Festa per Francesco Rosi
La XXVI Rassegna del cinema italiano Primo piano sull’autore diretta da Franco Mariotti, dal 12 al 17 novembre scorso, si è sintonizzata su un autore dalla indiscutibile passione civile: Francesco Rosi. Questo ottacinquenne pieno di energia, brillante, acuto nei giudizi ha diretto meno di venti film in quasi sessant’anni di carriera, ha lavorato con Antonioni e Fellini, è stato amico loro e di altri registi come De Sica, in una fraternità cinematografica scevra dalle gelosie che talvolta rendono piccolo l’attuale nostro cinema, perché fatto da persone dall’animo di piccolo cabottaggio. Sono venuti a trovare Rosi attori giornalisti critici registi. È venuto l’attore Stefano Dionisi, coprotagonista con John Turturro dell’ultimo film del regista La tregua, bellissimo e purtroppo oggi poco conosciuto, sulla vicenda vissuta da Primo Levi. Ma Rosi è celebre per Le mani sulla città con un Rod Steiger che denuncia già nel 1963 – le inchieste televisive attuali erano ancora nel mondo dei sogni – la collusione tra Stato e camorra a Napoli, o quel Salvatore Giuliano del 1962 (di cui il regista ha narrato le difficoltà con gli organi politici dell’epoca), geniale ricostruzione del bandito siciliano, modello del futuro cinema d’indagine. La rassegna ha proiettato l’integrale dei lavori del regista napoletano, attento ad essere più voce del popolo che dei dibattiti intellettuali. Voce perciò talora scomoda, ma che ad Assisi – città della fraternità – ha trovato accoglienza e profondo rispetto per il valore di un uomo che sta dedicando la vita alla funzione sociale e civile dell’arte cinematografica.