Fattoria Vita Felice

Dare la possibilità alle persone in difficoltà di ricominciare a vivere: è l’idea di don Silvio Santovito, parroco di Casalbordino, che dal 2013 apre la porta a ragazzi e adulti disabili e ai detenuti del carcere di Vasto

«Tutto è partito quando con alcune persone disabili che frequentavano la parrocchia Altissimo Salvatore Casalbordino (Ch),  abbiamo deciso di creare un luogo di condivisione per passare tempo insieme e svolgere attività in mezzo alla natura», così ci racconta don Silvio Santovito, parroco di Casalbordino e uno dei fondatori della Fattoria Vita Felice.

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Tanti gli animali che vengono accuditi quotidianamente dagli ospiti della fattoria che sorge in un terreno ceduto da Giuseppe, il fratello di don Silvio e Adele sua moglie, che hanno così contribuito alla fondazione di un luogo speciale. Oltre ai ragazzi disabili, la fattoria ospita anche ex detenuti del carcere di Vasto. «La collaborazione è iniziata grazie a una professoressa di Casalbordino che insegnava anche all’interno del carcere – continua don Silvio, che oggi è cappellano del carcere –. Oltre alla sezione dove si trovano i detenuti, nel carcere c’è una struttura chiamata Casa di lavoro, dove si trovano quasi 150 persone che svolgono lavori rieducativi in previsione di un reinserimento nella società». Così, ogni giorno, la fattoria accoglie queste persone, che in base al tempo concesso dal magistrato rimangono con don Silvio e i collaboratori solo poche ore o giornate intere.

«Alcuni sono soli e senza famiglia, in fattoria possono rendersi utili, condividere il pranzo e il tempo, verso sera c’è sempre qualche momento di riflessione e preghiera», fondamentale infatti è farli tornare a vivere la quotidianità fuori le mura, poi chi non ha un posto dove tornare la notte viene accolto da una casa della Caritas Diocesana.

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Le persone coinvolte nel progetto hanno un passato difficile e doloroso, «alcuni sono in carcere anche da 40 anni e non ricordano nemmeno come si prende un autobus», così don Silvio li accompagna ogni giorno a tornare alla vita: «Anche quando vanno via, con alcuni rimaniamo in contatto, altri decidono di rimanere ed entrare a far parte del team». Nel tempo si sono create amicizie anche tra detenuti e ragazzi disabili, tutti insieme si prendono cura degli animali: «Qualche anno fa i ragazzi disabili hanno organizzato un’opera teatrale che è stata portata proprio dentro il carcere e i detenuti hanno organizzato per loro una festa».

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