Famiglie davvero olimpiche
Era il 2 ottobre del 2009 quando a Copenaghen, durante la 121ma sessione del Comitato Olimpico Internazionale, Jacques Rogge, l’allora Presidente del CIO, annunciò al mondo che le Olimpiadi del 2016 si sarebbero svolte in Brasile, a Rio de Janeiro. Da allora sono passati quasi sette anni e oggi, quando mancano solo tre giorni alla cerimonia di apertura che inaugurerà la trentunesima edizione dei Giochi Olimpici estivi dell’era moderna, questa incantevole metropoli si prepara ad accogliere circa 10.500 atleti. Arriveranno da tutto il mondo,in rappresentanza di 206 nazioni tra le quali, per la prima volta alle Olimpiadi, anche il Sud Sudan, che a luglio ha celebrato il quinto anno d’indipendenza dal Sudan, e il Kosovo, repubblica indipendente dalla Serbia dal 2008, ma Stato ancora non riconosciuto da molti Paesi dell’Onu.E, in alcuni casi, questi atleti arriveranno dalla stessa famiglia.
Se l’unione fa la forza – Bronte e Cate Campbell, ad esempio, sono due sorelle australiane che nei prossimi giorni vedremo gareggiare insieme per ben tre volte. Il loro sport è il nuoto, la loro specialità lo sprint a stile libero. In due casi, nei 50 e nei 100 metri individuali, Bronte e Cate saranno impegnate a Rio “l’una contro l’altra”, mentre in un’altra circostanza, la staffetta 4×100 metri stile libero, gareggeranno davvero insieme. La loro storia di “unità familiare” è davvero significativa, perché dopo i successi ottenuti alle Olimpiadi del 2008 (due medaglie di bronzo), e ai mondiali di Roma del 2009 (dove vinse un altro bronzo), Cate è stata colpita da una lunga infezione virale, una sindrome da stanchezza cronica che ne ha duramente messo alla prova fisico e mente, portandola ad un passo dal ritiro. A quel punto però è venuta in suo soccorso la sorella Bronte, anche lei una buona nuotatrice, di due anni più piccola, che nel tentativo di aiutare la sorella maggiore ha messo da parte le paure nel proseguire l’attività professionistica che erano emerse dall’aver visto la sorella soffrire così tanto.
Così, Bronte ha proposto un patto a Cate: “Non mollare, proviamo ad andare alle Olimpiadi insieme. Ci alleneremo e faremo fatica congiuntamente, condivideremo tutti i dubbi e le rinunce cui andremo incontro giorno dopo giorno, sostenendoci l’una con l’altra”. E così è andata. Quattro anni fa Cate, più esperta della sorella, ha vinto la medaglia d’oro nella 4×100 metri stile libero femminile, mentre Bronte ha “rotto il ghiaccio” con i Giochi olimpici. Entrambe arrivano a queste Olimpiadi tra le grandi favorite sia nei 50 metri stile libero (finale sabato 13 agosto), sia nella distanza doppia (finale giovedì 11). Probabilmente, senza aver prima visto Cate nuotare, Bronte non sarebbe mai entrata in una piscina. Probabilmente, senza l’aiuto di Bronte, Cate avrebbe già smesso. A Rio, invece, le vedremo nuovamente insieme.
Papà Bruno, e un cuore “diviso a metà” – Tra le varie famiglie che porteranno ai Giochi del 2016 più di un componente, ce n’è una che arriverà anche dall’Italia. Gabriele Rossetti, che a Rio potrebbe regalarci grandi soddisfazioni nel tiro a volo, è un ventunenne ragazzo di Ponte Buggianese, in provincia di Pistoia. La sua specialità è lo skeet, prova in cui, nella categoria junior, ha vinto un po’ tutto quello che c’era da vincere: oro agli europei 2014, oro ai mondiali sempre del 2014, e ancora oro agli europei dello scorso anno. Sull’onda di questi successi il commissario tecnico azzurro ha deciso di convocarlo per i mondiali assoluti del 2015, e lì la mano di Gabriele non ha tremato, tanto che il nostro atleta ha conquistato la medaglia di bronzo convincendo i tecnici azzurri a convocarlo per i Giochi olimpici che stanno per cominciare.
