Famiglia, cioè il futuro

La famiglia come realtà che dà speranza per il futuro e non come oggetto di contesa. È forse questa l’indicazione più forte emersa dal V Incontro mondiale delle famiglie che ha visto oltre un milione di persone riunirsi a Valencia e celebrare con papa Benedetto XVI le due giornate conclusive di un’intera settimana dedicata al ruolo della famiglia nella società e nella Chiesa. La vigilia dell’incontro era stata caricata di molte attese, vista la situazione politica della Spagna con il governo di José Luis Rodríguez Zapatero che ha rivoluzionato le basi giuridiche del matrimonio e della famiglia nel paese, cancellando anche i termini di padre e madre. Tuttavia, fin dall’inizio il papa, rispondendo ad alcune domande dei giornalisti in aereo a proposito della possibilità di matrimonio tra omosessuali, aveva dichiarato la sua intenzione: Non cominciamo subito con le cose negative, perché ci sono le famiglie che si amano, si vedono le famiglie che sono felici! Vogliamo incoraggiare questa realtà che dà speranza per il futuro. Soprattutto alla luce del tema di questo Incontro: Famiglia, vivi e trasmetti la fede!. Figli e nonni compresi Certamente i punti di crisi esistono, ed il Congresso teologicopastorale che si è svolto per quattro giorni a Valencia, prima dell’arrivo del papa, li ha studiati sotto diverse angolature. Esperti di tutto il mondo, insieme a vescovi e famiglie, hanno offerto una panoramica ampia degli aspetti giuridici, sociali, politici e demografici che oggi rendono debole la famiglia soprattutto nei paesi occidentali e maggiormente industrializzati. Che ci siano dei problemi, dei punti dove la fede cristiana dice no, è vero, aveva detto il papa ai giornalisti.Ma se la Chiesa non può accettare determinate cose, tuttavia vuole aiutare le persone e rispetta le persone. Ed è in questa chiave che il papa ha poi impostato i due incon- tri principali con le famiglie, nella veglia di sabato 8 luglio, e alla messa della domenica, venendo incontro all’attesa espressa dalle tante famiglie presenti (oltre il 40 per cento di quelle che hanno partecipato al congresso provenivano da Americhe, Asia ed Africa): poter confrontare e condividere le esperienze concrete di vita. Sembrava di riascoltare l’invito di Giovanni Paolo II: Famiglia, cosa dici di te stessa?. Significativa, in questo senso, la scelta a Valencia di affiancare per la prima volta al Congresso teologico altri due congressi, uno dedicato ai figli, aperto ai giovani di età compresa tra i 16 ed i 25 anni anni, e l’altro agli anziani, ai nonni. Da entrambi gli incontri è emersa tutta la ricchezza della vita familiare nella quale i figli non sono semplici soggetti passivi, ma ricevono e donano ai loro genitori; ed i nonni sono spesso anelli essenziali per tenere unita la famiglia e per trasmettere i valori umani e religiosi alle nuove generazioni, supplendo all’assenza in casa dei genitori. Un quadro idilliaco? Tutt’altro, ma proprio dall’esperienza concreta delle famiglie presenti a Valencia, è emerso come nelle difficoltà, nei limiti con cui spesso ci si scontra all’interno del nucleo familiare, si può sperimentare la forza che viene da gesti semplici e nascosti di amore, di perdono, di riconciliazione, che permettono di far maturare persone capaci di relazioni vere. E come la stessa unità e fedeltà tra i coniugi non nasca dal conformismo o da imposizioni esterne, ma dall’amore donato e ricevuto senza calcoli. Se si guarda poi alla realtà della famiglia in altri continenti, come l’America Latina o l’Africa, emergono ancora più forti i punti di debolezza legati alla povertà, alle condizioni degradanti nelle periferie delle grandi città, a modelli sociali tradizionali che non reggono allo sviluppo caotico delle economie di questi paesi alla ricerca di benessere. Matrimonio