Fidarsi: fino a che punto?

“Abbiamo due figli, di 15 e 17 anni. Sempre più spesso esprimono l’esigenza di trascorrere periodi dell’anno senza di noi, come ad esempio le vacanze. Da una parte ci rendiamo conto che dobbiamo dare loro fiducia, dall’altra siamo incerti e non ci decidiamo a fidarci totalmente di loro. “Quali sono i segni che i figli possono cavarsela?”. Lisa e Andrea – Brescia Mi diceva poco tempo fa un amico psicologo: “La tv ha la pretesa di condizionare tutti i comportamenti e le scelte familiari, ma non dimentichiamoci di essere noi stessi una televisione sempre accesa davanti ai nostri figli”. Per questo, ragazzi che sperimentano un clima di stima e amore reciproco, prima di tutto tra i genitori stessi, in genere ne sentono l’attrattiva, ne sono coinvolti e con maggior facilità tendono a riproporre il modello nei loro comportamenti, anche fuori dalla famiglia. C’è da dire che a volte questa “sperimentazione” prende forme così personalizzate da lasciare stupiti, se non perplessi, gli stessi genitori” D’altra parte, nella vita di una famiglia, non sono poche le occasioni di cui si può approfittare come momenti di positiva verifica del comune ménage. Tra questi, sono particolarmente stimolanti quei momenti in cui i figli affrontano i vari traguardi nel loro percorso di crescita verso l’autonomia. E questo si verifica dallo svezzamento all’uscita definitiva dal nucleo familiare originario, per la realizzazione di un nuovo progetto di vita. Ad ogni tappa, è necessario che i genitori dimostrino ai figli rispetto e accoglienza per le nuove esigenze, ma allo stesso tempo propongano la progressiva assunzione di responsabilità sia verso gli altri componenti del nucleo familiare, sia verso tutte quelle persone che ne formano il significativo microcosmo: dalla scuola alla cerchia di amici e parenti, dall’associazione sportiva o culturale della parrocchia. Questo è necessario perché la loro doverosa ricerca di nuovi orizzonti spazi oltre i confini delle esigenze individuali e non si atrofizzi in una patina di “libertà” senza radici. Dall’esperienza di tante famiglie deduco che la “conquista della libertà” dei nostri figli non procede secondo stadi rigidamente definibili: ad esempio, può succedere che i genitori ritengano opportuno, in un dato momento, dare più “libertà ” al figlio più giovane, che al fratello maggiore, oppure che nei confronti di uno stesso ragazzo, sia il caso di dire qualche no “ricostituente”, se intuiscono che sta attraversando un periodo di particolare travaglio” Possiamo immaginare che questi genitori, momento per momento, si pongano, almeno implicitamente, domande del tipo: stiamo arrivando con questo figlio, ad un confronto sincero, anche su questioni che realmente lo interessano? E’ capace di iniziative quando si tratta di condividere, in famiglia e fuori, responsabilità comuni? Ci sembra che la sua valutazione e il suo uso del denaro siano equilibrati? E nelle scelte concrete della sua vita, tende a realizzare i valori e le idealità in cui dice di credere? Queste e altre domande sono forse una guida per noi genitori, alla prima ricerca di “segni” sul progresso dei nostri figli. Dobbiamo però tenere presente che non ci sono ricette per il nostro sincero successo di educatori; tuttavia esistono altri ingredienti, altre risorse indispensabili e diverse da famiglia a famiglia. Esse permettono ad un certo punto a genitori e figli di ritrovarsi tra le mani frutti insperati di umanità, vero e proprio patrimonio di esperienza, da esportare fuori della famiglia, per creare socialità.

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