Fiera Eos, no ai produttori di armi da Paesi condannati dall’Onu
Ai primi di febbraio apre i battenti a Verona, per il quarto anno consecutivo, la fiera EOS (European Outdoor Show): manifestazione dedicata alla caccia, pesca, tiro sportivo, nautica, sport all’aria aperta che richiama nella città le persone appassionate di queste attività del tempo libero. Fino a qui potrebbe sembrare una fiera come tante altre, non fosse che – in virtù del comprendere anche caccia e tiro sportivo – la manifestazione prevede anche l’esposizione di armi. Più volte negli scorsi anni si era levata la voce di diverse realtà della società civile contro la maniera “disinvolta” con cui la questione veniva trattata: dal fatto che sia consentito l’accesso anche ai minorenni se accompagnati da un genitore, ad episodi di mancato rispetto di alcuni punti del codice etico – tra cui quelli riguardanti la promozione di armi per difesa personale.
Le associazioni Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza, Rete italiana Pace e Disarmo e Movimento Nonviolento, dopo aver seguito l’evolversi di questa manifestazione fieristica fin dal suo inizio, sono quindi tornate sulla questione tramite un comunicato congiunto alla vigilia della prossima edizione.
Punto chiave del comunicato è la considerazione che tra le richieste avanzate nelle passate interlocuzioni, pur riconosciute come proficue, tra Comune, Fiera e associazioni, c’era quella «che il “Regolamento Generale degli Espositori” di EOS escluda tutte le aziende produttrici di armi di Stati che sono sottoposti a misure di embargo di armi da parte delle Nazioni Unite o che sono ritenuti responsabili da parte di organismi delle Nazioni Unite di crimini di guerra e di crimini contro l’umanità, come avviene per Israele in questo specifico momento storico». Eppure, si denuncia, «nell’edizione che sta per aprirsi risultano presenti i prodotti di due aziende israeliane: la Bul Armory (armi da fuoco di alta qualità) e la Maglula (caricatori rapidi e veloci). Rinnoviamo pertanto la richiesta agli organizzatori di EOS di escludere dal salone fieristico i materiali prodotti da queste ed eventuali altre aziende sottoposte da parte delle Nazioni Unite e loro organismi alle misure sopraddette».
Viene comunque ricordato in senso positivo che l’interlocuzione con Fiera e Comune ha portato ad escludere la difesa personale dai settori a cui la manifestazione intende rivolgersi, all’adozione del codice etico e a maggiori restrizioni sull’accesso dei minorenni; per quanto venga ricordato che alla fine dell’edizione 2024 sono state comunque rilevate alcune criticità, prontamente comunicate agli organizzatori.
Viene inoltre rinnovata la richiesta che l’accesso ai padiglioni che espongono armi sia precluso ai minorenni (a parte coloro che sono iscritti alle Federazioni sportive da tiro) e che comunque vengano predisposte misure più rigorose per far osservare la disposizione della Questura di Verona riguardo al divieto di maneggio delle armi da parte dei minorenni.
Si ricorda inoltre come le associazioni abbiano chiesto e ottenuto «che il salone EOS non si prestasse ad ospitare eventi culturali e di tipo politico riguardo alle normative sulla legittima difesa o rivolte ad incentivare, in modo diretto e indiretto, la diffusione delle armi in Italia ai fini della difesa personale o abitativa. Una decisione, fatta propria dagli organizzatori di EOS, quanto mai rilevante considerato che nelle manifestazioni fieristiche dedicate alle armi che l’hanno preceduta, in particolare HIT Show di Vicenza e ancora prima EXA di Brescia, il settore della difesa personale e il tema della “legittima difesa” avevano invece sempre trovato ampio spazio e pubblicizzazione».
Pertanto, concludono le associazioni, «proseguiremo anche quest’anno, in spirito di collaborazione, il nostro impegno di controllo affinché la fiera EOS sia davvero e solo un salone dedicato alla caccia, alla pesca, alla nautica, al tiro sportivo e al tempo libero all’aria aperta».
Verona si conferma così una città in pieno fermento sotto il profilo dell’impegno per il disarmo e per l’educazione alla pace: è infatti nata a gennaio 2025 la Scuola di pace e nonviolenza, promossa dalla diocesi scaligera, dalla Fondazione Toniolo e dal Movimento Nonviolento. L’obiettivo è di formare giovani e adulti alla pace con competenze in mediazione politica, gestione dei conflitti e metodo nonviolento, sotto la direzione del presidente della Fondazione Toniolo, don Renzo Beghini, e del presidente del Movimento Nonviolento, Mao Valpiana. Il corso prenderà il via il 7 febbraio presso il salone di vescovi (piazza vescovado, 7) con la Lectio magistralis “Si può ancora sperare nella pace?” del prof. Giuliano Pontara, professore emerito di filosofia pratica dell’Università di Stoccolma e uno dei massimi studiosi della nonviolenza a livello internazionale, a partecipazione libera. Il corso (40 partecipanti al massimo) continuerà poi per 50 ore totali: il programma completo è disponibile su www.arenadipace.it.