Fiducia ai giovani
La risposta da lei data sul disagio giovanile (Città nuova 5/04), mi ha suscitato un dubbio a proposito del dare fiducia, o meno, a quei giovani che spesso rimangono pericolosamente adolescenti a vita. Ma cos’è veramente l’adolescenza?. Anna Maria Roma L’ adolescenza mette il bambino che cresce di fronte a nuove situazioni e a nuove prove. Egli sente che si sta avvicinando un momento cruciale dell’esistenza e possono rivelarsi, nel suo stile di vita, errori che fino ad allora erano passati inosservati: erano già presenti e un occhio esperto avrebbe potuti vederli da sempre. Adesso però aumentano di importanza e non possono essere ignorati. Per quasi tutti i bambini, l’adolescenza significa soprattutto una cosa: dimostrare che non si è bambini. Potremmo forse convincerlo che per noi questo è un fatto scontato, e se lo facessimo la situazione perderebbe molto della sua tensione. Ma se egli ha la sensazione che deve dimostrarlo, è abbastanza naturale che cerchi di mettere esageratamente in evidenza questo fatto. Moltissime manifestazioni dell’adolescenza sono il risultato del desiderio di mostrare indipendenza, parità con gli adulti, e virilità o femminilità. La direzione data a queste espressioni dipenderà dal significato che il bambino ha attribuito al fatto di essere adulto. Se essere adulto per lui significa essere libero da controlli, il bambino lotterà contro le restrizioni; molti ragazzi in questo periodo cominciano a fumare, a bestemmiare, e a fare tardi la sera. Alcuni adolescenti rivelano una ostilità inaspettata verso i propri genitori, che rimangono esterrefatti. Ma non si è verificato un reale cambiamento di atteggiamento perché il bambino apparentemente obbediente era sempre stato ostile verso i genitori: ma è soltanto adesso, quando ha più libertà e più forza, che si sente in grado di proclamare la propria inimicizia. Nella maggior parte dei casi, durante l’adolescenza ai figli viene data una maggiore libertà e una maggiore indipendenza. I genitori sentono di non avere più il diritto di sorvegliarli e proteggerli di continuo. Se però i genitori tentano di proseguire la loro sorveglianza, i ragazzi faranno sforzi ancora maggiori per sfuggire ai controlli. Più i genitori cercano di provare loro che sono ancora bambini, più essi lotteranno per dimostrare loro il contrario. Da questa lotta si sviluppa un atteggiamento antagonistico, ed abbiamo così il tipico quadro del negativismo adolescenziale. Teniamo sempre a mente che il compito dell’infanzia è quello di imparare ad avere fiducia, mentre il compito dell’adolescenza è quello di liberarsi dalla dipendenza dei genitori per trovare la propria identità, ed il compito invece dell’adulto è quello di essere autonomo per accettare se stesso e gli altri. L’adolescenza quindi ha tre aspetti da non sottovalutare. Il primo, potremmo chiamarlo la caduta degli dei: l’adolescente deve disinnamorarsi dei genitori per potersi sentire libero di amare un estraneo. Da qui la tendenza a giudicare i genitori e a vergognarsi di loro in pubblico, specie in compagnia di amici. Il secondo consiste nel taglio del cordone ombelicale, ovvero nella presa di coscienza che non si è più bambini ma neanche adulti: ecco che l’adolescente combatte la propria dipendenza psicologica. Mentre il bambino ha bisogno d’amore e approvazione dai suoi genitori, l’adolescente combatte ancora contro alcuni di questi bisogni ed ha paura che lo riportino indietro. Infine, la domanda: Chi sono?; l’adolescente ha un forte desiderio di trovare la propria identità; prova tanta insicurezza a staccarsi dalla vecchia immagine infantile che si porta dentro e, in questa fase di transizione verso l’età adulta, egli ha bisogno di una immagine o meglio di una identità temporanea che lo guidi mentre abbandona i vecchi modi di vivere. Per il momento si basa sullo stile di vita di qualcun altro che non è comunque un genitore: un campione sportivo, o un mito del cinema, o un poeta o un pittore, oppure semplicemente un coetaneo della stessa comitiva, e a volte anche un adulto che segretamente ammira, ecc. Il genitore, invece, che deride l’apparente asservimento del figlio al conformismo, al modo di vestire e alle abitudini del gruppo dei suoi amici, non capisce che l’adolescente sta solo prendendo a prestito una nuova identità e sta misurandosela addosso, nello sforzo di scoprire la propria. Per cui non facciamo mai mancare la fiducia ai nostri giovani, siamo sempre nei loro confronti pieni di disponibilità perché, come disse Teilhard de Chardin, l’avvenire è sempre migliore di ogni passato.