Femminicidio di Giulia Cecchettin, subito una legge su affettività e rispetto
«L’amore vero non umilia, non delude, non calpesta, non tradisce e non ferisce il cuore. L’amore non picchia, non urla e non uccide». Gino Cecchettin ha citato su Facebook queste parole di Gaia Maritan dopo il riconoscimento del corpo martoriato di sua figlia Giulia, uccisa a 22 anni, rinvenuta vicino al lago di Barcis, in provincia di Pordenone. Per la sua uccisione è stato arrestato in Germania, dove era fuggito, l’ex fidanzato Filippo Turetta. «Amore mio, mi manchi già tantissimo, abbraccia la mamma e dalle un bacio da parte mia», ha scritto ancora il papa di Giulia, rimasto prematuramente vedovo lo scorso anno con altri due figli (Elena e un maschio) oltre a Giulia.
E proprio Elena Cecchettin chiede una rivoluzione culturale perché nessun’altra donna debba subire la triste sorte toccata a sua sorella. «In questi giorni – ha detto ai giornalisti – molte persone hanno additato Filippo Turetta come un mostro, come un malato. Ma lui mostro non è, perché un mostro è l’eccezione della società, mostro è quello che esce dai canoni normali, ma lui è un figlio sano della società patriarcale che è pregna della cultura dello stupro. La cultura dello stupro è quell’insieme di azioni volte a limitare la libertà della donna, come controllare il telefono, essere possessivi, fare catcalling (molestie sessuali verbali e gestuali rivolte alle donne in pubblico, ndr)…».
Sconvolta anche la famiglia di Filippo.«Siamo ancora sotto shock – ha detto il padre Nicola ai giornalisti –. Non capiamo come possa essere successa una cosa del genere… Non riusciamo a capire come possa aver fatto una cosa così un ragazzo a cui abbiamo cercato di dare tutto».
«Io vorrei capire – ha detto ancora Elena ad una giornalista Mediaset – perché (Filippo, ndr) ha tentato di possedere Giulia. Se è vero che l’amava, perché non si è limitato ad amarla? Tutti abbiamo avuto il cuore spezzato prima o poi. Però le altre persone non sono di nostra proprietà». I genitori, ha detto la ragazza alla trasmissione Storie italiane, educhino i figli all’affettività: amare non vuol dire possedere.
L’appello della famiglia di Giulia è stato accolto dalle forze politiche di maggioranza e di opposizione: una unità di intenti che si spera possa portare ad un’azione congiunta per un bene più grande, com’è accaduto di recente per l’inasprimento della legge sui femminicidi.
La segretaria del Pd, Elly Schlein, ha chiesto nuovamente (lo aveva già fatto dopo l’uscita del film di Paola Cortellesi “C’è ancora domani”) alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni di lavorare insieme per approvare subito «in Parlamento una legge che introduca l’educazione al rispetto e all’affettività in tutte le scuole d’Italia».
Per la premier Meloni: «È già pronta una campagna di sensibilizzazione nelle scuole con i ministri delle Pari Opportunità e della Famiglia, della Cultura e dell’Istruzione così come la campagna di diffusione del numero verde anti-violenza 1522, anche attraverso il coinvolgimento del mondo dello sport. Eppure nulla di tutto questo sarà utile se non saremo in grado di affermare la grande verità che in questo momento straziante ha ricordato il papà della giovane Giulia Cecchettin: “L’amore vero non uccide”. L’amore vero non fa mai del male, solo una concezione malata del rapporto tra uomo e donna può farlo».
Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha invitato tutte le scuole, martedì 21 novembre, a rispettare un minuto di silenzio in onore di Giulia e di tutte le donne abusate e vittime di violenze. Mercoledì invece presenterà il piano “Educare alle relazioni”. Anche la ministra per la Famiglia, Eugenia Roccella, si è espressa a favore di un intervento educativo, spiegando come «Fin dalla più tenera età – ha detto a La Stampa – sia necessario educare al rispetto. Al rispetto degli altri, al rispetto della libertà di ciascuno, perché la democrazia si fonda su questo. Alla base della violenza c’è infatti il problema di una nuova libertà femminile che per alcuni uomini risulta ancora difficile da accettare, da elaborare».
Sull’educazione all’affettività e al rispetto delle differenze nelle scuole c’è una proposta del Tavolo sulle misure contro la dispersione scolastica e le povertà educative, coordinato da Silvio Minnetti e promosso dalla rivista Città Nuova e dal Movimento politico per l’unità Italia, presieduto da Argia Albanese. Insieme ad una quindicina di organizzazioni (Adi, Aimc, Andis, Anp, Cidi, Diesse, Edu, Fism, Ius Sophia, Mce, Rete insegnanti Italia, Uciim, Movimento studenti di Azione cattolica, Giovani di Forza Italia, Giovani del Pd, Forum delle Associazioni familiari) il tavolo ha presentato una bozza di punti condivisi dalle diverse associazioni professionali della scuola, dagli studenti e dalle famiglie.
