Filippine: dopo la morte di Wilma e Benito Tiamzon

Wilma e Benito Tiamzon, settantenni leader della guerriglia comunista nelle Filippine, sarebbero stati uccisi dai militari nell’agosto 2022 nei pressi di Catbalogan City, nell’isola di Samar, circa un’ora di volo a sudest di Manila. La loro morte lascerebbe il Partito comunista filippino senza una vera leadership dopo oltre 50 anni di opposizione armata
Wilma e Benito Tiamzon
AP Photo/Bullit Marquez

Negli ultimi giorni, sono arrivate sia dagli organi di stampa filippini che dal Partito comunista delle Filippine (Cpp) conferme incrociate sulla morte dei due leaders della ormai annosa guerriglia ingaggiata dall’estremismo comunista contro il governo e le forze militari regolari del Paese asiatico. Wilma e Benito Tiamzon, marito e moglie, secondo le fonti del loro partito, erano stati catturati, torturati ed uccisi, nell’agosto scorso. I loro corpi erano stati poi caricati su una barca fatta esplodere al largo. Questa la versione che il gruppo estremista ha sempre sostenuto, accusando il governo e l’esercito di aver compiuto un’azione di guerra contro il gruppo politico che da decenni combatteva in varie zone del grande arcipelago. Per contro, le forze armate, e in particolare l’aviazione militare (Afp), hanno rilasciato dichiarazioni sulla legittimità dell’operazione, affermando che la versione comunista non è altro che la tipica propaganda del Cpp per influenzare il popolo filippino.

Lo scontro sarebbe avvenuto il 22 agosto 2022 nelle acque attorno a Catbalogan City, Samar. Non esistono comunque certezze sulla morte della coppia, riconosciuta leader del comunismo combattente filippino. Secondo i militari, c’erano evidenze sulla presenza dei Tiamzon ma nessuna certezza, semplicemente dei sospetti. Fonti governative hanno rilasciato dei comunicati ufficiali che affermano che le dichiarazioni giunte dagli organi del Cpp, se vere, confermerebbero il successo delle operazioni militari intraprese da tempo per assicurare che la leadership di questo partito combattente (nell’arcipelago asiatico) non potesse sfuggire alla giustizia.

La morte dei due leaders, entrambi sui settant’anni ma ancora molto attivi sia politicamente che per azioni intraprese, lascierebbe il Partito comunista delle Filippine senza una vera leadership. Il movimento è da lungo tempo considerato fuorilegge e le sue azioni underground erano intese come vera guerriglia contro il Paese. Il governo continuava ad accusare i Tiamzon e la loro politica militarista come un’attività contraria alla tendenza di una vita tranquilla e pacifica delle comunità che vivono in diverse isole dove il Cpp è militarmente presente. Negli ultimi giorni sono comunque continuati i rimpalli di accuse fra le parti con l’ammissione dell’avvenuta morte dei due leaders da parte dei loro seguaci. Secondo fonti comuniste, pare che i Tiamzon non fossero soli, ma che il gruppo fosse costituito da una decina di persone che sarebbero state tutte uccise nello scontro, o successivamente, con i militari.

La notizia della morte dei due leaders comunisti è stata ripresa anche da AsiaNews, l’agenzia cattolica dei padri del Pime che sono molto presenti nel sud delle Filippine. L’organo di stampa sottolinea come quella del Nuovo esercito del popolo (Nep/Npa) sia una guerriglia in corso da ben 54 anni. Per questo sarebbe probabilmente la ribellione armata di ispirazione comunista (non maoista) più duratura al mondo. In questi decenni, il confronto tra ribelli e forze governative sarebbe costato la vita a 43 mila persone. Anche se la lotta non è stata sempre viva, lo scontro non si è mai davvero interrotto, trasformandosi in un conflitto a bassa intensità che ha però continuato a garantire al Nep/Npa il controllo su diverse aree dell’arcipelago. Tuttavia, col passare degli anni, il gruppo si era andato indebolendo ed aveva subito un sensibile ridimensionamento numerico. Per altri versi, la presenza della guerriglia comunista anche se solo a livello latente, ha giustificato iniziative di repressione, da parte delle forze di sicurezza, che sono state spesso indiscriminate, se non illegali, nei confronti di gruppi o individui critici del governo. Attualmente la mancanza di una vera leadership del Cpp rende più difficile il dialogo tra governo e comunisti, peraltro ufficialmente interrotto durante la presidenza Duterte, precedente a quella attuale di Ferdinand Marcos Jr.

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