Femminicidio Acitrezza, l’ultimo di una serie senza fine
La vita di Vanessa Zappalà si è spezzata in un attimo. Sei, sette colpi di pistola esplosi a bruciapelo dal suo ex fidanzato Antonino Sciuto, l’uomo che da sei mesi aveva reso la sua esistenza un inferno.
Vanessa è morta così, sotto lo sguardo atterrito delle amiche con cui aveva stava trascorrendo una serata di relax, in riva al mare di Acitrezza, davanti al porto de “I Malavoglia” ed ai faraglioni. Sciuto non le ha lasciato scampo. Un colpo ha raggiunto Vanessa al capo ed è morta sul colpo. Lui è fuggito, mentre scattava la caccia all’uomo: lo si cercava dappertutto, si era pensato persino ad una fuga in Calabria. Tony invece era nel casolare di uno zio, nelle campagne di Trecastagni e si era tolto la vita. Non aveva accettato che Vanessa lo avesse lasciato, non ha resistito nemmeno alla possibilità di una dura condanna in carcere.
Intanto, questa mattina i carabinieri di Gravina di Catania hanno arrestato in flagranza di reato un uomo di 33 anni per atti persecutori e porto abusivo di oggetti atti ad offendere. L’uomo si trovava davanti al posto di lavoro della ex convivente, una trentaseienne, ed aveva un coltello nello zaino. L’uomo è originario di Acicastello, lo stesso comune dove è stata uccisa Vanessa Zappalà, freddata nella frazione di Acitrezza.
Oggi la cittadina di Trecastagni, fiorente località turistica sul versante meridionale dell’Etna, cittadina dalla storia importante e con monumenti importanti, come la Chiesa madre di San Nicolò, con una scalinata monumentale panoramica ed il santuario dei santi martiri Alfio, Filadelfo e Cirino, piange e osserva attonita quanto accaduto. La conoscevano tutti Vanessa, addetta alle vendite in un panificio importante del paese.
«Compravo il pane e lei era sempre attenta e disponibile, gentile con tutti. Tutti le volevano bene» spiega il sindaco, Giuseppe Messina. Anche l’ex sindaco, Giovanni Barbagallo, parla di lei. «Vanessa era una ragazza speciale, cresciuta all’interno di una bella famiglia. Il nonno suonava nella banda del paese con mio padre e oggi ne fa parte lo zio. Questo brutale assassinio ci ricorda che non possiamo essere indifferenti. La neutralità favorisce gli assassini, non le vittime. Coloro che non riconoscono il ruolo della donna e la sua dignità, sono complici, fiancheggiatori di una subcultura barbara,incivile e disumana».
Il sindaco proclamerà il lutto cittadino nel giorno dei funerali. Sono stati annullati tutti gli eventi in programma nella cittadina. Ieri si è svolta una fiaccolata in piazza. «Hanno partecipato in tanti – spiega – abbiamo concluso apponendo una targa con il nome di Vanessa sulla panchina rossa situata in piazza». Ma l’iniziativa più importante arriverà nelle prossime ore. «È già pronta una delibera di giunta, che approderà anche in consiglio comunale: noi chiediamo alle autorità preposte di modificarla legge, garantire l’incolumità delle donne che denunciano. Gli stalker non possono essere lasciati liberi, devono essere controllati. Tony Sciuto ha avuto la possibilità di piazzare il gps nell’auto di Vanessa per poter seguire i suoi spostamenti, di procurarsi una pistola e dei proiettili e poi di avvinarsi alla ragazza e di colpirla».
Vanessa non era sola, con lei c’erano le amiche con cui aveva condiviso la serata, una delle quali ferita di striscio da un colpo. Ha cercato di respingere Antonino, gli ha detto che avrebbe avvertito i carabinieri. Lui le ha scaricato addosso il caricatore. Poche ore dopo si è ucciso, l’arma non è stata ancora ritrovata.
Vanessa aveva denunciato più volte il suo ex, aveva annotato tutte le sue incursioni, gli appostamenti, spesso più volte in un solo giorno, davanti al panificio e davanti casa. Era finito tutto nero su bianco nelle denunce, il maresciallo dei carabinieri le aveva fornito un numero di cellulare per le chiamate di emergenza. Non è bastato. Sciuto era stato arrestato, poi nuovamente posto in libertà con il divieto di avvicinarsi a Vanessa. Il sindaco Giuseppe Messina , che chiede misure più severe, spiega: «Lo dobbiamo a Vanessa. Perché il suo sacrificio non sia vano. Lei era una giovane forte, determinata. Non si era mai arresa».
Le parole del primo cittadino fanno eco a quelle del presidente dei Gip di Catania, Nunzio Sarpietro. Sorgono degli interrogativi sulla scarcerazione del giovane, decisa a giugno. Sarpietro precisa che si è agito nel rispetto della legge attuale. «E’ difficile controllare tutti gli stalker – ha dichiarato all’Ansa – noi emettiamo come ufficio 5-6 ordinanze restrittive a settimana ed è complicato disporre la carcerazione perché occorrono elementi gravi e, comunque, non si può fare fronte ai fatti imponderabili». Ma anche Sarpietro condivide la necessità di misure più restrittive e propone «dei centri di riabilitazione per gli stalker» ed «un braccialetto elettronico ‘out’ per l’indagato che segnali la sua presenza e, contemporaneamente, un dispositivo per la vittima che emetta segnali acustici e luminosi quando lo stalker viola la distanza impostagli dal provvedimento di non avvicinamento».
«Gli strumenti di cui dispone spesso non bastano – spiega Bruna Colacicco, scrittrice milanese, da anni impegnata sui temi della violenza sulle donne – Questi personaggi sono talvolta dei criminali affetti da un forte disturbo della personalità. Episodi come questo dimostrano che bisognerebbe intervenire anche su un piano diverso, quello del supporto psicologico. Un criminale può cambiare, un criminale psicopatico no. Negli Stati Uniti, si stanno avviando dei percorsi nuovi: i magistrati possono valutare la personalità dell’uomo, per comprendere cosa ci si può aspettare da lui. Sono percorsi non facili, non ci sono soluzioni a portata di mano, ma la presa in carico di questi soggetti criminali, sarebbe importante per prevenire, almeno in parte, il rischio. Ricordiamoci però che il criminale può essere fermato e può cambiare, il criminale psicopatico, il soggetto affetto da narcisismo psicologico, non può cambiare. In alcune regioni stanno nascendo degli “sportelli” dedicati ai maltrattatore, dove si può, ove possibile, tentare una sorta di psicoterapia o almeno, nei casi in cui si tratta di patologie della personalità come il narcisismo e la psicopatia, difficilmente trattabili, si può almeno fornire un supporto psicologico per arginare l’aggressività e la violenza che stanno covando affinché non sfoci in episodi simili».