indissolubile Ma piuttosto che rincorrere gli effetti negativi, Benedetto XVI ha indicato come la soluzione sia nella famiglia stessa: nessun uomo si è dato l’essere da sé stesso né ha acquisito da solo le conoscenze elementari della vita. La famiglia, fondata sul matrimonio indissolubile di un uomo e una donna, esprime questa dimensione relazionale, filiale e comunitaria, ed è l’ambito dove l’uomo può nascere con dignità, crescere e svilupparsi in modo integrale. In questa sua funzione di istituzione intermedia tra l’individuo e la società, niente può supplirla totalmente. I bambini presenti alla Fiera, altra novità di questo Incontro, lo hanno espresso con un’intuizione profonda e condivisa. Nell’immenso padiglione che li ha accolti per una settimana in un mondo variopinto di giochi e colori, al centro era stato posto un grande pannello appoggiato a terra e sul quale sono stati allineati migliaia di disegni fatti dai bambini. Il tema più ricorrente, espresso anche nei titoli, era l’unità della famiglia, l’importanza di stare sempre uniti. Con altrettanta forza a Valencia è stato sottolineato come proclamare la verità integrale della famiglia, fondata sul matrimonio, è una grande responsabilità di tutti . Per la Chiesa non è una questione ideologica, o di rapporti di forza da stabilire con le autorità civili. Si tratta anzitutto di rendere testimonianza, attraverso la vita dei cristiani, che l’uomo diventa immagine e somiglianza di Dio anche attraverso la comunione sponsale. Il matrimonio comporta una vera vocazione alla santità. Di qui l’invito del papa affinché i figli possano sperimentare più i momenti di armonia e di affetto dei genitori che non quelli di discordia o indifferenza, perchè l’amore tra il padre e la madre offre ai figli una grande sicurezza ed insegna loro la bellezza dell’amore fedele e duraturo, facendogli intravedere ciò che è l’amore di Dio per ogni uomo. Famiglia mai sola Di qui l’urgenza, emersa nei giorni di Valencia, che le famiglie non siano lasciate sole nella dispersione che si genera soprattutto nell’ambito urbano. E come ha manifestato la Fiera con gli stand di associazioni e movimenti che nel mondo si adoperano per un aiuto alle diverse necessità dei genitori, dei figli, degli anziani, la comunità ecclesiale deve saper rispondere alla responsabilità di offrire sostegno alla coesione familiare. Molto importante il ruolo delle parrocchie, è stato detto, così come delle associazioni ecclesiali, in una collaborazione cordiale e coraggiosa con tutti gli uomini di buona volontà, affinchè unendo le forze e con una legittima pluralità di iniziative contribuiscano alla promozione del vero bene della famiglia nella società. Così, chiudendo la veglia di sabato, il papa ha invitato i governanti ed i legislatori a riflettere sul bene evidente che i focolari domestici in pace e in armonia assicurano all’uomo, alla famiglia, centro nevralgico della società. L’oggetto delle leggi è il bene integrale dell’uomo, la risposta alle sue necessità e aspirazioni. Questo è un notevole aiuto alla società, del quale non può privarsi, e per i popoli è una salvaguardia. La famiglia è una scuola di umanesimo. Ribaltando un pregiudizio oggi largamente diffuso, è emerso con chiarezza come riconoscere e aiutare questa istituzione non sia una scelta antiquata o da relegare nell’ambito privato, ma come sia uno dei più importanti servizi pubblici che si possono rendere oggi al bene comune e allo sviluppo autentico degli uomini e delle società, così come la migliore garanzia per assicurare dignità, uguaglianza e vera libertà di ogni persona. Sul terreno della libertà e della tradizione, del resto, Benedetto XVI ha giocato deliberatamente la carta forse più delicata a Valencia, sapendo che su questo si concentrano le maggiori critiche alla Chiesa. Senza