Filo diretto con Haiti
I volontari di Azione Famiglie Nuove si sono messi ieri in contatto con Italia e Canada, per fare il punto sulle prime azioni da intraprendere.
Calmatosi il caos dei primi giorni dopo il sisma, Azione Famiglie Nuove inizia ad individuare le direttrici lungo cui muoversi per aiutare la popolazione di Haiti. I volontari di Afn si sono messi ieri in contatto con Italia e Canada, aggiornando sugli sviluppi della situazione in loco. «Il primo passo sarà quello di costituire un comitato per la costruzione di un edificio che dia ospitalità a 20 famiglie» ci riferisce Andrea Turatti. La popolazione sta infatti fuggendo dalla capitale distrutta, per tornare verso i loro paesi di origine nelle campagne. «Lì però non hanno più nulla – precisa Turatti – per cui l’accoglienza è una necessità immediata». Per questo Afn sta pensando anche ad un punto per la distribuzione di alimenti, che è però ancora in fase di progettazione. Riguardo invece alla costruzione del centro di ospitalità già si è iniziato a definire come reperire i fondi: «La proposta è quella di utilizzare le donazioni raccolte tramite i conti correnti attivati dal Movimento dei focolari, in particolare dai Giovani per un mondo unito – spiega Turatti – che sono pubblicati sul sito». La cosa interessante, aggiunge Turatti, è vedere come volontari e haitiani si siano attivati velocemente: «Avevano già da prima un’organizzazione meticolosa, che ora ha consentito di mettersi subito in moto».
Anche i missionari che vivono nell’isola fanno arrivare loro notizie. Pubblichiamo la lettera di un padre camilliano, che illustra la situazione attuale della loro missione.
Carissimi amici,
vi trasmetto la testimonianza diretta raccolta dai nostri missionari che ci hanno raggiunto per telefono, una prima volta mercoledì mattina alle ore 10 e una seconda volta giovedì pomeriggio alle ore 17. Il terremoto che ha devastato Haiti, e in particolare la capitale Port-au-Prince, ha lasciato dietro di sé solo cumuli di macerie, tantissimi morti, feriti, persone disperate. Dalla viva voce dei nostri missionari ho saputo di una città spettrale, disseminata di cadaveri, totalmente abbandonata, senza nulla che funzioni, non più ospedali, negozi, chiese, uffici, banche, carceri… ma lascio alle immagini e ai reportage dei giornali e telegiornali la situazione generale.
La nostra missione, con il suo ospedale, gli ambulatori, il centro nutrizionale, il centro per handicappati, la scuola, non è crollata. I cinque chierici teologi, che nei primi due giorni si davano per dispersi o addirittura morti, sono in realtà vivi e sono riusciti a salvarsi dal crollo della scuola, dove stavano frequentando i corsi di teologia; la maggior parte dei bambini da noi assistititi sono salvi, sia quelli dell’ospedale che quelli della scuola (le lezioni al momento del sisma erano terminate, non sappiamo se qualche bambino sia rimasto ferito o sia morto a causa del crollo della sua casa).
Tutti i nostri religiosi e religiose presenti in Haiti sono vivi e stanno bene. Sia l’ospedale che la scuola hanno retto bene: sono lesionati i muri ma le costruzioni sono in piedi. All’interno dell’ospedale la violenza del terremoto ha distrutto buona parte dei mobili e delle strumentazioni: basti pensare che la poltrona dentistica è stata divelta e gettata contro il muro dalle violente scosse. Sin da subito sono iniziati ad arrivare i feriti e i sopravissuti. Il 14 gennaio erano già state medicate, curate e dimesse più di 500 persone. Arrivano in continuazione feriti, con arti spezzati, emorragie, traumi interni. Attualmente, sistemati sotto i portici nei cortili dell’ospedale, ci sono centinaia di ammalati. Lavorano giorno e notte 3 medici, 5 infermieri, i nostri religiosi e religiose, i seminaristi.
Mancano acqua, cibo, medicine. La gente è affamata e non ha niente da mangiare e da bere. Le necessità immediate sono cibo e farmaci, in particolare antibiotici, anestetici, antitetanici, fleboclisi, garze, cerotti, disinfettanti. Alimentari: riso, pasta, olio, dadi, scatolame (pelati, fagioli, piselli), tonno, carne in scatola. Un container è già partito, altri partiranno la prossima settimana. I fondi che riceveremo saranno utilizzati per i primi interventi e per la ricostruzione. Si temono saccheggi, violenze, non ci sono forze dell’ordine, il corpo di polizia è stato decimato.
Vi chiediamo di pregare perché questa povera e disperata gente possa risollevarsi, rimettersi in piedi e continuare a vivere nonostante tutto. Dov’era Dio martedì pomeriggio alle 16,30 quando ad Haiti la terra tremava? Sono forse figli di un Dio minore? Perché sempre tutto e il peggio sulla testa dei poveri? Non bastavano la miseria, i cicloni, le inondazioni puntuali come la morte ogni anno? Perché Dio non sembra ascoltare il grido di questi disperati? È facile e naturale cadere in questa tentazione …