Fedez e Gigi D’Alessio lasciano la Siae e scelgono Soundreef

Dopo il rapper, dal 2017 anche il cantautore napoletano, 20 milioni di dischi venduti, per la raccolta dei diritti d'autore si affiderà alla società fondata a Londra da due italiani nel 2011. L’effetto moltiplicatore della direttiva europea Barnier in via di recepimento in Italia
Ansa soundreef

La notizia che Gigi D'Alessio abbia lasciato la Siae e si sia affidato a Soundreef per la raccolta dei suoi diritti d'autore ha colto qualcuno di sorpresa, eppure molte cose si muovono nel sistema della gestione collettiva dei diritti d’autore. Questo nuovo assetto è possibile grazie alla cosiddetta direttiva Barnier, la direttiva europea 2014/26/UE, del 26 febbraio 2014, sulla gestione collettiva dei diritti d’autore e dei diritti connessi e sulla concessione di licenze multiterritoriali per i diritti su opere musicali per l’uso online nel mercato interno dell’Unione europea.

 

Michel Barnier, allora Commissario europeo per il Mercato Interno ed i Servizi, fu il relatore di questa direttiva che ha inteso creare un mercato dei diritti d’autore, un mercato che sia effettivamente transnazionale e che risponda ai più elevati criteri di trasparenza ed efficienza degli enti che gestiscono tali diritti. D’altronde, la necessità di migliorare il funzionamento di tali organismi di gestione collettiva era già stata individuata nella raccomandazione 2005/737/CE della Commissione europea, nella quale essa stabiliva una serie di principi, come «la possibilità per i titolari dei diritti di scegliere liberamente il loro organismo di gestione collettiva, la parità di trattamento delle categorie di titolari dei diritti e l’equa distribuzione delle royalty».

 

La Direttiva Barnier parte dal presupposto che «i titolari dei diritti dovrebbero essere liberi di poter affidare la gestione dei propri diritti a entità di gestione indipendenti», mentre «i servizi di gestione collettiva di diritti d’autore e di diritti connessi dovrebbero consentire a un titolare dei diritti di poter scegliere liberamente l’organismo di gestione collettiva cui affidare la gestione dei suoi diritti, sia che si tratti di diritti di comunicazione al pubblico o di riproduzione, o di categorie di diritti legati a forme di sfruttamento quali la trasmissione radiotelevisiva, la riproduzione in sala o la riproduzione destinata alla distribuzione online», ecc. Per questo, «i titolari dei diritti hanno il diritto di autorizzare un organismo di gestione collettiva di loro scelta a gestire i diritti, le categorie di diritti o i tipi di opere e altri materiali protetti di loro scelta, per i territori di loro scelta, indipendentemente dallo Stato membro di nazionalità, di residenza o di stabilimento dell’organismo di gestione collettiva o del titolare dei diritti».

 

La direttiva delinea anche la forma ed i requisiti che devono avere gli organismi di gestione collettiva dei diritti d’autore, la titolarità dei diritti, le funzioni di sorveglianza, la gestione dei proventi dei diritti, la correttezza e puntualità nel pagamento dei titolari dei diritti, ecc.; il tutto all’insegna della massima trasparenza. Agli Stati membri dell’UE è stato poi demandato il recepimento della direttiva entro il 10 aprile 2016, mentre la Commissione valuterà l’applicazione della direttiva entro il 10 aprile 2021.

 

Secondo Giovanni Pitruzzella, presidente dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcom), «la direttiva enfatizza la libertà di scelta dell’autore ma non porta il ragionamento alle estreme conseguenze, imponendo [cioè] una liberalizzazione», liberalizzazione che è invece avvenuta in altri Paesi europei. Attualmente, in Italia, è ancora in discussione al Senato la legge delega che deve recepire la direttiva Barnier.

           

Davide D'Atri, Ceo di Soundreef, società italiana con sede nel Regno Unito, ritiene che la direttiva Barnier apra un percorso di sviluppo del mercato dei diritti d’autore, con «maggiore prosperità ed efficienza per autori ed editori», che possono iscriversi alla società che preferiscono, mentre gli utilizzatori «possono comprare una licenza dalla società che meglio li serve». Infine, secondo, D’Atri, la direttiva permette la coesistenza di due modelli di gestione dei diritti, quello rappresentato dalle «società di gestione collettiva, che sono tipicamente non profit», ed un altro modello, rappresentato dalle «entità di gestione indipendenti» che possono fare profitti.

 

Secondo quanto dichiarato dalla stessa Soundreef, essa attualmente «amministra e raccoglie compensi su oltre 150 mila brani utilizzati da un network sempre crescente di decine di migliaia di utenti business in Italia e nel mondo». Quindi, dal 1 gennaio 2017, Soundreef riscuoterà i proventi di Gigi D'Alessio, cantautore con 20 milioni di dischi venduti in tutto il mondo ed un repertorio di circa 750 brani. D’Alessio ha spiegato la sua scelta di passare a Soundreef perchè convinto della sua «trasparenza della rendicontazione al contrario di quella Siae che non è analitica e non chiarisce con esattezza da dove arrivano i proventi». Inoltre, continua D’Alessio, «ho creduto nel progetto di questi giovani e credo nel libero mercato», mentre «laddove c'è il monopolio il mercato non cresce». D’Alessio è il secondo famoso cantautore italiano a passare da Siae a Soundreef, dopo Fedez, che lo ha annunciato lo scorso 29 aprile. Altri autori certamente seguiranno.

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