Il fascino irresistibile del Roland Garros

L'edizione 2017 del torneo parigino ci lascia in eredità la decima vittoria di Nadal e la prima della Ostapenko. Ma non solo.
Rafael Nadal sul podio(AP Photo/Petr David Josek)

«Noi non vogliamo essere il più grande torneo del mondo, il più connesso o quello con il montepremi più alto. Noi vogliamo che il nostro sia il più bel torneo del mondo! Benvenuti al Roland Garros, benvenuti su una terra di emozioni indimenticabili, una terra di sudore e di lacrime. Una terra esigente, dove contano solo i valori sportivi, le sfide, la passione e l’amore di grandi campioni». Bernard Giudicelli, presidente della federazione francese di tennis, ha accolto cosi, attraverso l’editoriale della rivista ufficiale del torneo edizione 2017, i numerosi spettatori (oltre 450 mila) accorsi a Parigi nelle ultime due settimane per assistere alle partite di uno dei quattro tornei di tennis più seguiti del pianeta. 

Ogni Slam ha un fascino tutto suo, è innegabile. Ci sono gli Australian Open, ricchi di calore e colore. C’è Wimbledon, con la sua ammaliante storia e tradizione. C’è Flushing Meadows, con tutto il rumore e alcuni “eccessi” tipici degli statunitensi. E poi c’è l’Open di Francia, più conosciuto come Roland Garros, quello che di fatto rappresenta il vero e proprio “campionato mondiale” di tennis sulla terra rossa. Un appuntamento sportivo, bisogna riconoscerlo, che ha davvero un fascino con pochi uguali. Te ne accorgi subito, basta mettere piede all’interno dell’impianto del Bois de Boulogne dedicato alla memoria di Roland Garros, aviatore ed eroe francese della prima guerra mondiale. Un impianto funzionale e tutto sommato “raccolto”, anche se in fase di continuo ampliamento e miglioramento (dal 2020, ad esempio, il campo principale sarà dotato di tetto retraibile). Qui comunque, al di là di tutto, e come accade in poche altre parti, conta solo una cosa: il tennis! 

Anche quest’anno, come da tradizione, chi ha assistito al torneo ha potuto applaudire le imprese di grandi campioni. Campioni immensi come Rafael Nadal, lo spagnolo che è da considerarsi il più grande giocatore di sempre sulla terra rossa. Rafa è reduce da alcune stagioni abbastanza difficili, dove il logorio di una lunga e dispendiosa carriera gli ha fatto pagare dazio (in particolare a causa di un problema al polso sinistro che l’ha tormentato per diverso tempo). Dall’inizio del 2017, però, Nadal ha via via ritrovato la profondità dei suoi colpi, e soprattutto quel mix vincente fatto di aggressività e di estrema lucidità nel giocare al meglio i punti che contano. A Parigi, più nello specifico, abbiamo colto nei suoi occhi la furia agonistica dei giorni migliori, e dopo aver giocato in maniera “devastante” durante tutto il torneo, ha prevalso su uno sconsolato Stan Wawrinka, in una finale a senso unico. Per Rafa è la decima vittoria al Roland Garros, un record difficilmente superabile in futuro. Dieci e lode per questo fenomeno!

Per un “vecchio campione” che si conferma, il torneo appena concluso ci ha anche regalato l’affermazione di una giovane emergente, la lettone Jelena Ostapenko. Jelena, vent’anni compiuti proprio giovedì scorso, tra la sorpresa dei più (anche di molti addetti ai lavori) ha vinto la finale femminile in cui è stata opposta alla ben più quotata rumena Simona Halep (numero tre del mondo all’inizio del torneo). Pensate che la Ostapenko in carriera non aveva vinto nessun torneo nel circuito maggiore, che alla vigilia non era inserita tra le trentadue teste di serie del singolare femminile, e che quindi la sua prima vittoria è arrivata proprio in uno Slam: un risultato più unico che raro! Questa ragazza, di cui risentiremo certamente parlare in futuro, si è resa protagonista di un gioco molto combattivo, della serie “o la va o la spacca”. Pochi palleggi e tante soluzioni estreme cercate già dai primi scambi (le sue partite sono caratterizzate da diversi errori gratuiti ma anche da tantissimi colpi vincenti), con l’aggiunta di un dritto colpito addirittura con una forza superiore a quella di diversi uomini, compreso il numero uno del mondo, lo scozzese Andy Murray

Nadal, Ostapenko, ma non solo. L’Open di Francia edizione 2017, infatti, ci ha regalato altre pagine che rimarranno impresse nella memoria degli appassionati di questo sport. Alcuni match indimenticabili: uno su tutti, la splendida semifinale maschile, durata oltre quattro ore e mezzo, tra i già citati Andy Murray e Stan Wawrinka: un vero spettacolo! E poi abbiamo potuto assistere anche all’emozionante ritorno in gara della ceca Petra Kvitova, giocatrice che in passato ha vinto due volte Wimbledon (nel 2011 e nel 2014), tornata alle competizioni proprio nel match d’apertura del torneo parigino dopo che, nel dicembre scorso, era stata aggredita in casa da un rapinatore. Seriamente ferita con un coltello alla mano sinistra – lei è mancina -, Petra è stata costretta a sottoporsi a un delicato intervento chirurgico di ricostruzione a tendini e legamenti, un’operazione che ne aveva messo seriamente a rischio la carriera.

Eh già, quanti momenti da ricordare ci lascia l’ultimo Roland Garros. Affermazioni storiche, come quella della ventiduenne tunisina Ons Jabeur, numero 114 del mondo, che è diventata la prima tennista di origine araba ad approdare a un terzo turno in una prova dello Slam, e tanti momenti veramente toccanti. Come il pianto dello statunitense Steve Johnson, al termine del match che lo vedeva opposto al croato Borna Coric, lacrime versate nel ricordo del padre (e anche suo allenatore) scomparso appena due settimane prima a soli 58 anni, o come il pianto a dirotto di Nicolas Almagro. Il tennista spagnolo, infatti, è stato costretto al ritiro per infortunio ed è stato consolato dal suo avversario di turno, l’argentino Juan Martin Del Potro. Una scena davvero commovente, con Del Potro (uno che d’infortuni purtroppo se ne “intende”) che con grande sportività gli è stato a lungo vicino, prima mentre Almagro era in campo sdraiato a terra, e poi quando si è seduto in panchina, con Del Potro lì, accanto a lui, a pronunciargli parole di incoraggiamento.

Ora per il tennis mondiale è tempo di voltare pagina. Da questa settimana, infatti, la gran parte del circuito maschile e di quello femminile comincia la marcia di avvicinamento a Wimbledon. Si passa all’erba quindi, superficie sulla quale questa settimana vedremo impegnati gli uomini a Stoccarda (con l’atteso ritorno di “Sua Maestà” Roger Federer) e a ‘s-Hertogenbosch, città olandese dove gareggeranno anche le donne che giocheranno anche a Nottingham (Regno Unito). Così, dopo oltre due mesi e tanti tornei disputati, si lascia gradualmente la terra rossa, la superficie che anche quest’anno ha avuto nell’Open di Francia il suo punto più alto. Au revoir Parigi, au revoir Roland Garros! Al prossimo anno.

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