Festeggiamo Pasquetta!
A primavera il mondo risorge. Risorgono gli alberi dal torpore invernale, ammiccano le gemme sui rami e i fiori rallegrano la vista con colori delicati e vivaci che cancellano i residui dell’inverno. I merli iniziano a cantare amoreggiando e le rondini allietano il cielo di voli. Sembra udire il respiro della terra arata, che mostra al cielo le sue zolle brune pronte a ricevere il seme.
Anche le donne e gli uomini sentono i fermenti del sangue nel corpo che vuole risorgere all’amore. In Persia si celebra Nowroz, inizio del nuovo anno, una festa antichissima, che risale ai tempi del profeta Zaratustra, si pranza all’aperto godendosi l’aria profumata di primavera e si leggono come oracoli le meravigliose poesie di Hafez. Gli ebrei nella Pesach, che cade sempre in primavera, celebrano la vita ricordano la libertà. «Lo maggior don che Dio per sua larghezza fesse creando» diceva Dante: e infatti, che cosa sarebbe la vita senza la libertà? E dopo la Pesach iniziano a rileggere da capo la Genesi, partendo dalla creazione del mondo – In principio… – quasi a dar ragione a Sant’Ambrogio che diceva che il mondo è stato creato a Pasqua.
Gli indù si abbandonano alla gioia dei colori nella simpatica festa di Holi. In Bulgaria ci si mette al polso sinistro il marteniza, una piccola decorazione rossa e bianca simbolo di buon auspicio – rosso per la salute delle guance rosse, bianco per i capelli bianchi di una lunga età – che poi si lega al ramo di un albero appena si vede il primo simbolo di primavera, una rondine o una cicogna o un albero in fiore.
E i cristiani celebrano il tripudio della vita in un fatto emblematico e misterioso: la resurrezione del rabbi Gesù di Nazareth, che non è semplicemente ritornato in vita dopo la morte (per poi di nuovo morire come è capitato ad altri) ma ha inaugurato la nuova dimensione della vita, nella pienezza di gioia di Dio. E proprio legata alla resurrezione di Gesù è la festa di Pasquetta, così cara agli italiani. A Pasquetta si spera nel bel tempo per poter andare nei prati cosparsi di pratoline, tra l’erba ancora giovane, a godersi un allegro pic nic con l‘immancabile grigliata di carni accompagnata da un buon vino che rinfranca gli animi.
La tradizionale scampagnata fuori porta o fuori le mura vuole ricordare un fatto della tradizione cristiana: l’appena risorto Gesù si incammina fuori dalle mura di Gerusalemme verso una cittadina chiamata Emmaus, e strada facendo s’accompagna nel cammino a due che erano stati suoi discepoli ma che non lo riconoscono. Si fermano a un’osteria e mangiano, continuando a parlare intensamente. Festeggiando Pasquetta si ricorda questa “scampagnata” di Gesù e amici. È vero che il fatto è avvenuto il giorno stesso della resurrezione, quindi il giorno di Pasqua.
È anche vero che il giorno Pasquetta è chiamato il Lunedì dell’Angelo, in ricordo alle donne che si recarono alla tomba di Gesù e trovarono un angelo che, mostrando il sepolcro vuoto, spiegò loro che l’inimmaginabile era accaduto. Anche questo fatto accadde lo stesso giorno di Pasqua ma, forse perché i Vangeli riportano “il giorno dopo la Pasqua” intendendo la Pesach ebraica accaduta di sabato, la tradizione ha deciso di celebrare questo “giorno dopo”.
Parte quindi da un errore il festeggiare Pasquetta di lunedì? Forse sì, ma festeggiare il giorno dopo un grande avvenimento è una cosa che si fa molto raramente, però è bellissima. E poi, gli errori hanno contribuito a tante belle invenzioni. E mentre si è seduti su un prato fiorito, accarezzati dal sole di primavera e cullati al venticello, con una succulenta costina grigliata in mano, con un buon bicchiere di vino nell’altra, e la compagnia benevola e allegra di parenti e amici… si può proprio chiudere un occhio e sorridendo dire: evviva gli errori!