Fare ancora storia nuova

È difficile dire che cosa segnerà sul quadrante della storia Assisi 2011.
L'incontro delle grandi religioni ad Assisi 2002

È difficile dire che cosa segnerà sul quadrante della storia Assisi 2011. Anzi, è del tutto improprio voler dettare in anticipo un’agenda di lavoro. Perché, in questo come del resto in molti altri casi, nella vita della Chiesa, il messaggio che Dio ci vuol dare va accolto e decifrato a partire dall’evento così come si produce e dalla storia delle conseguenze che innesca. Non di rado sorprendendoci. È ciò che è avvenuto, 25 anni fa, quando Giovanni Paolo II, con profetica intuizione e testarda determinazione, ha voluto – prima volta nella storia dell’umanità! – che i leader delle religioni mondiali si ritrovassero insieme per testimoniare il comune impegno per la pace a partire dall’apertura disarmata all’azione di Dio nei cuori e nelle menti. Ebbene, che cos’è successo con quell’evento?

 

Giovanni Paolo II stesso se l’è chiesto qualche mese dopo, rivolgendosi alla Curia romana. In quel discorso – che resta un punto fermo nell’interpretazione del significato dell’evento di Assisi – egli ha evidenziato il decisivo contributo che, a livello culturale, sociale e politico, le religioni possono dare alla fraternità dei popoli, ma, come presupposto e orizzonte di ciò, ha richiamato il significato dell’evento nella logica dell’attuarsi del disegno di Dio sulla storia degli uomini attraverso Gesù Cristo e, in lui, attraverso la missione della Chiesa. «La Chiesa, infatti, cioè noi stessi, – ha sottolineato – abbiamo meglio capito, alla luce dell’avvenimento, qual è il vero senso del mistero di unità e di riconciliazione che il Signore ci ha affidato, e che egli ha esercitato per primo, quando ha offerto la sua vita “non soltanto per il popolo, ma anche per unire i figli di Dio che erano dispersi” (Gv 11,52)».

 

La Chiesa ha testimoniato ad Assisi «tale ministero di unità – disse Giovanni Paolo II – in modo se si vuole inedito. (…) D’altronde, la situazione del mondo è in sé stessa una chiamata pressante a ritrovare e mantenere sempre vivo lo spirito di Assisi come motivo di speranza per il futuro». Ai discepoli di Gesù, oggi, immaginare e costruire le strade perché queste esigenti parole continuino a fare storia nuova.

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