Femminile singolare

Femminile singolare

Crescono e cantano, le piccole donne del nuovo pop-rock. Crescono in numero, talento, successo e visibilità inversamente proporzionali alla crisi dei mercati.

Un’inversione di tendenza ormai indiscutibile. E se fino a qualche anno fa i personaggi femminili “funzionavano” meglio dei maschi in tivù, ma vendevano molto meno, oggi è soprattutto grazie a loro che l’industria riesce a fronteggiare la depressione dei propri bilanci. In verità il fenomeno ha anche una sua ciclicità: fin dai primi anni Ottanta, quasi ogni lustro, il music-business è segnato da una nuova valanga rosa, più o meno consistente e resistente.

L’ultima è di questi mesi, e mai come questa volta la scena appare variegata ed effervescente. A scanso d’equivoci bisogna aggiungere che il fenomeno ha radici e ragioni più merceologiche che sociologiche o artistiche: se, dati alla mano, oggi le donne vendono più dei maschi, è evidente che l’industria della canzone ne prende atto e s’attrezza aumentando l’offerta.

Allo stesso modo è inequivocabile che, proprio perché espressione dei costumi del proprio tempo, il pop-rock ne ha sempre specchiato ed amplificato le tendenze più evidenti. Da qui il fiorire di personaggi di scarsa caratura e spessore culturale, ma dal notevole appeal: ninfette ammiccanti, più o meno pruriginose, a gorgheggiare testi mediamente inconsistenti o banalotti, ma stracolmi di doppi sensi e di allusioni. Esempi eclatanti sono fanciulle come Kate Perry e Lady Gaga: capaci di conquistare i teen-ager globalizzati del Terzo Millennio con un pugno di canzonette che hanno la stessa freschezza, consistenza, sostanza e longevità dei chewing-gum. Perfette per godibilità e perfezione formale, ma che devono la loro fortuna soprattutto a quell’intrigante miscela di glam e sexytudine patinata, di gossip e radical-kitch con cui i signorotti del business han saputo costruire questi personaggi.

Figlie predilette del tam-tam internautico e dell’estremizzazione del consumismo post-moderno, queste signorine e le loro consorelle rischiano ovviamente il destino delle farfalle e delle meteore, ma il loro pragmatismo potrebbe anche consentirgli d’evolversi darwinianamente, in sintonia con gli umori e i gusti circostanti e del loro pubblico.

Naturalmente non tutte le nuove stelline sembrano genuflesse alle logiche dell’usa e getta. C’è anche chi cova o vorrebbe dimostrare ambizioni diverse. È il caso per esempio dell’afro-canadese Melanie Fiona o della norvegese Lene Marlin: tre talenti ancora da svezzare, ma che se sapranno non adagiarsi sugli allori e i clamori del presente potrebbero anche resistere all’arrivo della prossima onda.

In mezzo una miriade di altre aspiranti al trono dell’immarcescibile Madonna: dalla scozzesina Amy McDonald alla londinese Lily Allen, dall’emergente dell’Arkansas Beth Ditto all’australiana Lenka, dalla spagnola Bebe a Chrisette Michele di Long Island, e via andare con le varie Pixxi Lott, Ciara, le gemelle Nina Sky, Taylor Swift, Shontelle, Bath for Lasces…

Neppure l’Italia fa eccezione, anche se qui è difficile riuscire a farsi notare prescindendo dai trampolini catodici tipo X Factor o Amici. Tra le poche eccezioni cito Erma Castriota in arte H.E.R, e il suo Magma: un album per sola voce e violino di grande fascino, e l’italo-americana Laura Trent col suo notevole Wish me well album di pop-rock cosmopolita sponsorizzato da Gino Paoli.

 

 

CD NOVITA’

 

Jenny Sorrenti

Burattina

(Odd times – Egea)

 

A proposito di donne. Già eroina del primo progressive italico con i Saint-Just, questa sottovalutata artista è per metà partenopea e per metà gallese. In questo eccellente nuovo album, realizzato con la complicità dell’orchestra Malombra, miscela con sapienza folk multietnico e pop d’autore, aromi mediterranei e scampoli di prog-rock. E su tutto, una voce da brividi.

f.c.

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