Federico Lombardi: Radio Vaticana 75 anni e 45 lingue
75 anni, un’età di tutto rispetto. Li ha da poco compiuti la Radio Vaticana. Un bel pezzo di storia vissuta all’interno di una storia più grande, quella della Chiesa e dei popoli. A costruire la prima stazione radio era stato il suo stesso inventore, Guglielmo Marconi, su incarico di Pio XI, che l’inaugurò il 12 febbraio 1931. Oggi l’emittente pontificia conta 384 dipendenti, 59 le nazionalità rappresentate, 45 le lingue di trasmissione. Padre Federico Lombardi, gesuita, piemontese della provincia di Cuneo, 64 anni, studi filosofici e teologici (ma pure una laurea in matematica) è l’attuale direttore generale della Radio e del Centro televisivo vaticano. Cosa sono stati questi primi 75 anni? Sono stati anni di servizio al ministero del Santo Padre perché questa è la finalità della Radio Vaticana, cioè la diffusione della parola del papa e della sua sollecitudine per tutte le parti della Chiesa cattolica, con un’attenzione particolare verso quelle che vivevano in situazioni di maggiori difficoltà, di minoranza o lontane. Ma è stata una voce che si è fatta carico anche delle sofferenze umane più generali, come durante la guerra, quando fece servizio umanitario per i prigionieri e per i dispersi, cercando di portare loro i messaggi delle famiglie. E poi è stata la voce dei grandi eventi della Chiesa del nostro tempo, non solo i radiomessaggi del papa Pio XII durante la guerra, ma anche i messaggi del Concilio, i messaggi di Giovanni Paolo II, che si muoveva per il mondo intero e la Radio lo accompagnava. Moltiplicando, attraverso gli anni, le sue lingue, la Radio è diventata sempre più uno specchio dell’universalità della Chiesa e dell’ansia d’inculturazione del messaggio evangelico in tutti i popoli. Quali sono gli elementi che fanno l’identità della Radio Vaticana? La missione ricevuta fin dall’inizio dalla Radio Vaticana nella sostanza non cambia. Si svolge però in situazioni che mutano e con strumenti tecnici che si evolvono. Prima, la Radio Vaticana parlava solo da Roma. Adesso, la sua voce viene rilanciata da mille radio nazionali e locali, non solo cattoliche, nelle diverse parti del mondo. È evidente che uno dei compiti della Radio Vaticana è anche quello di offrire una prospettiva cristiana sugli eventi di attualità, con grande attenzione alle tematiche dello sviluppo integrale dell’uomo e della sua dignità, ai problemi della giustizia e della pace, del dialogo fra le culture e fra le religioni e in particolare fra le confessioni cristiane, cercando di crescere nell’unità di tutti i credenti in Cristo. Anche filosoficamente, noi non accettiamo una separazione tra informazione profana e informazione religiosa. C’è informazione sull’uomo e sulla sua vita. Questa interessa la Chiesa e quindi interessa noi. Lo scorso 3 marzo Benedetto XVI, per festeggiare l’anniversario, ha fatto visita alla radio. Le sue parole hanno anche aperto qualche prospettiva? Il papa ha detto delle cose molto belle, incoraggiandoci a continuare la nostra missione. Ma ha pure messo in luce, coerentemente con la sua personalità e il suo magistero, la testimonianza della verità in un grande dialogo con il mondo di oggi: una Radio Vaticana che non solo parla agli altri, ma che ascolta. Riguardo al futuro direi quindi che non c’è alcuna incertezza per quanto riguarda la missione. Piuttosto dobbiamo essere attenti a cogliere il positivo delle nuove opportunità che vengono offerte dal mondo delle comunicazioni. In questi ultimi decenni, siamo passati dalle sole onde corte, alla ritrasmissione in modulazione di frequenza che viene ascoltata molto più facilmente. Adesso abbiamo i satelliti, Internet e ultimamente anche l’iPod, che ci permette di arrivare anche ai più giovani. Si tratta, pertanto, di utilizzare le nuove possibilità al meglio perché siano veicolo del messaggio che noi riteniamo il più bello del mondo, quello che la Chiesa porta.