Finalmente Italia!

Una nazionale divertente, competitiva, a tratti spumeggiante, si impone per 1-0 contro la Polonia, nella seconda uscita ufficiale nell’ambito della Uefa Nations League.

Il nuovo torneo ha visto poco più di un mese fa ai nastri di partenza 55 nazionali divise in 4 serie. Il risultato dell’Italia potrebbe essere particolarmente importante, vediamo perché.

Cos’è la “Nations League”?

Iniziato il 6 settembre 2018, con la prima partita tra Germania-Francia, il torneo dovrebbe disputarsi ogni due anni ed è stato progettato per ridurre gli impegni amichevoli tra nazionali, cercando di aumentarne invece la competizione, con un ghiotto incentivo: arrivare alla “Final Four”, ossia il minitorneo tra le migliori quattro squadre a giugno 2019, che significherebbe accedere direttamente tra le 24 compagini che prenderanno parte agli Europei del 2020. La Nations League, alla sua edizione inaugurale, vede le squadre divise in 4 leghe diverse a seconda del ranking (A, B, C e D) da 4 gironi ciascuna: l’Italia è al momento nella lega A, nel girone 3 compreso con Portogallo e, appunto, Polonia. Le vincitrici dei gruppi delle leghe inferiori alla A vengono promosse in quella superiore, mentre chi arriva ultimo retrocede; chi si aggiudicherà i gironi della Lega A accederà alle suddette Final Four, in cui sarà decretata anche la squadra vincitrice della coppa. Intanto sarà importante fare bene le qualificazioni agli Europei del 2020, dato che le quattro squadre migliori di ogni Lega che non si qualificheranno accederanno di diritto agli spareggi previsti a marzo. Ecco perché, con la vittoria di ieri sera sulla Polonia, la Nazionale italiana ha evitato una non certo onorevole “retrocessione” di serie, sperando ora di fare bene anche contro il Portogallo e, all’ultima gara, contro la Polonia per potere giocarsi la “final four”.

L’avversario: un’italianissima Polonia

Una gara dominata, condotta a lungo in maniera spettacolare, anche se risolta solo al 92’, quella dei ragazzi guidati da Roberto Mancini. A farne le spese, una Polonia tra le più competitive in assoluto della sua storia calcistica, anche se ancora solo sulla carta, data la mediocre prestazione offerta davanti ai nostri, probabilmente imposta dall’ottima performance azzurra. Oltre a uno dei bomber principi del calcio internazionale, Lewandowsky, i nostri avversari schieravano anche Milik, bomber in forza al Napoli di Ancelotti, relegando in panchina Piatek, attuale capocannoniere della nostra serie A, dalla quale la selezione polacca attinge al momento a piene mani: se a centrocampo spaziavano la mezz’ala tuttofare Zielinsky, anch’egli talento in forza al Napoli, e Linetty, mediano alla Sampdoria, la difesa a protezione del portiere juventino Szczesny contava sui terzini Reca (a sinistra, con l’Atalanta), e Bereszinski (a destra, con la Sampdoria), ai fianchi del centrale Glik, per anni amata conoscenza dei tifosi del Torino.

La partita: bentornata Italia!

Mister Mancini conferma l’undici visto contro l’Ucraina: a protezione del portiere Donnarumma, i veterani juventini Bonucci e Chiellini, affiancati dai terzini di spinta Florenzi e Biraghi; a centrocampo Jorginho si piazza in cabina di regia, affiancato da Barella e Verratti interni, mentre Chiesa e Insigne svariano sul fronte offensivo insieme a Bernardeschi, attaccante esterno proposto però in un inedito ruolo di “falso nove” centrale in salsa spagnola, intuizione azzeccatissima. Il primo tempo è infatti senso unico, tra sovrapposizioni, scambi rapidi e possesso palla tali da ricordare per l‘appunto il dominio proposto tra il 2010 e il 2014 dal leggendario “tiki taka” iberico, ma il risultato resta inchiodato sullo 0-0 fino all’intervallo: più per caso che per demerito, date ben due traverse (su conclusione di Jorginho dal limite e inserimento di Insigne ad anticipare Szczesny) e i miracoli dell’estremo difensore avversario: su un diagonale ravvicinato di Jorginho, su un’incornata di Chiellini e su una botta ravvicinata di Florenzi.

A inizio ripresa i polacchi tentano di aggiustare la tattica passando da un 4-3-1-2 a un 4-4-2, sfiorando anche un beffardo vantaggio con Grosicki, che a pochi metri dalla porta si vede respingere il diagonale vincente da Donnarumma. Azzurri di nuovo in cattedra, prima con Biraghi, che spara alla stelle a pochi metri dalla porta, poi con Chiesa, che sarebbe anche entrato in porta con tutto il pallone al termine di un fraseggio di squadra in stile Barcellona di Guardiola, se solo Insigne non fosse stato fermato per fuorigioco.

Poi Bernardeschi grazia clamorosamente gli avversari due volte, sparando fuori: prima di testa a tu per tu col portiere, poi con un gran sinistro dal limite. Nelle battute finali, le gambe iniziano a pesare, la pazienza a diminuire e la Polonia in contropiede potrebbe essere anche letale, se Milik non sparasse clamorosamente alto un pallone arrivatogli all’altezza del dischetto del rigore su un capovolgimento di fronte. Alla fine però, la gioia dei nuovi ragazzi terribili del “Mancio” arriva su calcio d’angolo, quando un tocco di testa in torsione del neoentrato Lasagna libera sul secondo palo la volée sotto misura di Biraghi, per una vittoria strameritata che restituisce un’Italia del calcio finalmente di prospettiva.

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