Gabriele a Rio gareggerà venerdì 12 e sabato 13 agosto (per il dettaglio completo delle competizioni vedi il programma di gara), e tra i suoi principali avversari nella corsa per le medaglie troverà probabilmente gli atleti che l’hanno preceduto proprio ai mondiali di Lonato dello scorso anno. Parliamo dello statunitense Vincent Hancock, un sergente dell’United States Army che si è già imposto nelle ultime due edizioni dei giochi a cinque cerchi, quelle di Pechino del 2008 e quelle di Londra del 2012, e del francese Anthony Terras, secondo nella rassegna iridata 2015, che è allenato proprio da… Bruno Rossetti, il papà di Gabriele e attuale commissario tecnico della nazionale francese. Bruno, che in passato ha gareggiato alle Olimpiadi vincendo la medaglia di bronzo a Barcellona nel 1992, seguirà con trepidazione le sorti della gara del “suo” atleta, certamente, ma non potrà fare a meno di palpitare anche per la prova di Gabriele, quel “figlio d’arte” di una famiglia che nel DNA ha davvero i cinque cerchi.
Il nuovo record di Nino e suo figlio– A proposito di famiglie che hanno “nel sangue” lo sport, e in particolare le Olimpiadi, cosa dire allora della famiglia Machavariani? Nino Salukvadze, di Giochi olimpici, è davvero un’esperta. Questa tiratrice che lo scorso febbraio ha compiuto quarantasette anni, infatti, ha preso parte per la prima volta a una rassegna olimpica a Seul, nell’ormai “lontano” 1988. Qui Nino (nome femminile dalle sue parti), ha conquistato due medaglie (un oro e un argento), dando il via a una carriera ormai trentennale ricca di soddisfazioni, e condita sinora di ben sette partecipazioni olimpiche consecutive. Dopo Seul, dove ha gareggiato per l’Unione Sovietica, Nino ha poi preso parte ai Giochi di Barcellona del 1992 (come rappresentante della Comunità degli Stati Indipendenti), e da Atlanta 1996 a Londra 2012 è stata presente in altre cinque Olimpiadi indossando la maglia del suo Paese, la Georgia (vincendo anche un'altra medaglia nell’edizione di Pechino del 2008).
A Rio, nei prossimi giorni, Nino andrà con una triplice veste. Quella di atleta (eguaglierà il record assoluto in fatto di partecipazioni olimpiche femminili ai Giochi, detenuto dalla “nostra” canoista Josefa Idem che ha gareggiato in otto Olimpiadi), quella di commissario tecnico, visto che è una delle allenatrici della nazionale georgiana di tiro a segno, e quella di … mamma, visto che tra gli atleti che gareggeranno in questo sport ci sarà anche il figlio. Si chiama Tsotne Machavariani, ha diciannove anni, e lo vedremo impegnato già sabato prossimo, nella prima giornata di gare di Rio 2016, nella prova della pistola maschile ad aria compressa da 10 metri. Secondo gli studiosi delle Olimpiadi, già in una settantina di casi atleti hanno partecipato alle Olimpiadi con i loro figli. Secondo questi amanti delle statistiche, per 56 volte un padre ha gareggiato nella stessa Olimpiade in cui ha gareggiato un figlio maschio, per 12 volte un padre ha gareggiato con la propria figlia, mentre per sole due volte una mamma ha gareggiato insieme alla propria figlia. Una mamma e un figlio insieme, invece, pare non sia mai accaduto. Nino e Tsotne, così, stabiliranno uno dei primi record dei Giochi che stanno per cominciare.
Marco Catapano