Federico Barocci, pittore di dolcezze
L’infelicità? Esiste, ma Federico Barocci (1528/35-1612) la supera grazie alla serena visione della vita cristiana nell’età della Riforma cattolica. La Deposizione del duomo di Perugia è emotiva: la scena distilla pienezza di colore, sentimento vivo negli astanti e calma nel corpo di Cristo. Rende bella la morte, bello il dolore: perché finirà.
Federico è pittore di emozioni, semplici, dirette. La Visitazione nella chiesa romana di Santa Maria in Vallicella – davanti alla quale Filippo Neri andò in estasi – è il saluto affettuoso tra due donne in un quartiere popolare: gialli e rossi stupendi, luci ondeggianti. Emana letizia, una dolcezza affascinante.
Certo, Federico conosce Raffaello e Michelangelo, è un gran disegnatore, lavora parecchio anche se ha poca salute. Equilibrato nelle emozioni, mai retorico, nessun languore lacrimoso o gioia posticcia. Il Riposo durante la fuga in Egitto (Pinacoteca Vaticana) brilla appunto per la sua sensibile umanità. È un idillio familiare in primavera. Giuseppe, un vecchio sorridente, dona al vispo Bambino un ramo di ciliegie, l’asino sorride a modo suo, Maria colorata di luce, siede tranquilla a terra. C’è quiete, c’è pace. Federico è così. Anche nella Fuga di Enea da Troia (Roma, Galleria Borghese), perché si salverà, certo. Lo dice lui, il pittore delle emozioni serene.
La mostra L’emozione della pittura moderna, presso il Palazzo Ducale di Urbino, è visitabile fino al 6/10/24.