Film per il weekend

Pellicole in sala nel fine settimana del primo maggio
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Cannes si sta facendo più vicino, con i tre film in lizza dei nostri Garrone, Sorrentino e Moretti e intanto  continuano le uscite in sala.

Al solito, panorama variegato. Nulla di eclatante, in verità. Per piccoli e grandi il cartone “I 7 nani” rivisitazione fantasiosa della favola di Biancaneve; i l documentario per gli appassionati “Cobain: Montage of Heck”, il primo effettuato sul cantante dei Nirvana, morto a 27 anni, con filmini inediti girati in casa.

Stravaganze, trhiller alberghiero e comicità intelligente in “Marigold Hotel”, sequel con un cast di “anziani” in gran forma come Richard Gere e Judi Dench; dramma invece e tosto in “Chid 44 –Il bambino numero 44” di Daniel Espinosa sui misfatti della Russia sovietica, assai intrigante.

Surrealismo molto iberico in “Le streghe son tornate” di Alex de  la Iglesia e  per chi lo conosce – vi recita la grande Carmen Maura –  c’è da divertirsi e sconcertarsi insieme.

Una notte per sopravvivere

Questo è un film a parte.  Perché Liam Neeson ormai si sta ritagliando le parti del killer maturo Jimmy Conlon, fedele amico del boss Shawn Maguire (un perfetto Ed Harris), ma i figli dei due amici vengono coinvolti tragicamente e l’amicizia dei due “anziani” si infrange.

Un trhiller molto americano, ovviamente, dove la legge del selvaggio West è trasportata ai giorni nostri con tanto di duello finale, difficoltà nel rapporto padre-figlio (questo più “moderno”) e con i l ritmo adrenalinico e crudele che non manca mai.

La faccia tesa e stanca di Neeson è imperdibile come quella triste di Harris, a riprova che due grandi attori sanno ancora fare un bel cinema d’azione, diretto con foga da Jaume Collet-Serra, in un racconto molto maschilista da vecchio Far West, eppure venato di sottili e belle malinconie.

White God – Sinfonia per Hagen

 

Da non perdere questo film. Dimenticare infatti i soliti racconti a quatto zampe, perché qui siamo di fronte al lavoro, di alto livello, dell’ungherese Kornèl Mundruczò, vincitore a Cannes della sezione Un certain régard.

La storia della ragazzina Lili che trascorre qualche mese con il padre divorziato e scorbutico a suonare in un’orchestra si unisce a quella del suo cane bastardo Hagen. La vita dell’animale, abbandonato dal padre, è sconvolta: passa da un padrone all’altro, viene educato ai combattimenti, fugge, è disperato, perde la bontà nativa. Poi si ribella con gli altri cani contro la città …La metafora è stringente ed il rapporto cane-uomo è simbolo delle diseguaglianze sociali, delle violenza nei rapporti e della possibilità di sperare ancora. Intenso, crudele e bello. Bravissima la ragazzina Zsofia Psotta.

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