Fiera delle armi aperta a minorenni
Puntuale anche quest’anno, come ad ogni edizione di Hit Show – la fiera delle armi di Vicenza, in cartellone dal 2015 – si è posto un nodo non di poco conto: il fatto che sia consentito anche l’ingresso ai minori di 14 anni se accompagnati da un genitore. Se la legge pone infatti limiti di età per acquistare ed utilizzare le armi, non vieta che ad un salone espositivo vengano fatti entrare bambini e ragazzi; e per quanto il regolamento redatto dall’ente fieristico sancisca il divieto per loro di maneggiare gli oggetti esposti, nelle scorse edizioni erano circolate foto che testimoniavano come questo non fosse stato rispettato. Le questioni etiche ed educative che si pongono in vista della nuova edizione dal 9 all’11 febbraio, che conta su un bacino di oltre 40 mila visitatori, sono quindi di non poco conto.
Già due anni fa la Commissione per la Pastorale sociale della diocesi di Vicenza, insieme ad altre realtà dell’associazionismo e della società civile, era intervenuta per chiedere all’amministrazione comunale – socia della Fiera –, se non di proibire del tutto l’ingresso ai minori, quantomeno di far rispettare il divieto di maneggiare le armi; appello che si è poi esteso alla città di Rimini, dato che dal 2016 le due fiere si sono fuse dando vita a Italia Exhibition Group (Ieg). L’appello aveva trovato un riscontro nel 2017 da parte dell’allora sindaco di Vicenza, Achille Variati; che aveva affermato di aver convenuto con il presidente di Ieg, Lorenzo Cagnoni, sull’opportunità di vietare in toto l’ingresso ai minori di 14 anni. La cosa però non è poi andata in porto – nel silenzio, almeno per ora, dell’attuale sindaco Francesco Rucco: e così Cagnoni ha confermato che «i minori di 14 anni continueranno ad entrare a Hit Show, ma vigileremo in maniera assoluta perché il divieto di maneggiare armi venga rispettato».
Poco è valso dunque che martedì 8 gennaio sia stato consegnato a Cagnoni stesso un appello sottoscritto dal tavolo che coordina le realtà che hanno sollevato la questione; e che rilevava tra l’altro come una mozione approvata dal Consiglio comunale di Vicenza nel settembre 2017 e un’interrogazione del Consiglio comunale di Rimini del dicembre dello stesso anno impegnassero le rispettive amministrazioni a concretizzare quanto accordato. La scelta di far entrare i minori, si legge nel testo dell’appello, «va contro ogni principio educativo; nessun calcolo economico può giustificare tale scelta; nessun vantaggio può trarne una società che si vuole fondata sul dialogo e sul rispetto dell’altro, e che non somigli ad un Far West dove impera la legge del più violento. […] Tali caratteristiche e carenze connotano Hit Show come un’operazione ideologico-culturale e, ormai, anche politico-elettorale, tesa a promuovere la diffusione di armi e normative che ne favoriscono l’utilizzo, ben oltre le tradizionali attività venatorie e le discipline sportive».
Rimini comunque si era già mossa: pochi giorni prima di Natale, 25 associazioni cittadine (tra cui Papa Giovanni XXIII, Pacha Mama, Educaid, Agesci, Anpi) avevano pubblicato una lettera aperta per chiedere una regolamentazione più stringente; e la questione è ritornata in Consiglio comunale anche nella seduta del 17 gennaio. «Non è accettabile lasciare che passi il principio secondo cui accedere alle armi sia facile, quasi un “gioco”: – hanno scritto le associazioni –. Si trasmette un messaggio pericolosissimo che crea una cultura deleteria, con l’unico obiettivo di rendere le armi un oggetto comune, familiare, alla portata di chiunque».
La risposta di Ieg non è mancata: «Al di là dei rispettabili e leciti giudizi soggettivi e culturali – spiega – è fondamentale conoscere e riportare però con esattezza i fatti oggettivi. È altresì doveroso evidenziare la totale correttezza dell’operato di Ieg, che nello specifico è conscia delle proprie responsabilità ed è quindi impegnata con azioni precise, oltre a quanto necessario per il rispetto della legge».
Il nodo quindi, almeno per ora, non sembra sciogliersi. Fin troppo scontato far correre il pensiero alla realtà statunitense e alle numerose (e “apertissime”) fiere delle armi, per quanto vadano evitati paralleli semplicistici che potrebbero risultare fuorvianti. Se la responsabilità, come sempre accade nelle questioni educative, è e rimane in primo luogo in mano ai genitori – che sono chiamati a decidere se portare o meno con sé i figli ad una fiera di questo genere –, nondimeno la questione assume i contorni di un’alleanza educativa (per ora mancata) tra la famiglia e un ente come una Fiera: a ricordarci una volta di più come nessuno possa dirsi estraneo dal crescere, come società, bambini e ragazzi.