Fedeli: «Un patto di corresponsabilità»

Presentato a Roma il diciannovesimo rapporto sulla scuola cattolica in Italia. Alcune domande alla ministra per l'Istruzione, l'Università e la Ricerca, Valeria Fedeli    

La legge 62 del 2000, ormai quasi maggiorenne, ha introdotto in Italia la parità scolastica. Almeno da un punto di vista formale il sistema nazionale di istruzione si compone di scuole statali e paritarie. Entrambe assicurano lo stesso servizio pubblico. Non è cosa da poco anche se il valore della parità sembra spesso doversi misurare solo in termini economici: quanto costa una scuola statale, quanto risparmia lo Stato con le scuole paritarie, a quanto dovrebbe ammontare un equo finanziamento statale per le scuole paritarie. Secondo il diciannovesimo rapporto sulla scuola cattolica in Italia, presentato nei giorni scorsi presso la Sala del Cenacolo della Camera dei Deputati, presenti monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei e la Senatrice Valeria Fedeli, ministra dell’Istruzione, Università e Ricerca, «il valore della parità scolastica è soprattutto ideale per garantire ai genitori la libertà di scelta educativa, evitare forme di monopolio stimolando un confronto per la crescita qualitativa di tutte le scuole, essere concreta espressione di quella sussidiarietà di cui parla la Costituzione».

 

A margine della presentazione uno sparuto gruppo di giornalisti, tra cui Città Nuova, ha posto alcune domande alla ministra nel bel cortile adiacente alla Sala del Cenacolo in piazza Campo Marzio a Roma.

Perché il patto di corresponsabilità educativa tra la scuola e la famiglia è fondamentale?

È fondamentale per la scuola con le sue responsabilità, finalità, competenze, ma anche per la famiglia. Mettere al centro l’educazione, l’istruzione, la formazione dei ragazzi è un punto di responsabilità decisiva verso i propri figli e verso l’insieme della società.

Qual è la vera parità che ha chiesto monsignor Galantino nel corso della presentazione del Rapporto sulla scuola cattolica?

Stiamo andando avanti. Nell’ultima legge di stabilità del 2017 abbiamo cominciato ad utilizzare anche altri finanziamenti, per esempio europei, anche per le scuole paritarie che già dal 2000 consideriamo scuole pubbliche. È evidente che non si può discriminarle dal punto di vista delle risorse. È il lavoro anche che stiamo facendo con il ministro Claudio De Vincenti (ministro per la Coesione Territoriale e il Mezzogiorno ndr) per superare ciò che in Europa ci avevano detto, cioè che non erano considerate scuole pubbliche. L’abbiamo sbloccata.

E il nuovo consenso informato?

Il nuovo patto di corresponsabilità vuol dire mettere in condizione, non burocraticamente, tutti gli elementi dell’offerta formativa per fare in modo di conoscerli prima di scegliere la scuola perché questo è un modo per responsabilizzare.

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