Figli nella Rete
Nostra figlia Maddalena di 11 anni ha ricevuto in regalo dalla nonna il suo “vecchio” smartphone. Come genitori abbiamo accettato, ma con la regola che non deve iscriversi ai social, che avremo accesso al telefono e che ogni applicazione sia approvata prima di essere installata. Non è facile dire di no ad una applicazione che tutti hanno, o a quel social dove tante amiche già pubblicano foto, ma per noi è fondamentale, perché questi strumenti creano dipendenza. Per i ragazzi, ancora privi di una corretta capacità di giudizio, alla dipendenza si aggiunge poi la sottovalutazione dei pericoli della Rete, nascosti per esempio nelle applicazioni dove è possibile condividere foto, video e pensieri con persone sconosciute.
Nella società occidentale di oggi non è possibile privare a lungo un giovane dell’uso di uno smartphone, ma il controllo dei genitori è l’unica possibilità per i figli di salvarsi dalle sirene del mare della Rete. Il nostro è un periodo strano: forse per la prima volta nella storia dell’umanità i ragazzi hanno l’impressione di non avere nulla da imparare dai loro genitori o nonni, perché hanno più dimestichezza con le novità tecnologiche. Inoltre le verità trasmesse dai genitori sono messe in dubbio dalle altre verità disponibili on line. Che fare? Formarsi e informarsi sui rischi della Rete, dare l’esempio, resistendo alla tentazione di rispondere immediatamente ai continui messaggi in arrivo proprio all’ora di cena, cercando di far capire ai figli che i veri rapporti si costruiscono di persona, perché la vita non è tutta on line. La vita è una sola e merita spenderla bene: non è ancora stato inventato il bottone per “riavviare il sistema”.