Figli di adozione
“Non avendo figli, abbiamo preso Simone in adozione dal brefotrofio quando aveva due anni. Ora ne ha sei. La maestra ci ha fatto presente delle note negative del suo carattere e la difficoltà ad accettare i compagni. Non dipenderà dal fatto, come lei sostiene, che non ha avuto l’amore della mamma naturale?”. Genitori di Teramo Le moderne ricerche di psicologia infantile, come giustamente sottolinea il prof. Heriberth Muelhn di Padeborn, mettono molto in rilievo la madre. Questo a me sembra già un vero progresso rispetto alle teorie psicologiche freudiane che incentravano tutto sul padre. Muelhn, infatti, sostiene che, oltre il periodo di simbiosi dei nove mesi di gravidanza, il neonato scopre nella madre che lo nutre e lo accudisce suo “tu”: esperimenta cioè il primo rapporto sociale. Pian piano poi il neonato, ma specialmente bambino, stabilisce rapporti col padre, con i fratellini, e via via con i parenti e poi con tutti. Questa costatazione scientifica dovrebbe stimolare il mondo adulto ad un maggior rispetto e gratitudine verso le mamme, le quali dovrebbero poter usufruire di maggior tempo per i loro neonati. Lo stato, che trarrà beneficio dal loro lavoro, dovrebbe sostenere anche economicamente le famiglie: esse sopportano invece tutto il peso fra tante difficoltà. Nel caso specifico, non avendo nessuna intenzione di contraddire Muelhn, debbo innanzitutto compiacermi con i genitori di Teramo per il gesto generoso di adozione del piccolo Simone. In secondo luogo posso affermare, per testimonianze avute, che molti adottati sono felicissimi riconoscenti verso coloro che hanno dato loro una famiglia; inoltre, avendo sofferto, crescono meno superficiali ed esigenti verso i genitori adottivi. quali, anche secondo le statistiche, si rivelano meno possessivi di quelli naturali.