Figc, Gabriele Gravina è il nuovo presidente

Classe 1953, costruttore ed ex presidente della Lega Pro, Gravina è stato eletto al primo scrutinio con un plebiscitario 97,2% dei voti. Il suo è un programma ricco di riforme: l’obiettivo è quello di far cambiare marcia al sistema-calcio in Italia
Gabriele Gravina, candidato unico alla presidenza della Figc, dopo la sua elezione, Fiumicino (Roma), 22 ottobre 2018.

La sua elezione, avvenuta nel primo pomeriggio di ieri, è stata poco più di un atto formale. Il miracolo, se così si può definire, è avvenuto in precedenza: quando cioè il mondo del pallone italiano, dopo mesi di divisioni e boicottaggi che hanno portato anche al fallimento della precedente tornata elettorale, si è compattato attorno al nome di Gabriele Gravina. Si è arrivati così alla tanto sospirata candidatura unica, attorno alla quale il dirigente federale ha costruito un programma ambizioso, fatto di tanti punti cardine ai quali, durante il percorso, se ne sono aggiunti altri. Obiettivo, provare a non scontentare nessuno dei suoi “grandi elettori”.

La strada nel mondo del calcio, che ha poi portato il costruttore Gabriele Gravina al vertice della piramide della Federazione, è cominciata a metà degli anni ’80 in un paesino abruzzese che ogni appassionato almeno trentenne ha imparato a conoscere. Il Castel di Sangro, sotto la sua proprietà, ha ottenuto tra ’84 e ’95 ben 5 promozioni, volando addirittura in Serie B: un miracolo per un borgo di 5 mila abitanti. La sua esperienza prosegue come Consigliere di Lega in Serie C e nella Federcalcio: quindi, il percorso lo porta all’Uefa, fino a diventare negli anni 2000 capodelegazione della Nazionale Under 21. Infine, l’esperienza come presidente della Lega Pro, dal 2015 fino allo scorso 16 ottobre.

Una presidenza, quella della terza serie professionistica, durante la quale Gravina ha vissuto parecchie turbolenze legate ai numerosi problemi del calcio italiano. Le mancate iscrizioni in seguito ai fallimenti hanno messo a dura prova tutto il sistema. Il caos ripescaggi che ha contrassegnato la scorsa, pazza estate, ha visto poi lo stesso Gravina ergersi a paladino del rispetto delle Norme Federali, criticando una giustizia sportiva lenta e farraginosa che, invece di risolvere il problema, lo ha aggravato. Questo nel momento in cui la Lega B e la Figc commissariata hanno forzato le regole, mettendo in piedi una inedita B a 19 che ha visto essere tagliate fuori dalla serie cadetta le 5 candidate al ripescaggio, dopo i fallimenti di Avellino, Bari e Cesena. Alla fine la strategia di Mauro Balata e Roberto Fabbricini (presidente di Lega B e Commissario Figc) ha avuto a meglio, ma Gravina si è comunque imposto come unico uomo in grado di governare il caos.

Figc: Gravina eletto presidente al 1/o turno col 97,20%

Proprio partendo dal caos estivo, il neopresidente federale ha tratto spunto per stilare un programma dagli ambiziosi punti cardine: riforma dei campionati (20 squadre in A e B, 60 semiprofessioniste in C); armonizzazione dei pesi elettorali all’interno della federazione, in base all’interesse prioritario di ogni componente; riforma della giustizia sportiva, con tempi brevi e procedure chiare, in calce alla riscrittura di norme fin troppo lacunose e formazione specifica per i giudici; un programma che doti l’Italia di stadi smart, in vista di una possibile candidatura a Euro 2028. A questi si sono aggiunti anche altri capisaldi: l’impegno a sostenere i costi arbitrali; il dialogo col governo in merito al divieto sulla pubblicità delle aziende di scommesse, fonte di ricchi introiti per le squadre; una commissione permanente per la gestione dei fondi provenienti dal Coni e destinati alle Leghe; la volontà di inserire nuovamente un albo degli agenti, in modo tale da sottoporli al controllo federale.

Un programma che, se applicato alla lettera, potrebbe contribuire a rendere più sostenibile il sistema calcio azzurro. Un concetto che Gravina ha tenuto a sottolineare anche durante il discorso di ringraziamento: «Il nostro sistema deve essere in grado di sostenere i suoi uomini e le sue società. Le uniche porte che chiuderemo saranno quelle ad avventurieri e speculatori. Prima di un presidente che parli, ce ne vuole anche uno che ascolti. Non basta contare le quantità di un sistema, vanno misurate le qualità. La strada non sarà facile – conclude Gravina –, ma il nostro riscatto comincia oggi». L’auspicio è che ieri si possa considerare finalmente concluso l’annus horribilis dello sport più popolare in Italia, cominciato lo scorso novembre con l’eliminazione degli azzurri dal Mondiale e proseguito con un commissariamento che non poteva di certo risolvere i gravi e numerosi problemi esistenti. Chiunque ami il calcio non può far altro che sostenere Gravina nella sua impresa.

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