Fermiamo i rincari
Facciamoci del male. Ripercorriamo quest’ultimo lasso di tempo. E proviamo a prendere maggiore coscienza di quanto – tutti i santi giorni – ci viene sottratto dai nostri portafogli, in qualità di clienti, utenti e consumatori. Gli ultimi dati forniti dal ministero del Tesoro confermano un dato che gli italiani conoscono fin troppo bene: rincara tutto e le famiglie spendono di più. Non è una grande scoperta, ma la “Relazione generale sulla situazione del paese 2002” offre tuttavia un’analisi dettagliata delle varie scuri che si sono abbattute sui bilanci domestici. Pur consumando di meno, è stato speso di più. Gran parte del bilancio se n’è andato tra spese per affitti, manutenzione della casa, acqua, elettricità e alimentari. Ridotte, di conseguenza, le uscite per ciò che non è di primissima necessità, e cioè alberghi e ristoranti, vestiario e calzature, viaggi e oggetti personali, giornali e libri. Quel che non dice il Tesoro, lo fanno presente le associazioni dei consumatori: nel 2002 le famiglie – pur senza un aumento dei redditi – hanno sostenuto maggiori costi per un importo superiore a 1.500 euro. Ma l’emorragia non si è fermata: gli ultimi rincari d’inizio 2003 hanno già drenato altri 604 euro. In definitiva, negli ultimi 16 mesi, al di là di tutti i proclami a favore della salvaguardia del potere d’acquisto, le famiglie hanno subìto un salasso insopportabile per i nuclei delle fasce di reddito medio-basse. Che sono poi la maggioranza in Italia. Eppure, doveva essere il periodo aureo per tutti noi. L’apertura dei mercati e la fine dei monopoli avrebbe favorito un taglio dei prezzi e delle tariffe. Tredici anni fa, il processo di liberalizzazione muoveva in Italia i primi passi. Nasceva l’Autorità Antitrust e si assisteva agli interventi per favorire la concorrenza sui mercati. Eravamo in ritardo di quasi mezzo secolo rispetto agli altri paesi industrializzati. Ma non importava: meglio tardi che mai. Da allora sono sorte altre Autorità che hanno avviato un’offensiva a colpi di sanzioni contro le logiche subdolamente monopolistiche ed interventi per riforme tariffarie e nuove regole. Di tutto l’encomiabile sforzo, tuttavia, ben pochi (come riportiamo a parte) sono stati i benefìci per le tasche dei cittadini. Il quadro, ahinoi, non è completo. I tentativi di risparmio degli italiani e gli sforzi di trovare favorevoli opportunità per remunerarlo sono stati penalizzati da un mercato poco affidabile. Luigi Spaventa, il presidente della Consob, l’organismo di controllo della Borsa valori, ha calcolato che negli ultimi due anni le azioni hanno perso il 45 per cento del valore delle loro quotazioni, sottolineando le responsabilità delle banche che indicano gli investimenti ma “trasferiscono i rischi sui risparmiatori”. Lo stesso vale per le obbligazioni dello stato argentino, della Cirio e di altre società, in cui sono coinvolti quasi 600 mila italiani: cosa recupereranno dei loro 16 miliardi di euro investiti? Sintesi Se a tutto questo si aggiunge il non trascurabile episodio relativo alla crescita, in aprile, dell’inflazione, salita al 2,8 per cento, la faccenda si fa delicata. L’impressione generale della gente, parlando in fila alla cassa di un supermercato o in coda all’ufficio postale, di vivere in una condizione di impotenza e quasi d’ineluttabilità di fronte ai rincari e all’inefficacia delle misure di controllo. Da qui, la distanza o, peggio, l’indifferenza avvertita delle istituzioni verso i cittadini, una frattura che si allarga e che genera sfiducia corrosiva o indignazione esasperata. La politica dei condoni, attuata anche nella legge finanziaria 2003, con mancato rispetto degli onesti e il riconoscimento di un premio per i “furbi”, non aiuta. Così come non suscita simpatia l’arrivo a domicilio di cartelle “pazze” – con richieste assurde, appunto – ricevute ultimamente da oltre 500 mila di contribuenti. Prezioso risulta perciò il lavoro delle associazioni di tutela dei consumatori, che si stanno ergendo con crescente autorevolezza come interlocutori nei confronti del governo e delle aziende. L’obbligo dell’etichetta per frutta verdura, ad esempio, era in vigore sin dal 1996, ma solo dal 15 febbraio tutti i negozianti sono invitati a far conoscere varietà del prodotto, categoria di qualità e luogo d’origine delle merci esposte. Si tratta dunque di esigerlo. Ed il risultato è merito della pressione congiunta delle associazioni di consumatori. Purtroppo non ancora dei cittadini, che spesso sono pronti a lamentarsi ma pigri nel rendersi attivi per denunciare gli abusi e far scelte più oculate negli acquisti. Anche con la Telecom è stato raggiunto un accordo, nello scorso marzo, per un miglior funzionamento del servizio 187 e per sostituire con una chiamata da parte dell’azienda le lettere di sollecito. Contestata invece a metà maggio la proposta Telecom di aumento del 33 per cento del servizio d’informazione 12. Con l’associazione bancaria gli incontri si susseguono da mesi. I rappresentanti degli istituti di credito sono consapevoli che il sistema soffre di una crisi d’immagine per la fiducia dei clienti molte volte tradita. Da qui, il progetto “Patti chiari” e l’idea di un bollino blu per garantire l’investimento dei