Fertilità, spot e rivoluzione culturale
Il ministero della Salute ha promosso per il 22 settembre una giornata di informazione sulla fertilità umana. L'ha chiamata “Fertility day”, prestandosi a immediate analogie con recenti manifestazioni, ma non appena la campagna di comunicazione è partita, è cominciata, come prevedibile, la polemica. Difficile rendere accessibile, senza scadere nella banalità, con immagini e slogan, i contenuti delle 137 pagine che compongono il “piano nazionale per la fertilità” varato dal ministero con l’intenzione non solo di offrire una corretta informazione sanitaria alle donne e agli uomini desiderosi di procreare, ma di «operare un capovolgimento della mentalità corrente volto a rileggere la fertilità come bisogno essenziale non solo della coppia ma dell’intera società, promuovendo un rinnovamento culturale in tema di procreazione».
Su questa linea, l’istituzione del “Fertility Day”(Giornata nazionale di informazione e formazione sulla fertilità) vuole essere la «celebrazione di una rivoluzione culturale» per scoprire «il “prestigio della maternità”». Si tratta di una pretesa molto elevata se si conosce la complessità della società italiana, le radici profonde di un malessere che si esprime anche, da decenni, come gelo demografico. Ogni messaggio a favore della procreazione, pur quando usa un termine ambivalente come “salute riproduttiva”, viene facilmente accostato alla tracotante e contraddittoria retorica mussoliniana, e comunque considerato ostile da una cultura radicale spicciola, aggravata dalla carenza di legami sociali.
“Non tira” nel mondo della comunicazione e, infatti, chi conosce molto bene certi meccanismi, come il premier Renzi, ha subito preso le distanze da questa campagna che ha detto di non conoscere. Di per sé, nel documento del ministro Lorenzin, rivolto a «promuovere indispensabili politiche sanitarie e educative per la tutela della fertilità», si afferma che, per il sostegno alla genitorialità, è «imprescindibile lo sviluppo di politiche intersettoriali e interistituzionali».
Le polemiche passano, forse servono a distoglierci dalla tragedia del terremoto, ma i problemi restano. Il ministero ha detto che cambierà modalità nella comunicazione, diretta a «informare sui problemi di salute che possono compromettere la fertilità», senza coinvolgere il tema più esteso della “natalità”, ma l’iniziativa tocca un punto sensibile: la carenza di scelte politiche che almeno non siano di ostacolo a chi decide con responsabilità di mettere al mondo dei figli. In questo senso, mettendo al centro la questione famiglia non disgiunta da una prospettiva generale di giustizia sociale, cittanuova.it ha reso disponibile il contenuto Extra di Città Nuova rivista, Famiglia, diseguaglianza e Costituzione di Carlo Cefaloni.
Un contributo per un dialogo aperto che è sempre generativo e, perciò, fertile. Rimandiamo, inoltre, sempre al numero di agosto della nostra rivista dove si anticipa il Fertility day con l'articolo "Una società sterile" che, come i precedenti, cerca di mettere in evidenza le radici di una società intera che rischia di restare sterile.