usare mezze parole, ha affermato che la educazione cristiana è educazione alla libertà e per la libertà, perché noi facciamo il bene non come schiavi che non sono liberi di fare diversamente. Lo facciamo perché portiamo personalmente la responsabilità per gli altri. Nella cultura di oggi si esalta spesso la libertà dell’individuo inteso come soggetto autonomo, come se si facesse da solo e bastasse a sé stesso, al di fuori della relazione e della sua responsabilità nei confronti degli altri. La stessa vita sociale, secondo alcuni, dovrebbe organizzarsi a partire da desideri soggettivi e mutevoli. Il papa ha proposto invece un angolo visuale che permette di capire come nella relazionalità con gli altri, e quindi nella responsabilità per l’altro e per la verità oggettiva che la sua dignità e i suoi diritti esprimono, stia la vera libertà. Ognuno, fin dalla nascita, riceve qualcosa dagli altri. La famiglia tradizionale non è dunque un modello superato, imposto dall’esterno, ma è ciò che appartiene più profondamente alla esperienza umana. La tradizione è la trasmissione alle generazioni successive del patrimonio di conoscenze, di esperienze, di ciò che è vero e be- ne, di cui ha fatto esperienza la generazione precedente. La famiglia, che comprende non solo genitori e figli, ma anche nonni e antenati, è quindi una comunità di generazioni ed è garante di un patrimonio di tradizioni che danno vita. La stessa vita di fede in famiglia non può allora ridursi al trasmettere un’eredità culturale, ma deve esprimersi in un’azione tra Dio che chiama e la libertà umana – di genitori, figli e nonni – che può rispondere o meno, mettendo in gioco tutti. Questa è la sfida lanciata da Benedetto XVI a Valencia: Insieme alla trasmissione della fede e dell’amore del Signore, uno dei compiti più grandi della famiglia è quello di formare persone libere e responsabili. Perciò i genitori devono continuare a restituire ai loro figli la libertà, della quale per qualche tempo sono garanti. Se la famiglia non si chiude in sé stessa, sarà davvero il luogo in cui si impara che ogni persona è degna di essere amata, e che c’è una fraternità fondamentale universale fra tutti gli esseri umani. Valencia, la festa La Fiera internazionale delle famiglie pretende di mostrare quello che la Chiesa fa per diffondere nel mondo la sua idea di famiglia: il tutto in 120 stand, un campionario della pluralità di forme con cui si può cercare lo stesso obiettivo, con università, editrici, fondazioni, movimenti, congregazioni, banche, enti, parrocchie. 10 mila sono i volontari, un esercito composto da gente in molti casi qualificata; nel giorno dell’incidente alla metropolitana, i primi a concentrarsi per rendere omaggio ai morti sono proprio loro. L’incontro mondiale delle famiglie supera ogni previsione, come dimostrano ad esempio i quaranta cubani presenti per la prima volta, o gli esponenti ortodossi ed evangelici invitati, come mai era avvenuto in precedenza. Questi Incontri mondiali della famiglia hanno cadenza triennale. Sono iniziati a Roma (1994); poi Rio di Janeiro (1997), ancora Roma (2000), Manila (2003) ed ora Valencia. Nell’alveo nuovo del fiume Tura, si erge il monumentale complesso della Città delle arti e delle scienze, un complesso opera dell’architetto spagnolo più noto, Santiago Calatrava, un figlio di questa terra che ha cambiato radicalmente l’immagine della capitale regionale. Presso il complesso c’è la spiaggia di Malvarrosa. Cinque rappresentazioni grafiche, distanti cento metri l’una dall’altra, si ergono sulla sabbia. Ognuno rappresenta un mistero del rosario, quelli che più si avvicinato alla tematica famigliare: l’annunciazione, la nascita di Gesú, Gesú perduto e ritrovato al tempio, le nozze di Cana e Maria sotto la croce. La scena notturna, con lumini e candele, è suggestiva. Si