risparmi delle famiglie. Troppo poco, tuttavia, per le organizzazioni di tutela, che hanno avanzato la controproposta di individuare tre livelli di rischio facilmente comprensibili a tutti: bollino verde (ritorno sicuro del capitale e degli interessi); giallo (ritorno sicuro del capitale ma con qualche rischio per il rendimento); rosso (rischio per il capitale e per il rendimento). La trattativa è in corso. Un risultato soddisfacente è stato raggiunto il 5 maggio scorso sul fronte bollente delle assicurazioni auto. L’accordo tra governo, aziende assicurative e consumatori consente di raffreddare le tariffe, passando da aumenti medi del 15 per cento all’anno a incrementi legati al tasso d’inflazione. Ogni compagnia comunicherà il proprio impegno sul contenimento delle tariffe e sulle riduzioni per neopatentati, ciclomotori, secondo e terzo veicolo. Ad aprile 2004 è prevista una verifica. Altre battaglie si stanno svolgendo in campo aperto. È il caso delle misure di sicurezza in autostrada. La tragica contabilità dei morti per incidenti dopo ogni fine settimana obbliga a scelte impegnative. Eppure, mentre sale l’utile netto delle società autostrade (415 milioni di euro), restano esigui gli investimenti per rendere più sicura la guida. Con tutte le conseguenze a carico unicamente dei cittadini. L’ascensore, come i recenti gravi incidenti hanno documentato, non è privo di rischi. Siamo il paese con più ascensori al mondo. Le norme esistono, ma poche volte sono applicate correttamente. Le associazioni dei consumatori hanno diffuso indicazioni giuridiche e consigli per manutenzioni e controlli adeguati. In fatto di ascensori, tutti siamo chiamati a non dormire. È il primo gradino di una riscoperta cittadinanza attiva che non si limita alla delega ma si apre all’intraprendenza. PREZZI LIBERI MA SALATI Liberalizzazione, ovvero come far scendere prezzi e tariffe. Ma così non è stato. I medicinali a prezzo libero, ad esempio, sono aumentati dal 1995 del 48 per cento; il latte intero, in dieci anni, del 39 per cento; per il gas in bombole, un balzo dell’81 per cento dal 1994; i servizi postali, liberalizzati dal ’97, hanno avuto un aggravio del 34 per cento. Caso a sé, le assicurazioni auto e moto, i cui premi hanno raggiunto punte eccezionali, con incrementi di oltre il 130 per cento in nove anni e toccando livelli di rara assurdità, come il caso registrato in certe province in cui l’esborso annuo dell’assicurazione di un ciclomotore è superiore al valore del mezzo stesso. Solo con la telefonia gli italiani hanno potuto tirare un sospiro di sollievo: i costi di quella fissa sono stati abbattuti del 44 per cento negli ultimi sei anni, mentre quella mobile, in stato di concorrenza dal ’95, ha registrato un consolante – 33 per cento. Le liberalizzazioni più recenti risultano, al momento, senza esiti positivi. Per le imprese si è aperto dal 1999 il mercato dell’energia elettrica, ma i prezzi sono cresciuti del 22 per cento; e altrettanto vale per il gas (+ 4,6), liberalizzato da tre anni. Le famiglie potranno scegliersi il proprio fornitore del gas dall’anno in corso e quello per la luce dal 2007, ma dovrà cambiare non poco per avere benefici. LANDI (CONSUMATORI) ATTIVI PER EVITARE SPREMITURE “Uno dei fronti d’impegno nei prossimi mesi riguarderà le banche.Non c’è concorrenza nel settore, con la conseguenza di costi rilevantissimi per i servizi e per la gestione del risparmio. Invece bisogna poter passare da una banca all’altra senza pagare “pedaggi” eccessivi e ingiustificati”, prospetta Paolo Landi, segretario dell’Adiconsum, una delle maggiori associazioni di tutela dei consumatori (www.adiconsum.it). Cittadini spremuti, le istituzioni lontane. Come favorire un ritorno di fiducia? “Il processo di liberalizzazione dei servizi ha provocato, allo stato attuale, più elementi negativi che vantaggi. Non si tratta, ovviamente, di ritornare al passato, ma di basare i processi di liberalizzazione su norme molto precise e chiare e su una forte autorità di controllo. Quella per l’energia elettrica e per il gas, per esempio, ha funzionato bene. Occorre rafforzare perciò queste autorità di controllo anche con poteri di regolazione”. Cioè, con capacità d’intervento? “Certo. Se sorge un problema nel settore telefonico, è necessario che ci sia un’autorità in grado di intervenire in modo rapido, e non con un’indagine durata sette mesi e senza che siano stati ancora presi provvedimenti. Nelle assicurazioni auto, per un problema denunciato nel ’94 l’indagine è terminata due mesi fa. Siamo fuori dal mondo. “A fianco di forti autorità di controllo e di regolazione, non deve mancare comunque l’impegno costante delle associazioni di consumatori in termini di controllo, d’informazione, di denuncia”. Cosa può fare il cittadino per non sentirsi impotente? “Deve essere attivo, vigilante, capace di organizzarsi, di rafforzare le associazioni di consumatori e, attraverso queste, dare voce alle proteste dei singoli e alle esigenze di sicurezza. Ma c’è anche la necessità, dopo la fase di liberalizzazione e la conseguente esplosione di truffe e raggiri, di una norma quadro per combattere le frodi e le pratiche commerciali scorrette. E allora bisogna fare tutti pressioni sul parlamento”.