni no come quello alla guerra, che vanno ascoltati da chi ha responsabilità nelle istituzioni. Nelle conferenze so- no prevalse le voci di chi sostiene le idee del movimento. In vista del prossimo Forum europeo che si terrà in Francia e considerando anche la grande presenza di giovani, sarebbe auspicabile un maggiore confronto fra idee diverse, uno spazio anche per i rappresentanti delle istituzioni, in modo da analizzare le situazioni nella loro complessità e per non scivolare nella prospettiva del tutto e subito. Alla fine è emersa soprattutto una grande voglia di pace e per questo messaggio Firenze è stato certamente il luogo adatto.