Far vivere la Parola nel monastero

Vita quotidiana nella luce del Vangelo. Un monastero si apre alla spiritualità di comunione. Il contributo di una clarissa al convegno: "Comunione: nuova via all’Evangelizzazione" (12 maggio 2009).

“Siamo come Maria, una dei tanti, anche se, se saremo come quelli che dobbiamo essere, dovremo come lei arrivare a tutti con la nostra specifica fiamma ed il nostro ideale dell’unità”. Un attimo prima di scrivere mio piccolo dono per voi, mi sono imbattuta in queste parole rivolte da Chiara Lubich ai religiosi e religiose nel 1999 a Loppiano… quasi un incoraggiamento per me, che per la prima volta ‘vengo’ fra voi. Parto da qui per raccontare un po’ come la fiamma, la luce del carisma dell’unità, mi ha raggiunta in monastero.

Un dono speciale

Sono una sorella povera di santa Chiara (clarissa) e vivo a Perugia. Circa quattro anni fa ho incontrato la spiritualità dell’unità attraverso un frate minore, ora in missione. Allora ero ancora ai primi approcci con il Movimento dei Focolari, ma la corrispondenza che notai tra l’ideale di Chiara Lubich e quello di una clarissa fu determinante, perché crollasse in me ogni timore: potevo vivere questa vita anche in monastero. Sperimentai poi una gioia speciale nel riconoscere, anche dal mio e nostro angolino, il Dono insito nell’ideale dell’unità: rivitalizzare e attualizzare, rischiarando di nuova luce, ogni realtà che incontra, anche quella “santa unità”, quell’amore a Gesù povero e crocifisso, quella centralità dell’Eucaristia, così cari a santa Chiara d’Assisi.

Un dono inaspettato (anche se sognato) e grande è stato il ritrovarsi con altre consacrate di Assisi in monastero: io e una sorella al di qua, le altre religiose al di là della grata, che, anche in questo caso lo stiamo sperimentando, decisamente non costituisce un ostacolo alla comunione. Il 16 marzo, poi, per commemorare il primo anniversario della morte di Chiara, abbiamo vissuto un incontro allargato: da una parte, la nostra comunità quasi al completo e dall’altra i rappresentanti del Movimento dei Focolari.

Una Nuova Evangelizzazione

Questa esperienza ha riacceso un certo interesse da parte di altre sorelle, nella comune riconoscenza per la fresca e profonda evangelicità delle testimonianze. La stessa Parola di vita, che da anni ci viene donata con fedeltà ed estrema discrezione, ha ripreso a circolare con maggiore vivacità. In questo modo viviamo una Nuova Evangelizzazione ad intra. A questo proposito voglio raccontarvi qualche esperienza del mio quotidiano ed elementare “ricominciare” ad amare alla luce dell’ideale dell’unità.

Una consorella pulisce e ripulisce, più volte alla settimana, il dormitorio sul quale si affacciano le nostre celle. “Ecco… un’altra con la fissa delle pulizie!”, questa la mia prima, istintiva, reazione. Ma dopo un po’: “Se vuoi possiamo pulire a settimane alterne”. Una breccia si apre fra noi, mentre nel cuore provo una piccola grande gioia.

Con alcune sorelle “qualcosa non scorre” e mi chiedo che cosa fare. Le giornate in cucina con un’altra sono una “tortura”: noi due, da sole, senza argomenti in comune, in un silenzio pesante. Un mattino, però, scendendo, chiedo a Gesù di offrirmi qualche spunto: per me, in quel giorno, è più importante rompere il ghiaccio con lei che preparare il pranzo! Più volte ci ritroviamo ai fornelli o al lavello, lei che racconta e io che ascolto, e al momento dell’assaggio le pietanze mi sembrano particolarmente gustose.

C’è una sorella innamorata dell’ideale dell’unità, ma con lei la reciprocità non scatta: con altre la comunione fiorisce o si approfondisce, ma con lei no. Mi aiuta un brano scritto da un focolarino: “Se l’altra creatura umana non risponde… prima o dopo la risposta, il pieno, arriva: forse da un altro cuore e non da quello pensato”.

La comunione si fa carne

Cosa vedo allora “in giro per il monastero”? L’incontro con l’ideale dell’unità, accolto da ciascuna secondo la sua sensibilità, favorisce l’apertura alla spiritualità di comunione, con la quale ultimamente in comunità stiamo tentando qualche approccio. Lo stesso Giovanni Paolo II ha affermato che la spiritualità di comunione arricchisce la comunità.

Mi sembra di poter dire che è proprio così: grazie a questa rinnovata esperienza di comunione, le relazioni nella comunità si dipanano, la fraternità si concretizza e si sperimenta nelle piccole cose, l’amore si fa carne. Condivido infine con voi la gioia di avere adesso in cielo due madri: Chiara di Assisi e Chiara di Trento, unite nell’Amore di Maria che entrambe le ha generate, e alla quale insieme a voi tutti voglio affidarmi.

 

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