prega sulla spiaggia. Sono migliaia i titoli che la devozione popolare ha dato alla figura di Maria. Quella di Valencia viene chiamata Virgen de los desampa- rados. Difficile definire oggi tutte le categorie di abbandonati, anche nella famiglia. Quando il 25 gennaio del 2003 Valencia fu designata per accogliere le famiglie del mondo intero, non si sapeva ancora dei cambiamenti che la legislazione spagnola avrebbe introdotto nel campo del matrimonio e della famiglia. Si disse allora che la designazione era dovuta al fatto che la diocesi di Valencia aveva promosso durante l’ultimo decennio varie iniziative in favore della famiglia, ma nessuno poteva vedere allora il carattere profetico che oggi risulta evidente: la famiglia stessa è entrata a far parte della categoria degli abbandonati. Dice l’arcivescovo di Toledo, mons. Cañizares: È stata la provvidenza ad avere scelto Valencia. A Valencia fa un caldo da morire. Perciò l’oggetto più indovinato che i partecipanti trovano nello zainetto del partecipante è… un ventaglio. Meno male che il Congresso internazionale teologicopastorale si tiene in un refrigerato padiglione semi sotterrato della Fiera. Il cardinale Alfonso Lòpez Trujillo, presidente del Pontificio consiglio per la famiglia, inaugura i lavori dei 9 mila partecipanti. L’organizzazione dell’Incontro – operazione congiunta tra la diocesi e il Pontificio consiglio per la famiglia – è in effetti sempre preceduta da un congresso che affronta il pianeta famiglia da diverse angolazioni. Qui a Valencia, più di sessanta interventi da tutto il mondo, di cardinali e vescovi, professori e ricercatori, fondatori di movimenti ed associazioni, presidenti di organismi familiari, politici e legislatori mostrano uno spaccato della trasmissione della fede nella famiglia, come recita il titolo. Una sessione tra le altre è presieduta dal card. Lòpez Trujillo. Vi intervengono Salvatore Martinez (Rinnovamento nello Spirito), Kiko Argüello (Neocatecumenali), Andrea Riccardi (Sant’Egidio), Graziella De Luca (Focolari) e Alberto Marxuach (Crescendo). Comunicano la traiettoria seguita dai rispettivi movimenti nel processo di trasmissione della fede. Impressiona lo stile agguerrito di Kiko Argüello, che presenta la rievangelizzazione di un’Europa che va verso l’apostasia; Riccardi mette invece l’accento sulla malattia più antica che patisce l’umanità, la solitudine… Novità assoluta sono i congressi paralleli, dei figli e dei nonni. Certamente le relazioni cattedratiche in questi casi non sono così dense, sebbene i temi siano molto interessanti: l’accesso al lavoro, la sfida del matrimonio, la vocazione, la cultura dell’ozio, l’immigrazione. Un complemento necessario per abbracciare tutta la problematica familiare. Arriva il papa. All’aeroporto parla della famiglia come di una istituzione insostituibile. Il pubblico gli fa coro, scandendo uno slogan: Famiglia unita, mai sarà vinta, e non si sa bene se lo fa per aderire alle affermazioni del papa o per rimproverare i membri del governo presenti… All’altezza della Città delle arti e delle scienze, il ponte Monteolivete attraversa il vecchio fiume. Sul ponte viene innalzata una piattaforma di 2.900 metri quadrati che ospita l’altare per la messa conclusiva. La costruzione, con la sua torre di 35 metri di altezza, è cominciata ad aprile, per concludersi nella giornata precedente l’avvenimento. Benedetto XVI, dopo un programma densissimo di incontri e impegni diversi, conclude con una messa nel corso della quale alcuni sposi che hanno compiuto 50 anni di matrimonio rinnovano le promesse matrimoniali. Le parole di papa Ratzinger vogliono trasmettere sollievo e speranza. E queste parole restano le più significative dell’intera settimana della famiglia vissuta a Valencia.

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