Fenomenologia del cialtrone
Il libro si conclude con un test per capire se il lettore è un cialtrone, o piuttosto in che grado lo sia, perché tutti lo siamo, almeno un po’. Ballarini, curriculum a dire il vero al limite del cialtronismo, s’è messo a studiare questa tendenza innata del maschio italico (ma anche le virago peninsulari non ne vanno esenti). E lo fa con non poca lucidità e cinismo, aiutandoci ad addomesticare quel po’ di cialtronismo che alberga in noi. Come? Sorridendone, e talvolta ridendone.
«Egli dubita di sé stesso e ricerca continuamente nell’immagine di sé che gli altri rimandano (feedback) la conferma del proprio valore». Così l’autore, in una delle centinaia di definizioni che dà del cialtrone. O ancora: «Se però proprio non è possibile distogliere l’aspirante cialtrone dalla scelta universitaria, è almeno importante riuscire a orientarlo verso le facoltà cosiddette materasso: quelle cioè che consentono di giungere alla laurea con un impegno relativo».
Un’altra nota appare condivisibile: «La cialtroneria è una disciplina che, per quel poco o tanto che è suscettibile di essere insegnata o imparata, necessita del rapporto umano diretto tra vecchio e nuovo cialtrone, tra docente e discente, tra maestro e apprendista».
Il contagio è facilissimo. Tocca stare in campana, perché, comunque, il cialtrone è individualista: «Questo cosa significa? Che il cialtrone è smascherabile, ma richiede un tasso di attenzione superiore a quello che mediamente si è disposti a concedere alle normali interazioni sociali. Non dico alle normali interazioni televisive, dove il tono di quel che si dice è tutto e il contenuto è irrilevante, ma persino alle conversazioni da salotto». Ecco la conclusione: ognuno di noi ha in sé un lato cialtronico, il più delle volte controllabile. Ad una condizione: sapersi far correggere dagli altri, avendo una buona dose di autoironia. Un buon libro per la spiaggia.