Fecondazione eterologa, stabilite le linee guida

In attesa di una legge del Parlamento che regolamenti questo delicato settore, sono state le Regioni a stabilire delle prime norme comuni
Un neonato

Come previsto, la sentenza della Corte Costituzionale che ha cancellato il divieto della fecondazione eterologa, contenuto nella Legge 40 del 2004, ha messo immediatamente in moto le richieste dei centri (pubblici e privati) e dei genitori che non possono utilizzare i propri gameti, per accelerare i tempi di introduzione della tecnica anche qui in Italia.

La ministro della Sanità Lorenzin agli inizi di agosto aveva cercato di presentare un decreto legge che definisse una regolamentazione della procedura, che prevedendo un donatore esterno alla coppia apre alcune problematiche che vanno individuate e risolte. Il Consiglio dei ministri però ha deciso che, trattandosi di problematiche con forte connotazione etica, non fosse bene procedere per d’urgenza, rimandandola questione ad una futura pronuncia del Parlamento, con l’inevitabile allungamento dei tempi tecnici.

Pressati dalle richieste delle coppie, di alcuni biogiuristi e di alcune associazioni, i governatori regionali hanno deciso di dare il via libera all’introduzione della fecondazione eterologa in tutti i centri sia pubblici che privati e, con il supporto di una commissione tecnica, hanno emanato delle Linee guida che regolamentano i prelievi di gameti dai donatori:

·         Potranno accedervi solo donne in età presumibilmente fertile e non oltre i  43 anni;

·         I donatori avranno dei limiti di età posti tra i 20 e i 35 anni per le donne donatrici e tra i 18 e i 40 per i donatori;

·         Si è stabilito un limite massimo di 10 nati per ogni donatore (con l’eccezione delle coppie che avessero già avuto un figlio e che potranno chiedere di averne altri con lo stesso donatore);

·         Si assicura l’anonimato del donatore;

·         Si fa divieto ai richiedenti di scegliere le caratteristiche fenotipiche del donatore. Si lascia solo la possibilità di scegliere in generale l’etnia ed il colore della pelle, per evitare fenomeni di selezione eugenetica;

·         Si prevede la gratuità del trattamento nelle strutture pubbliche (anche se su questo punto c’è ancora molto da discutere a causa del costo molto elevato di ogni singolo trattamento che al momento attuale sarebbe a carico del Servizio sanitario regionale).

Certamente, è importante che si sia trovata una strategia e ci siano dei regolamenti comuni per tutte le regioni, sarebbe stato molto problematico avere offerte diverse. Questa decisione però non risolve tutte le questioni in gioco: prima fra tutte la remunerazione dei donatori: la proposta di decreto prevedeva la gratuità della donazione, per mettersi al riparo dalla possibilità del fiorire di un “mercato” di gameti con grave rischio di mercificazione delle persone. C’è poi la questione della presentazione del profilo genetico del donatore per consentire ai figli di avere notizie sul proprio padre biologico relativamente alla predisposizione a patologie. Non si accenna, per ora, alla definizione di un Registro nazionale dei donatori per consentire una tracciabilità ed evitare così episodi di consanguineità. Non si dice poi nulla su eventuali sanzioni per chi dovesse uscire fuori da queste linee guida.

Al di là di tutto, la questione della fecondazione eterologa è cosa molto importante e non può essere trattata in modo superficiale. Un pronunciamento ponderato ed approfondito da parte del Parlamento è e rimane indispensabile.

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