Il testo è stato elaborato a partire da tre proposte di legge. La prima, del 30 giugno scorso, con prima firmataria Laura Ravetto (Lega), è sulle pari opportunità femminili ed è già all’esame del ministro Valditara. La seconda proposta, del 23 marzo 2023, ha come prima firmataria Irene Manzi (Pd) ed è sull’educazione all’affettività e al rispetto delle differenze nelle attività didattiche delle scuole. La terza proposta, prima per ordine di presentazione (19 ottobre 2022), ha come prima firmataria Stefania Ascari (M5S), e chiede l’introduzione dell’insegnamento dell’educazione affettiva e sessuale nel primo e nel secondo ciclo di istruzione e nei corsi di studio universitari.
A partire dalle tre proposte di legge, lo scorso 9 novembre il Tavolo sulla dispersione scolastica e le povertà educative ha chiesto all’omonimo Intergruppo parlamentare e alle tre onorevoli che hanno avanzato le proposte di legge, di lavorare insieme per arrivare all’approvazione di un documento condiviso. Erano presenti, oltre a Manzi, Ascari e Ravetto, anche la sottosegretaria all’Istruzione, Paola Frassinetti, Rosaria Tassinari di Forza Italia, Francesca Ghirra di Alleanza Verdi Sinistra, Valentina Grippo di Azione, Giovanna Miele della Lega, Sara Ferrari del Pd.
Serve uno sforzo da parte di tutti i partiti, al di là delle ideologie, per il bene prioritario delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi.
Educazione all’affettività e al rispetto delle differenze
Documento condiviso dal Tavolo contro la dispersione scolastica e le povertà educative
Per fronteggiare in modo adeguato le situazioni di povertà educativa che coinvolgono in diverse forme un’ampia platea di giovani in età evolutiva (collocabili nella fascia di età compresa tra i 12 e i 18 anni) e che riguardano in modo particolare la sfera dell’educazione socio-affettiva e relazionale e alla parità di genere, tutte le realtà associative e le rappresentanze coinvolte nel presente Tavolo parlamentare sostengono in modo convinto e condiviso i seguenti punti:
- Non introdurre una specifica disciplina scolastica (Educazione alla sessualità o affettività), ma sollecitare interventi specifici di educazione socio-affettiva, sessuale e relazionale nell’alveo delle discipline curricolari e in particolare dell’Educazione civica, evidenziandone il valore formativo.
- Prevedere l’integrazione di obiettivi specifici di apprendimento e traguardi di competenze legate all’educazione socio-affettiva, relazionale ed emotiva nell’ambito delle vigenti Linee guida e nelle Indicazioni nazionali per il curricolo, in modo da rendere chiaro, prescrittivo, omogeneo e monitorabile l’intervento delle scuole su tutto il territorio nazionale.
- Coordinare gli interventi educativi in materia nei vari cicli di Istruzione, garantendone la necessaria continuità.
- Definire le Linee guida per l’educazione affettiva, sessuale e socio-relazionale nell’ambito di uno specifico tavolo di consultazione con mondo della scuola e famiglie tramite le rispettive associazioni rappresentative, nel rispetto dell’Autonomia scolastica e del ruolo specifico delle famiglie stesse in un’ottica di coinvolgimento degli attori del processo e di creazione di alleanze educative strategiche.
- Adottare sapientemente come prospettiva-cardine delle Linee guida, scevra da ideologismi controproducenti e divisivi, il tema dell’educazione al RISPETTO per sé stessi e per l’altro, in un’ottica di riconoscimento e accettazione del sé e delle diversità.
- Il compito educativo spetta in modo primario alla famiglia, come istituto a ciò deputato secondo il dettato costituzionale (artt. 30 e 31). Aiutare e supportare le famiglie attraverso eventi di formazione ad esse rivolti, più capillarmente proposti a livello territoriale.
- Tale compito è condiviso con altre agenzie educative come la scuola, nel cui ambito esso è primariamente in carico agli insegnanti e al personale scolastico, ossia alle figure impegnate in prima linea nella relazione con gli alunni. Per tale ragione, piuttosto che delegare l’educazione all’affettività ad esperti esterni o relegarla ad iniziative formative estemporanee, occorre agire in modo prioritario sulla Formazione in ingresso e sull’Aggiornamento professionale in itinere del personale docente ed educativo, perché sia realmente accertato il possesso di specifiche competenze di carattere psico-pedagogico.
- Garantire all’educazione socio-affettiva, relazionale e sessuale i caratteri dell’inclusività e della centralità della dimensione dell’ascolto dei bambini e dei giovani, con un’attenzione particolare alle situazioni di maggiore fragilità e di rischio emarginazione.
- Definire in modo chiaro il ruolo delle altre agenzie educative presenti sul territorio (associazioni, enti, Servizi sociali, professionisti) incentivando i Patti di Comunità.
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