Finanza amica dell’ambiente?
La cattiva notizia è che Donald Trump cancella, come promesso in campagna elettorale, i limiti di emissione di gas serra imposti dalla amministrazione Obama per rispettare gli impegni per l’ambiente dell’accordo di Parigi. Una promessa che lo aveva fortemente aiutato a vincere le elezioni negli stati in cui si estrae il carbone che viene bruciato nelle centrali elettriche americane che tali limiti non avrebbero potuto rispettare, con conseguente chiusura delle miniere e perdita di posti di lavoro.
Una cancellazione che è una vera assurdità mentre gli stati del sud est americano per il riscaldamento degli oceani sono investiti da uragani di potenza mai vista ed i vigneti della California bruciano per siccità e venti impetuosi rendendo irrespirabile addirittura l’aria di San Francisco. Eliminare quei limiti poi non salverà alcun posto di lavoro: la estrazione del carbone è comunque resa antieconomica dalla disponibilità di gas naturale e petrolio con minor impatto ambientale, estratti dal suolo on la tecnica del “fracking”.
La buona notizia è invece l’annuncio del gruppo finanziario francese Bnp Paribas della rinuncia a finanziare nuovi progetti di estrazione di petrolio da sabbie bituminose, di ricerca di petrolio nell’Artico e di fracking, per dedicare entro il 2020 quindici miliardi di Euro al finanziamento di progetti di sviluppo di energie rinnovabili. Naturalmente il gruppo francese è portato a mettere in evidenza la sensibilità all’ambiente che questa decisione comporta, anche se è difficile pensare che tale sensibilità arrivi a muovere cifre così rilevanti se non fosse supportata da altre considerazioni strettamente economico finanziarie.
In un mondo in cui l’arco temporale delle decisioni è ridotto alle prossime elezioni o al rinnovo dei consigli di amministrazione di grandi società, gli unici che sono obbligati a considerare un futuro di almeno venti anni sono i banchieri, perché unicamente in quell’arco temporale essi coglieranno i frutti dei loro investimenti in grandi progetti produttivi; in quell’arco temporale essi iniziano a considerare che il tempo del petrolio e del carbone è passato ed è più sicuro investire in energie rinnovabili.