Fermare la guerra, prendere sul serio l’invito di Francesco
I continui appelli di Francesco contro il perdurare della guerra in Ucraina inducono una domanda inevitabile: Le parole del papa rappresentano un invito concreto ad agire oppure sono una profezia destinata a rimanere tragicamente inascoltata?
Dalle dichiarazioni ufficiali (si pensi alla risoluzione del parlamento europeo del 6 ottobre che inviata i Paesi Ue a prepararsi all’attacco nucleare russo) appare ormai accettata come inevitabile la deriva verso l’uso del nucleare nell’escalation della guerra in Ucraina che nessuno degli attori internazionali, più volte evocati, sembra, finora, intenzionato ad interrompere.
Assume, perciò, un significato particolare la rinnovata presa di posizione che un vasto numero di associazioni cattoliche hanno voluto esprimere a pochi giorni dalla grande manifestazione per la pace che si terrà a Roma il prossimo 5 novembre. Un contributo di riflessione, al dibattito e al confronto in corso sul drammatico problema della guerra e sulla necessità di avviare concreti percorsi di pace.
L’appello è condiviso da movimenti ecumenici e nonviolenti a base spirituale.
Il testo parte dal fatto tragico dell’invasione russa dell’Ucraina del 24 febbraio collegandolo ai numerosi conflitti in corso nel mondo e alla constatazione del fatto che «da quando è apparso sulla terra l’uomo ha cominciato a combattere contro i propri simili». La realtà attuale costituisce la negazione delle speranze poste nella nascita dell’Onu dopo i due conflitti mondiali di archiviare la guerra come «una metodologia barbara, dunque superata, per la soluzione dei conflitti».
Nel documento si citano i papi a partire da Benedetto XV per confermare la conclusione a cui era giunto don Primo Mazzolari, partito interventista nel primo conflitto mondiale per poi giungere alla convinzione «che la guerra è sempre un fratricidio». È lo messaggio espresso, con parole estreme, da Francesco nell’Angelus del 3 ottobre: «Quanto sangue deve ancora scorrere perché capiamo che la guerra non è mai una soluzione, ma solo distruzione? In nome di Dio e in nome del senso di umanità che alberga in ogni cuore, rinnovo il mio appello affinché si giunga subito al cessate il fuoco. Tacciano le armi e si cerchino le condizioni per avviare negoziati capaci di condurre a soluzioni non imposte con la forza, ma concordate, giuste e stabili».
In tale contesto le realtà del mondo cattolico chiedono all’Italia di agire «da protagonista per far valere le ragioni della pace in sede di Unione Europea, di Nazioni Unite e in sede Nato». In particolare «di fronte all’evocazione del possibile utilizzo di ordigni atomici, e dunque di fronte al terribile rischio dello scatenarsi di un conflitto mondiale» si richiede di compiere un «gesto dirompente di pace» con la decisione di «ratificare il “Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari”, armi di distruzione di massa, dunque eticamente inaccettabili».
È un’istanza avanzata da centinaia di sindaci di ogni colore politico e dai vescovi italiani oltre a numerose associazioni e movimenti della società civile.
Alla radice di questa richiesta che interpella il nuovo Parlamento eletto e il governo appena formato c’è la visione offerta da Francesco il 24 marzo 2022 quando ha affermato che «la vera risposta non sono altre armi, altre sanzioni, altre alleanze politico-militari ma un’altra impostazione, un modo diverso di governare il mondo e di impostare le relazioni internazionali».
Una conversione di prospettiva che si pone necessaria non per motivi moralistici, ma per impedire l’autodistruzione del genere umano, che si rende sempre più possibile con l’aggravarsi della guerra in Ucraina.
Non si tratta di fantasie ma «di scenari che, presso gli stati maggiori delle superpotenze, sono allo studio da sempre e che, da quando i russi hanno invaso l’Ucraina, vengono aggiornati a Mosca e a Washington giorno per giorno, se non ora per ora» come fa notare Maurizio Simoncelli dell’Istituto di ricerche internazionale Archivio Disarmo (Iriad). Secondo la nota simulazione elaborata dall’università di Princeton si stima che le vittime di un conflitto nucleare generalizzato in Europa ammonterebbero a una cifra di circa 34 milioni soltanto nelle prime ore.
Il fatto che un così gran numero di realtà si siano così esposte per chiedere un cambiamento di prospettiva ai decisori politici in Italia dovrebbe almeno spostare l’attenzione generale su una questione così importante quanto rimossa nel dibattito pubblico.
Siamo davanti alla Sfida nucleare del XXI secolo analizzata e discussa in un incontro web del 13 maggio 2021 promosso da Iriad e gruppo di lavoro Economia disarmata del Movimento dei Focolari Italia, con gli interventi di alcuni dei maggiori esperti della materia. A partire da Maurizio Simoncelli, tra i fondatori di Iriad, Francesco Lenci e Diego Latella (Unione degli Scienziati Per Il Disarmo, Consiglio Nazionale delle Ricerche Area della Ricerca di Pisa, Gruppo Interdisciplinare su Scienza, Tecnologia e Società), Vincenzo Camporini, direttivo dell’Istituto Affari Internazionali, Valerio Negro (Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale – Direzione Generale per gli affari politici e di sicurezza) e Lisa Clark dell’ International Peace Bureau nonché rappresentante in Italia di Ican, (The International Campaign to Abolish Nuclear Weapons), Nobel per la pace 2017.